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-Bozza
Mamoru Oshii è famoso a livello globale per suoi film basati sul celebrato manga Ghost In The Shell di Masamune Shirow, ed anche per film selezionati a vari festival, come The Sky Crawlers, il seguito/non-seguito Ghost In The Shell 2: Innocence, o Jin-Roh (sebbene generalmente meno citato).
Ma la carriera del regista nipponico è assai lunga e lo portò a lavorare su serie che potrebbero sembrare strane vista la fama di Oshii (come Lamù, Il fichissimo del baseball e Time Bokan).
Prima di Patlabor e dopo Dallos (il primo OVA della storia), Oshii si spostò allo Studio DEEN, e collaborò con Yoshitaka Amano (sì, quel Yoshitaka Amano noto per le sue illustrazioni di Final Fantasy, tra le altre cose) per creare quello che di fatto fu il suo vero primo film, non un’adattamento da manga ma un’opera completamente originale: Tenshi No Tamago (lett. “L’Uovo Dell’Angelo”).
Un lungometraggio che in retrospettiva sembra perfetto per essere curato da rubriche del genere: film di regista celebrato ignoto ai più all’epoca, per buon misura fu un flop commerciale amato dalla critica, mai graziato di una versione home video per l’europa o le americhe (secondo IMDB fu rilasciato anche in Corea Del Sud) o mai tradotto ufficialmente, quindi destinato a vagare nell’oscurità e godere di maggiore notorietà con l’avvento di internet.
Sì, è facile fare dietrologia (facilissimo), ma tutti gli elementi per poter dire che questo era destinato ad essere un film di culto ci sono, vi tirano la manica e fanno gomitino.
E che film di culto.
–Inchiostratura
Parlare di una storia nel caso di Tenshi No Tamago non appare molto utile, visto che la trama è surreale, evanescente, diafana e sparsa come i rarissimi dialoghi, rendendolo quasi un film muto per come le visuali comunichino molto più dei raminghi dialoghi. Ma non è totalmente astratta, quindi vale la pena spenderci qualche parola.
In un mondo abbandonato a sé stesso, c’è un ginormico volatile che attende chiuso nel suo uovo trasparente, occhi chiusi. Ma c’è anche una bambina che custodisce gelosamente un uovo bianco, portandolo con sé nel suo girovagare, ed un soldato dal fucile cruciforme che si mette a seguire la bambina, e la pressa facendo domande sul suo uovo. Non è mai reso chiaro perchè la bambina abbia l’uovo o perchè lo custodisca, né perchè il soldato cerchi l’occasione per rompere l’uovo.
Il film in realtà inizia con una astronave colma di statue angeliche dal design rinascimentale fluttuare verso il suolo, e che si reca infine nel mare, dopo aver sovrastato la terra, osservandola con il suo occhio elettrico senza batter ciglio, senza che venga mai fatto sapere il suo scopo (almeno fino alla fine, ed anche dire questo è discutibile).
Il mondo stesso di Tenshi No Tamago è criptico, diafano, in completa rovina, e nei rari dialoghi scopriamo che è un mondo biblico, punito dalla figura del dio vendicativo dell’Antico Testamento, che ha allagato per 40 giorni e 40 notti la terra, lasciando vivo molto poco. Anche il mondo è vago, in quanto ci sono soldati e strani carri armati biomeccanici con parti pulsanti che girano per le vie senza chiaro motivo, mentre slavati fantasmi di pescatori lanciano arpioni ad ombre di celacanti in una caccia eterna e vana.
Gli scenari stessi comunicano un silenzio funereo, con teatri vuoti, chiese allagate, fossili, ombre, spiagge bianche con monoliti solitari e che sembrano esistere senza mare contiguo (anche se sono spiaggie), rendendo impossibile definire una precisa geografia, dare una continuità alle varie location: tutto è esoterico, onirico, come un mesto sogno del deforme volatile, perso in un sonno senza tempo nel suo uovo.
La ricerca della bambina (forse una proiezione del volatile stesso) e la rottura dell’uovo da parte del soldato, è una priva di rivelazioni, di una morale, solo una fredda punizione venuta dall’altro, un giudizio dai motivi incomprensibili e che mai la divinità, implacabile e silenziosa – come una delle statue di cui è colma l’astronave – rivelerà mentre passa la sentenza, senza un singolo accenno di pietà o sadismo.
