Film horror di successo, indi seguiti, e sebbene questa fretta a far figliare il brand non sia esclusiva del genere, è molto più notabile nel caso dei film horror perchè generalmente costano MOLTO meno di qualsiasi blockbuster su supereroi che solo con la CGI di Hulk parte un “sacco di va’ini”, quindi quando c’è un film horror di successo i profitti sono proporzionalmente molto più grandi.
Sebbene la Lionsgate chiaramente volesse battere il ferro dopo il notevole successo del primo Saw, la direzione che la serie avrebbe intrapreso non fu decisa da James Wan (che 3 anni dopo diresse Dead Silence), ma da Darren Lynn Bosman, che diventò regista della serie per i primi 3 seguiti, non male per uno che voleva proporre un film “fin troppo simile” a Saw.
Giochiamo.
Anno: 2005
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 35 minuti
Regia: Darren Lynn Bousman
Il colpo di scena finale del primo Saw non era sequel bait (non era neanche stato considerato e già messo in cantiere dopo aver finito il primo, curiosamente), ma siccome – e non credo che sia uno spoiler enorme, quindi lo dico – L’Enigmista riesce a fuggire e sopravvivere, c’era ampio spazio per un seguito, visto che il villain protagonista è ancora vivo e libero di procedere con i suoi piani.
Infatti un anno dopo arriverà Saw II, diretto non da Wan ma da Darren Lynn Bousman (che scrive assieme allo sceneggiatore del primo saw, Leigh Wannell), che aveva proposto il pitch per un’altro film, “Desperate”, il cui script fu ritenuto troppo simile al primo Saw, ma dopo aver parlato con il produttore Gregg Hoffman, il film di Bousman fu cambiato ed adattato per diventare niente popò di meno che Saw II.
Oltre ad essere un interessante bocconcino di trivia, è importante perchè si nota il cambio di regia, anche se alcuni stilemi della serie sono mantenuti, ma andiamo per ordine.
La premessa vede un nuovo gruppo di personaggi, uno dei quali è Matthews, un altro detective che sta indagando su Jigsaw, questa volta perchè un informatore della polizia (la vittima del prologo) viene trovato morto in circostanze che non lasciano dubbi ci sia la mano del misterioso killer. Quindi il nostro protagonista, sempre più malridotto a causa del suo cancro, fa quello che sa fare meglio: rinchiudere persone in stanze e creare inutilmente (ma gustosamente) elaborati labirinti di morte che possono essere elusi solo seguendone le regole, quindi di solito attraverso auto-mutilazione ed altre delizie del genere.
Una differenza rispetto al precedente è il numero di locali in cui avviene l’azione, anche se l’originale NON accadeva tutto in una stanza, molto del focus era su di essa ed ogni tanto si tagliava ad altri posti, comunque molto chiusi o piccoli. Saw II comunque crea una continuità a livello di scenari, visto che gran parte del film accade nel workshop di Jigsaw visto nel primo, dove il serial killer rivela la sua identità e confronta apertamente gli SWAT.
L’altra maggiore novità è L’Enigmista stesso, che si presenta con il suo vero nome e mostrando chiaramente il volto, dando a Tobin Bell l’opportunità di caratterizzare al meglio il personaggio, riuscendo perfettamente a rendere minaccioso ed inquietante un uomo anziano divorato dal cancro e costretto sulla sedia a rotelle, di rendere Jigsaw uno dei villain più carismatici dell’horror, dal look affabile e comprensivo ma anche estremamente manipolatore, con il sangue freddo che lo rende capace di leggere sempre la situazione a suo vantaggio, sebbene non privo di scrupoli o capace di empatia.
Questo permette anche di sviluppare a tutto tondo la filosofia di Jigsaw, che nel primo film era deducibile dai fatti ma mai affrontata direttamente via dialoghi, cioè un’idea perversa di giustizia fomentata dal desiderio di correggere le persone mettendole alle strette, facendolo appello al loro istinto di sopravvivenza per superare le prove, con il fine di renderle grate del dono della vita, visto che lui stesso sa che il cancro è incurabile e lo consumerà fino alla fine.
C’è di più all’uccidere persone e basta, per non reiterare (troppo) quando già detto.
