Blade Runner 2049 (2017) [RECENSIONE] | Cyberpunk Rising

Blade Runner 2049 poster

Può un film reggere 35 anni di hype, di aspettative? No, perchè solo in recenti anni è emersa la voce di un seguito di Blade Runner, che va ammesso di per sé genera enormi aspettative, sia per l’eredità del film di Ridley Scott, sia per il fatto che questo seguito non era “dovuto”, o “voluto”, in un certo senso.

L’industria ormai si è scordata l’arte del seguito, preoccupata com’è a pianificare decine di film a catena per recuperare i decadenti costi ed evitare la bancarotta, perchè un seguito non deve essere un qualcosa che ripara difetti del film precedente, almeno non dovrebbe essere scontato e seguire la fallace logica del “sarà più grande e migliore del precedente”, figlia dell’ossessione di sentire come obbligo quello di superare quanto fatto prima, il che non necessariamente si concretizza in maggior sostanza o miglior esperienza.

E non ho mai sentito il bisogno di un seguito di Blade Runner, visto quanto ricco ed evocativo era il mondo, quanto ci siamo divertiti ad analizzarlo, a discuterne, ed è testamento alla qualità del film come non sembrasse incompleto, ma brillasse da solo senza dover generare un franchise per prolungare sé stesso. C’è del miracoloso in un film che non ha avuto seguiti o reboot per decadi, specialmente ora in cui le case di produzione non aspettano neanche qualche anno prima di resettare e rifare da capo, con la precedente incarnazione del soggetto ancora ben impressa nella mente degli spettatori.

Detto questo, avevo aspettative alte, sia perchè è Blade Runner, sia per il regista scelto per continuare la storia, credo Andre Villeneuve sia stata una scelta fantastica, anche solo per il talento dimostrato con l’eccelso Arrival.

E perchè l’occasione di vedere nuovo cyberpunk mi eccita sempre. 🙂

Blade Runner 2049 the neon pink lady

Non ho aspettative altissime per quanto riguarda il box office (spero il contrario), forse Warner Bros è meglio si ricordi del flop commercial di Blade Runner all’uscita, se non altro per evitare reagire male a “sorprese”, visto come molti credano che tutti abbiano visto Blade Runner, anche gente di generazioni successive che non è appassionata di cinema (non so perchè molto presumono questo, francamente).

Non che mi importi, in fondo sono qui per il film, non per mettere le mani in tasca ai contabili.

Probabilmente lo saprete, ma il film è stato preceduto da 3 corti che raccontano eventi accaduti prima di quelli del film, ed il corto principale che fa da prologo è anime, diretto da Shinichiro Watanabe, che ho recensito il giorno dopo l’anteprima mondiale su Crunchyroll.

Come prevedevo, vedere o meno questi corti non influisce sul godervi o meno il film (neanche per Warner Bros era buono “tagliare” dal film eventi fin troppi utili alla compresione della trama), ma fungono da un ottimo compendio al film, che gli abbiate già visti o meno, cosa che vi invito a fare visto che sono tutti su Youtube ufficialmente.

Parlerei di come non abbia letto nulla di eventuali dettagli della storia trapelati (generalmente cerco di tenermi più all’oscuro possibile per non viziare la mia opinione critica), ma in questo caso è stato fatto un lavoro certosino nel tenere la trama intatta fino all’uscita, il che è commendabile secondo me, ed una notevole impresa nel mondo dei social network.

Blade Runner 2049 cyberpunk city

30 YEARS IN THE CYBERPUNK

30 anni dopo, la Tyrell Corporation non esiste più, così come i Replicanti, il cui progetto è stato abbandonato dopo un incidente che ha reso i Replicanti non validi come risorsa da produrre, troppo pericolosa. Ma per il resto, la vita continua più cyberpunk che può nella Los Angeles del 2049, con i grattacieli svettanti, le pubblicità gigantesche che illuminano la città di notte, e la più amata meta di vacanza di sempre, le Colonie Oltre Mondo.

La premessa è che il detective K della polizia di Los Angeles (un altro Blade Runner), dando la caccia ad un Replicante della vecchia generazione, scopre un segreto sepolto da tempo che potrebbe sollevare un enorme vespaio e mandare nel caos una società già abbastanza sull’orlo del collasso. E per avere risposte, K si mette alla ricerca di niente meno che Rick Deckard, l’originale Blade Runner scomparso 30 anni fa, forse era in frigo anti-radiazioni, chi può dirlo. Il che non è uno spoiler perchè è stato mostrato nel trailer.

Ok, togliamo subito il dubbio: questo è Blade Runner, non un film di fantascienza a cui è stato appiccato il nome a progetto iniziato. Alcuni dicono che non è il caso, che questo non è Blade Runner, ed hanno ragione anche loro, perchè non è uscito nel 1982, non è stato diretto da Ridley Scott e non ha dovuto aspettare anni prima di venir rivalutato.