Di certo c’è solo un profondo senso di perdita, di una ineluttabile distruzione e solitudine, di abbandono, che anche volendo cercare risposte, nulla cambi od alteri il fato di questo mondo, eppure la curiosità muove lo spettatore come il soldato, entrambi coscienti di come solo rompendo l’uovo si possa scoprire cosa si reca al suo interno, di come sia solo questione di tempo che l’uovo venga rotto, a prescindere da quello che ne uscirà, e di come questo desiderio sia cieco ed immutabile.
L’unico elemento vivo (oltre a due unici personaggi la cui natura è non chiara) è l’acqua, nella sua accezione comune di elemento vitale, tra rovine allagate, fontane e soprattutto il venir raccolta in bocce dalla ragazzina, la quale poi le organizza nelle rovine con i fossili, e non in maniera casuale, ma mettendole ai bordi delle stanze e sulle scale a spirale (la spirale di per sé è simbolo di creazione mistica, e combinata con l’acqua l’allusione è anche all’uovo – che in senso lato e non è portatore di una vita propria – che è a sua volta simbolo di maternità in quanto portato nel grembo del vestito dalla bambina).
Questo film contiene già molti elementi importantissimi della poetica di Oshii che riappariranno nelle sue opere successive (specialmente Ghost In The Shell del 1995, in cui riappaiono molti elementi come la chiesa allagata e l’albero della vita durante la lotta tra Motoko ed il carro armato), tra la regia alienante che dissocia e distanzia i personaggi, che anche quando rivela maggiori dettagli di uno scenario non lo rende vivo e vicino, ma ancora più distante, l’iconografia e mitologia cristiana (angeli e piume), l’acqua come malinconica nutrice, ed un senso di profonda nostalgia verso un tempo e luogo ignoti, forse mai esistiti.
Una delle più comuni letture del film lo vede come allegoria delle crisi di fede subita da Oshii, viene spesso citato in vari manuali e biografie come Oshii sarebbe dovuto entrare in un seminario cristiano, ma poi cambiò idea: tutto molto interessante, ma non ho trovato una fonte (in inglese od italiano) che conferma questa teoria, ed ho fatto ricerche da tesi su Oshii. Certo è che il mondo biblico di Tenshi No Tamago è impietoso, freddo, deserto di vita ed ostile, quindi posso comprendere il perchè questa voce abbia preso così peso, ma a meno che la risposta non sia nella biografia giapponese (mai tradotta, almeno per quanto ne so) Persona – Mamoru Oshii No Sekai, è solo una voce senza fonti verificabili dal sottoscritto.
Oltre ad essere fertile di molte interpretazioni, Tenshi No Tamago è anche una meraviglia da vedere, con il character design delicato e diafano di Amano che è perfetto per dipingere l’esoterico mondo di Oshii, uno che sembra sempre sul punto di scomparire, cancellato da una forza misteriosa quanto implacabile, eppure perpetua la sua esistenza senza significato o fine. L’animazione è assai minimale, come prevedibile per un film dal ritmo più che compassato e che quindi non richiede scene d’azione su cui lavorare a morte per intere settimane, ma è comunque ottima, con tavole fortemente dettagliate e ricche che creano un’atmosfera desolata eppure affascinante nella sua inespressa disperazione, negli onirici scenari permeati di una musica liturgica che rende il tono ancora più irreale, minaccioso e misterico.
-Colpi di china
Una belissima, triste e delicata fiaba a sfondo biblico nata dall’immaginazione di Mamoru Oshii e disegnata da Yoshitaka Amano, una visione onirica di un mondo punito ed abbandonato dal vendicativo dio cristiano, un mondo colmo di rovine allagate, abitato da fantasmi ed ombre, con al centro di essa un uovo bianco, protetto da una bambina e che un soldato misterioso vuole aprire ad ogni costo.
Ma è una missione crudele, dal motivo criptico, evanescente come la trama in sé, ed una volta compiuta non c’è redenzione per questo mondo ed i suoi personaggi, come un eterno sogno di una creatura che perpetua la sua silenziosa, fredda e liminale esistenza. Non c’è lezione da imparare o nulla da salvare qui, solo contemplare il disperato ed infinito deserto, la piccola esuvia di un mondo intero.
Un capolavoro di algida bellezza, che meriterebbe di essere visto da chiunque si ritenga anche vagamente interessato al cinema d’animazione, e di una restaurazione, una release home video, qualsiasi cosa, perchè sebbene non sarà mai un film per tutti, il fatto che ancora oggi non sia molto conosciuto o discusso anche tra appassionati è assolutamente imperdonabile.