Vinili, cassette, corpi nel bagagliaio, Kevin Spacey, rapine in banca ed i T.Rex.
MIXTAPE MURDER DRIVE PALOOZA
Edgard Wright colpisce ancora, ed un po’ mi dispiace, perchè dopo aver visto Baby Driver, i miei standard per i film di azione con focus sugli inseguimenti in macchina sono schizzati in alto, e parlo di inseguimenti in macchina spettacolari sì ma credibili, che stupiscono per la dinamicità, il montaggio e gli stunt, senza diventare cartooneschi come quelli di Fast and Furious, questo tipo di scene sono molto più immersive quando avete la sensazione che il tutto non debba per forza andare liscio, che non ci sarà di sicuro un clichè od un carro armato Acme a salvare la scena.
Sia chiaro, non sono superiore a vedere un po’ di ridicolume con macchine e carri armati e Dwayne Johnson che manca poco prende a cazzotti i missili rispedendogli indietro (e sicuramente aiuta il non aver visto solo gli episodi dal 5 in poi), ma questo è meglio, non prendiamoci in giro.
Dopo averci deliziato con la trilogia del Cornetto, portato Scott Pilgrim sul grande schermo (e per poco non diresse Ant-Man, rinunciando per “divergenze creative” con Marvel) , Edgar Wright torna a dirigere e sceneggiare la sua versione dell’heist movie (o caper, se preferite questo termine), dei film sui colpi criminali a banche e similia, tipicamente con molta enfasi su fuga dalla polizia via spettacolari sequenze veicolari.
All’inizio c’è in realtà un video musicale per “Blue Song” dei Mint Royale, diretto da Wright, con una premessa semplice che poi sarà il nucleo di questo film: un tizio porta i suoi complici (uno dei quali è interpretato da Nick Frost, uno degli “attori-feticcio” di Wright insieme a Pegg, e Michael Smiley, entrambi nella sitcom Spaced, diretta da Wright) a fare una rapina in banca, facendo richieste precise sulla musica da scegliere mentre attende, e poi agitandosi al tempo della musica, usando fari, clacson, tutto quello che può della macchina per andare a tempo con la canzone, cercando di evitare casini con le guardie. Bella canzone, tra l’altro.
“BABY”, MIXER MASTER
L’eponimo protagonista è un ragazzo fortemente appassionato di musica, ed un abilissimo guidatore, che presta i suoi servizi di autista nei colpi alle banche organizzate da Kevin Spacey (sì, il personaggio ha il soprannome di “Doc”, ma che a pro, è Kevin Spacey), al quale deve ripagare un debito contratto in precedenza, sperando che il prossimo lavoro sia l’ultimo, anche per amore del suo genitore adottivo, sordomuto ma non cieco alla provenienza dei soldi.
Le cose sembrano andare per il meglio a Baby, avendo ripagato il debito ed incontrato ad un diner Deborah, di cui si innamora presto, ma i loro progetti sono boicottati dal mondo criminale che non sembra voler lasciare “Baby”, che spera di poter approfittare del prossimo colpo per fuggire con lei e da un mondo che purtroppo è stato costretto a conoscere….
In una mossa geniale che marita caratterizzazione e desiderio di avere una variegata soundtrack a fare da sottofondo alle fughe ed inseguimenti, Baby sente sempre musica via auricolare per coprire la sua acufene (ovvero il cosiddetto “fischio nelle orecchie”), causatagli da un incidente che gli ha segnato la vita in peggio.
Una giustificazione narrativa per mostrare/ostentare i gusti musicali di Wright, certo, ma la selezione musicale è davvero eccelsa (molto 70ies, ci sono i T.Rex e gli Hocus Pocus, per dire), ed il tutto è incastrato nella narrativa molto bene, in un modo che appare spontaneo per i personaggi ed il tono generale.
La musica è più di un “mero” accompagnamento sonoro per enfatizzare la spettacolarità delle scene d’azione (anche se fa quel lavoro in maniera superba), ad esempio, per Baby mettersi le cuffie non è solo un modo per isolarsi od un vezzo caratteriale, in quanto è davvero un incredibile fissato di musica, con tremila ipod tra cui scegliere a seconda dell’umore, strumenti e cassette con registrazioni che mixa. E questo è anche un lascito da un trauma infantile che è visitato quanto serve per delinare ulterioremente il personaggio di “Baby” (sì, ha un nome vero, lo dicono).