Chiunque con un minimo di lungimiranza sa che questo seguito non sarebbe mai potuto essere uguale, ancor meno 25 anni dopo, in un contesto sociale completamente diverso, con un regista diverso, e siamo onesti per un momento, saremmo stati contenti se sarebbe stato uguale identico? Spoiler: no. Ci saremmo lamentati a prescindere, siamo fatti così.

A questo proposito, bella pubblicità “occulta” alla Sony ed anche alla Atari (perchè? perchè vuole lanciare una linea di indumenti hi tech che solo ricchi tech nerd potranno permettersi o volere), non troppo una sorpresa visto che è un titolo Sony Pictures. :/

Blade Runner 2049 the atari hat collaboration we asked for-

Sul serio, che cazzo ci fai qua Atari?

THE (N)EVERCHANGING DYSTOPIA

Non c’è nessun dubbio per me che questo sia stato un progetto accuratamente e fortemente voluto, trattato con passione e rispetto da Villeneuve, che sia stata messa ogni risorsa possibile, che ogni sforzo sia stato fatto nel rendere questo un genuino seguito di Blade Runner, nel cercare di non far sembrare che siano davvero passati 5 lustri, e di continuare la storia con il massimo rispetto per il film originale di Ridley Scott, senza però dipendere in maniera parissataria da esso, non cercando la copia o l’emulazione per “rispetto”.

Un impegno che ha ampiamente ripagato, perchè non è solo devozione ed imitazione, ma qualcosa di proprio, di nuovo, più di quanto può apparire. Per quanto ci sia verità nel detto “le cose cambiano per rimanere le stesse”, ci sono cose diverse, anche nel mondo cyberpunk di perpetua notte e ologrammi pubblicitari che illuminano il cielo (attraversato dalle macchine volanti di polizie e pubblicità per le Colonie Oltre Mondo, come nel 1982) di Blade Runner.

Il primo simbolo di questo è proprio il protagonista, K (ha un nome seriale che tutti avrebbiano in K per comodità), un replicante impiegato come Blade Runner, come cacciatore di altri replicanti, che però (al contrario di Deckard) sa di essere un Replicante, e vive con questo sulla coscienza, sapendo di non poter mai disobbedire agli umani, e curando la sua solitudine con un’IA olografica di compagnia dalle forme femminili, al quale diviene molto affezionato e tratta come una vera donna. Implicazioni abbondano.

Sebbene mantenga la classica espressione composta e compassata da tipico detective in film di fantascienza (interpretato da Ryan Gosling, non a caso), la rivelazione che ha gli fornisce un buon arco narrativo, lo scuote dal torpore della sua routine di schiavo poliziotto, lo cambia, ma allo stesso tempo lo schiaccia quando la realtà viene a galla.

Blade Runner 2049 K and Joy

E sebbene sia un pelo bizzarra la sua relazione con l’IA, (che ammetterò, è la cosa che meno mi piace del film), anche se capisco perchè c’è: non è che K ha una “virtual waifu”, non è qualcosa che rolla in un gacha game, spegne il cellulare e poi se ne dimentica, lui ci tiene davvero, è genuino e patetico allo stesso tempo, è parte inscindibile del personaggio di K.

HOLD THE NEONS

Inoltre, sebbene l’estetica cyberpunk dell’originale sia replicata con incredibile dovizia e cura certosina per i dettagli (potete notare ologrammi di ogni tipo agitarsi per l’attenzione di consumatori, ad esempio), a livello di stile si nota la differenza, vista la predilezione di Villeneuve per ambientazioni e scenari più spartani, più polverosi e desolati, o più intimi (come l’appartamento di Deckard e del replicante di inizio film), ma che veicolano sempre una sensazione di vastità minacciosa e tranquilla allo stesso tempo.

Curioso come la città non sia una forte protagonista visiva come lo è di solito in opere cyberpunk, almeno non quanto si tende ad aspettarsi.

Le visuali sono meravigliose, come prevedibile, ma non solo solo le tipiche cyberpunk (anche se quando lo sono, mi fanno dimenticare di quella robaccia vista in Ghost In The Shell di questo anno), e la fotografia è superba, così come lo era in Arrival, specialmente per i campi lunghi ma anche le visuali aeree. É quel tipo di film di cui potrei postare screenshot a caso e comunque dire moltissimo con essi e basta.

Blade Runner 2049 statues

Anche a livello di colori si prediligono tonalità aride, più diafane ed evanescenti rispetto alle normali palette presenti in abbondanza in film cyberpunk (molto poco neon e combinazioni di blu/viola/grigio), con eccezioni come l’ambrato che è ovunque nelle stanze della Wallace Corporation, donando un valore sacrale al luogo, ancor più di come faccia – solo parlando – Neander Wallace stesso, il nuovo creatore di Replicanti, dai modi morbosi di fare e reso ancora più lugubre dal suo sguardo morto (Jared Leto si cecò davvero – con lenti opaque – per il ruolo), compensato da occhi artificiali. Un carismatico antagonista, indubbiamente.