Per la regola non scritta dei seguiti, stavolta abbiamo un gruppo più grande di “giocatori”, il che permette di avere più tipi di personaggi e vedere come reagiscono messi in situazioni estreme del genere, personaggi che anche se non perfettamente delineati, non sono mera “carne da cannone” (ed ovviamente non sono scelti a caso da John), ma sono le loro azioni a condannargli. Anche se onestamente non facevo il tifo per loro, e vi importerà più di alcuni personaggi ricorrenti come Amanda che di questo nuovo gruppo.
A proposito di personaggi, il detective Matthews è un buon antagonista, un buon anti-eroe, perchè le azioni sono più rumorose delle parole, e da quello che fa non è difficile credere a quello che John dice di lui, ovvero che è un poliziotto violento e vile, pronto a picchiare selvaggiamente quando non ottiene quello che vuole, capace di fabbricare prove, qualsiasi cosa per estorcere informazioni, anche se non avesse davanti l’Enigmista. Un vero bastardo, tutt’altro il protagonista che vorreste vedere vincere alla fine, anche se i suoi motivi sono nobili.
Una cosa che è aumentata sempre per la “legge del sequel” è la violenza, non che il primo fosse scevro di truculenzia, ma Saw II è certamente più viulento e grandguignolesco del suo precedessore, e sebbene per gran parte della durata riesca a tenere la violenza comunque “a guinzaglio”, verso la fine il gore decide di partire per l’oro e vi beccate un personaggio che si taglia (da solo) un lembo bello grosso di pelle del collo con un coltello, e poi intasca suddetto pezzo di ciccia suo. Darei maggiore contesto ma finirei a fare spoilers veri e propri, e renderei ancora più ridicola la scena. XD
Btw, in un’occasione il regista prova a replicare l’effetto super fast motion di una vittima legata ad un marchingegno, e francamente non riesce molto bene, viene fuori molto beceramente montata e un po’ ridicola. Solo un appunto.
Come ho detto ad inizio recensione, il cambio di regia si nota, soprattutto per come la narrativa è più strettamente lineare e segua più un normale proseguire cronologico, senza i rapidi flashback che svelano via via aspetti ed informazioni nuove di scene di cui pensavate di sapere tutto. Non è che manchino sorprese (ci sono), o che è mal fatto, è che manca la continua tempesta di colpi di scena e ribaltamenti di situazioni, il che era resa più efficace dal fatto di non sapere già cosa aspettarvi, la mancanza di mistero in questo caso è purtroppo una costante, in un certo senso inevitabile.
Sebbene il colpo di scena finale non sia potente come quello del primo, è un buon colpo di scena comunque, innegabilmente, ben pensato, e l’unica lamentela che ho a riguardo non è tanto con il twist in sé, ma come sia l’inizio di quella che diverrà una costante della serie, e più ridicola dopo ogni film, questa abitudine a voler rimescolare il mazzo all’ultimo secondo per prolungare la partita.
E sì, questo finisce con un cliffhanger vero e proprio (sebbene faccia eco al finale del primo, senza particolare vergogna), lasciando una situazione tutt’altro che risolta e praticamente facendo manino a Saw III, che sarebbe arriverato l’anno dopo.
Commento Finale
Saw II non è un film alla pari del primo, ma sarebbe sbagliato condannarlo per questo, visto come sia differente, con una storia riadattata da un diverso script del nuovo regista Darren Lynn Bosman (visto che Wan non tornò mai a dirigere la serie), ed una narrazione più tradizionale e lineare, senza arditi e rapidi sbalzi cronologici o del punto di vista sugli eventi, ma comunque capace di regalare alcune sorprese, ed un buon twist finale.
Va inoltre complimentato per aver dato spazio a schermo a Tobin Bell ed il suo personaggio di Jigsaw/John Kramer, che qui può finalmente sviluppare e mostrare la affascinante, perversa e candida allo stesso tempo, personalità del carismatico Enigmista, e per aver esplorato meglio la sua storia e le relazioni che lo legano e gli permettono di agire e pianificare nonostante sia fermo su una sedia a rotelle, rendendolo davvero un geniale, malvagio mastermind.
Essendo un seguito, si è sentito bisogno di fare le cose più in grande, con più personaggi e più violenza, il che funziona ma a volte scivola con forza nel ridicolo, specialmente nel caso del gore, e con dei personaggi “sacrificali” che non sono del tutto dispensabili, ma che non volete esattamente vedere sopravvivere ad ogni costo e contro ogni avversità, ed un antagonista complementare a Jogsaw che invece è ben caratterizzato.