Ed è il suo soprannome è tutt’altro che casuale, perchè non appartiene al mondo criminale, ed in ogni gruppo di rapinatori che capita è il “bimbo”, quello che sembra fuori posto perchè lo è, un ragazzo normale che è finito in un ambiente a cui non appartiene né vuole appartenere, e cerca di sopravvivere a questa routine. Il tipico caso di “vittima delle circostanze”, un canovaccio familiare ma eseguito molto bene, e che vi fa dispiacere davvero per “Baby”.
CRIME CAPERS & CORNETTOS
Essendo questo un film di Wright, riesce ad ironizzare sulla formula che affronta (quella del crime caper) dando ad essa un tono più comico e leggero, ed al contempo eseguirla bene quando serve, senza ironia o parodia, come Shaun Of The Dead aveva momenti in cui non era una parodia di zombie movie, ma uno zombie movie in pieno, con il tono reso perfettamente.
In questo, i vari criminali con cui lavora Baby sono dipinti con aria comica, scambi di battute e dialoghi esilaranti, sono divertenti e memorabili (Jamie Foxx – meglio noto per il suo ruolo di Django in Django Unchained – nei panni di “Pazzo” è fantastico), ma quanto le cose vanno male, vi verrà subito ricordato con rapidità che sono criminali, con lealtà volatile e zero scrupoli, sono pezzi di merda, ben caratterizzati e tutt’altro che generici o privi di energia, ma sono criminali, sono feccia.
La storia di amore non è male, anzi, è molto piacevole, credibile, ed anch’essa utilizza bene il tema della musica come argomento di discussione e flirting, non è esagerata e non finisce per prendere tempo all’azione, anzi, è un semplice ma efficace obiettivo che motiva il protagonista nel rischiare di rompere i suoi legami con la criminalità.
Quello che ruba la scena sono (come prevedibile visto il genere) le fughe ed inseguimenti su macchina, non esagero dicendo che sono tra le migliori scene di questo genere che abbia mai visto, e non è un caso di “rinforzino” dato dall’eccelsa colonna sonora, il montaggio è superbo, rapido, pulito, ma mai troppo rapido da impedirvi di capire cosa succede (e risparmiando sul girato, come fanno molti pessimi film d’azione moderna, con macchine o meno).
Sarete sempre in grado di seguire le spettacolari manovre di “Baby”, e – come detto all’inizio – il tutto si mantiene coi piedi per terra, sembra sempre possibile, non siete lì ad aspettare che una molla ACME od un’esplosione faccia volare la macchina, lasciando Zazà a mangiarsi il cappello mentre urla contro Vin Diesel o Dwayne Johnson.
Il finale è degno di nota, perchè ha il coraggio di non sviolinare il tutto per dare una conclusione comodamente, totalmente positiva alle vicende per il protagonista (anche se è un bravo ragazzo), un bel finale che forse si meriterebbe, ma a mente fredda non del tutto, e Baby stesso lo sa. Agrodolce ed originale per un heist movie.
Commento Finale
Ci si aspetta molto da Edgard Wright, ed al contrario di alcuni nomi noti (che non si fanno perchè apparentemente siamo gentiluomini/donne/etc.), c’è ragione per aspettare con trepidazione il prossimo film del regista inglese, visto l’esiguo ma ottimo pedigree, e l’abilità del regista di prendere una formula e farne quello che sono parodie/tributi ed allo stesso tempo genuini film di tale genere.
In questo caso abbiamo un crime caper, la tipica storia di piccola criminalità, colpi in banca e fughe rocambolesche dalle autorità di un gruppo sghangherato di criminali, qui con il tema della musica che è parte della narrazione stessa (e non solo Wright che ostenta la sua collezione di vinili), con eccelse scene d’azione in macchina, montate superbamente e che sono rese ancora più bombastiche dalla colonna sonora anni ’70, e dei personaggi molto divertenti e ben caratterizzati, con molta comicità ma anche molta azione criminale, con un tocco sempre divertito, anche quando c’è poco da ridere.
Se volete un ottimo film d’azione del genere “criminalità et macchine”, non dovete guardare oltre. Probabilmente non dovete neanche guardare, perchè c’è un’alta probabilità che l’abbiate già visto al cinema (od in un altri “locali”), ma a prescindere, Baby Driver è una vera bomba. Consigliato, oltremodo.
Una risposta a "Baby Driver – Il Genio Della Fuga (2017) [RECENSIONE]"