E le scene d’azioni sono molto brutali, tutt’altro che mossa dall’algida precisione di Scott, visto come i combattimenti sono rapidi, letali o comunque non risparmino nulla, senza lesinare su dettagli quando c’è un’uccisione a sangue freddo. Intense e con un tono molto diverso da quelle del primo Blade Runner, semplicemente.

REPLICANT 9

Sarete sorpresi da come fedelmente riprenda e continui la storia, non lasciando nessun dettaglio per caso, rievocando dialoghi dell’originale (letteralmente) e dando spiegazioni che svelano nuovi interessanti dettagli e svolte, senza mai vomitarvi addosso troppi dialoghi di esposizione, connettendosi a fili di trama di 25 anni fa per continuargli come se nulla fosse, con una notevole abilità che va complimentata.

Blade Runner 2049 wallace corp honcho

La storia in sé è interessante, qualcuno poteva prevedere dove sarebbe andata a parare speculando un po’, ma prevederla o meno non cambia assolutamente nulla, perchè la rivelazione è una importante, epocale per questo mondo, non “abbiamo trovato il modo di implementare scope nel culo nella prossima linea di Replicanti”.

É una storia narrata anche ad un ritmo stranamente compassato, succedono diverse cose nelle 2 ore e 40 minuti di film (tra cui apparizioni di altri membri del cast originale che ritornano a fare i soliti personaggi), c’è una notevola posta in gioco, ma ciò nonostante c’è una tranquillità anche quando c’è senso di urgenza, è sempre un mondo accomodante quello della distopia cyberpunk qui presentata, per quanto bizzarro sia da dire.

Il cast è superbo, ed è sia perfetto che piacevole vedere Harrison Ford riprendere lo stesso ruolo così tanto tempo dopo, fa un’ottimo lavoro come ci aspetta da questo vecchio leone, e la sua performance è molto emotiva, crederete davvero che sia stato distrutto dalla vita che ha passato pur di riuscire nel suo obiettivo, stanco e ferito dal suo passato.

Blade Runner 2049 Deckard lives again

Ci sono alcuni dettagli che non tornano del tutto (dovrei andare in spoilers, che come regola non faccio, e non farò eccezioni qui), ma la storia ha comunque una bella conclusione, che lascia presagire a futuri sviluppi, che non ho fretta di vedere, perchè questo film non si “sequel baita”, è un film di alta caratura, non scherziamo. Come non ebbi fretta di vedere un seguito dell’originale Blade Runner, così mi sento dopo aver visto Blade Runner 2049, il che è un’ottimo segno per me, perchè fare film che soddisfanno in sé quando la parola “fine” arriva non sembra essere più la priorità numero uno, specialmente in questo lato dell’industria.

Commento Finale

Blade Runner 2049 non Blade Runner est. Circa.

Non c’è dubbio che il film di Villeneuve si distanzi notevolmente a livello stilistico dal capolavoro di Ridley Scott, ma sarebbe ignorante e viscido crocifiggere il film perchè non è il reprise identico di quanto fatto 25 anni fa, quando invece – seppur differente – riesce perfettamente nel continuare la storia dell’originale, a connettersi agli eventi del primo in maniere inaspettate, oltre ad offrire una storia cyberpunk di buona qualità colma di fantastiche visuali, con un protagonista interessante ed un antagonista assai inquietante e carismatico interpretato da un cecato Jared Lato (ed un cast eccelso, Harrison Ford incluso, ovviamente).

Certo, è un film del regista francese (il che di per sé dovrebbe farvi ben sperare, visto che si è alquanto distinto), è un film di Andrè Villeneuve e non di Ridley Scott (e qui ci sta un bel “duh”), si nota dalle scelte stilistiche e registiche (specialmente nelle scene d’azione), ma non si può negare che tutto di questo seguito sia stato fatto con incredibile passione, devozione e rispetto verso il seminale film del 1982.

Blade Runner 2049 the replicant aesthet

Ed è impressionante come riesca a farvi credere che non siano passati 5 lustri dall’ultima volta che vedevate questi personaggi, tanta è stata la cura riposta dalla produzione e dal regista: siete lì, finalmente a vedere un seguito di Blade Runner, sembrava ieri, ed io non ho mai visto il film se non molto dopo la sua uscita, per motivi di esistenza/età.

Non è perfetto, visto che ci sono un paio di eventi il cui motivo non appare molto ben spiegato ed una sottotrama romantica bizzarra (che personalmente non ho apprezzato moltissimo, una delle cose di cui mi importava di meno) tra il protagonista ed un’IA, ma non cambia il fatto che Blade Runner 2049 è un’ottimo film ed un degno seguito dell’originale, diverso E fedele.

Specialmente in un anno dove è uscita quella schifezza del Ghost In The Shell di Rupert Sanders, c’era bisogno di un nuovo film cyberpunk che potesse riportare questo filone di fantascienza al pubblico moderno con qualità e cura, invece di tritume senz’anima.

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