Il problema più grosso è però il finale cliffhanger, che lascia molte domande irrisolte e situazioni a metà così che possano trovare risposte (ed altre domande) nel film successivo.
Rimane un ottimo seguito, ma “è così che comincia”, con questi sintomi.
Anno: 2006
Titoli Alternativi: Saw III: L’Enigma Senza Fine
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 40 minuti
Regia: Darren Lynn Bosman
Ah, Saw III, mi lasciasti uno strano sapore in bocca anni fa, indeciso se fosse davvero il passo indietro per il franchise che sembrava, o non del tutto. Quindi niente meglio che rivederlo e rivalutarlo ora, che sono più “saggio”, o meno scemo, piuttosto.
Btw, cercherò di tenere gli SPOILERS ad un minimo, ma sono inevitabili, ancor più per come questo si riallacci al finale cliffhanger di Saw II, continui esattamente dove era finito quello. Presumerò che l’abbiate già visto (come farò per i successivi film), ma di nuovo consiglio di rimediare prima di leggere, di vedere il film prima di continuare.
L’ultima volta avevamo lasciato John pestato a sangue nel van, mentre il detective Matthews era stato intrappolato nella celebre stanza da bagno (ormai familiare ai fan), legato con una catena alla gamba come Hoffman nel primo film. Ma al contrario del buon dottore, il detective decide che non segarsi la gamba non è un opzione, meglio frantumarsi ogni osso in modo da far passare quel che resta dell’arto dal gambale, senza dover tagliare nulla. Pratico.
Così inizia questo film, e vi ho descritto tutto nel dettaglio perchè questa scena iniziale è più importante di quanto si creda, perchè segna il vero inizio del rapido scivolo della serie verso il ridicolo totale. Sì, è sempre stata un po’ ridicola, fin dall’inizio, c’è del ridicolo nel dna della serie, ne sono cosciente, ma diciamo che fin’ora c’è della moderazione, circa.
Ciò avviene anche attraverso cose che non sembrano importanti, come il debutto di Costas Mandylor (che fu in roba come Dinocroc o il semi-dimenticato film live action di Fist Of The North Star) come un poliziotto della scientifica, il cui personaggio appare all’inizio e poi mai più per il resto del film. Tenetelo a mente quando riparleremo di Saw IV, assieme al fatto che c’è un piccolo momento, che avviene verso la fine e non sembra aver senso.
Tornando a parlare della trama, la premessa vede John Kramer in fin di vita che, con l’aiuto di Amanda e di una chirurga rapita, vuole mettere in atto quello il suo finale, e l’obiettivo diventa far sopravvivere Jigsaw fino alla conclusione della prova. Ma sentimenti repressi e manie mai spente rischiano di mandare a monte il suo ultimo perverso piano.
Un elemento che appare problematico è l’introduzione di trappole senza soluzione, di prove che non posso essere eluse e sono fatte apposta per uccidere una persona con metodi ancora più violenti e grafici di prima, con Troy che è legato da catene uncinate nel corpo, ed altri fatti a brandelli come se fosse passato un Cenobita di Hellraiser di lì. Il gore è stato decisamente aumentato di un’altra tacca, anche due visto che c’è un’operazione chirurgica a cranio aperto, senza anestesia, abbastanza realistica, oserei dire.
Questo sarebbe un problema, una contraddizione alla filosofia di Jigsaw, e di fatti
è un tradimento, ma non di John verso sé stesso. Non è lui che ha deciso di abbandonare la sua missione personale, di fare dei suoi soggetti mera carne da cannone, ma è proprio una crisi quella che abbiamo, perchè i personaggi mettono in discussione la filosofia stessa, il motivo d’essere di Jigsaw, la sua fede, testano loro stessi l’Enigmista.
Ed i personaggi stessi sono molto più caratterizzati rispetto a Saw II, con il protagonista della prova, Jeff, un uomo distrutto dalla morte del figli, che si consuma pianificando ogni singolo momento la vendetta che non riesce a compiere, e viene rapito da Jigsaw, il quale gli offre i “responsabili” alla sua totale merce, con la possibilità di salvargli od esaudire i suoi desideri. Il focus su un singolo personaggio e poi altri personaggi secondari a lui legati aiuta a renderlo più simpatetico, visto come Jeff ha ragione a voler giustizia, ma non sia un mostro.
Funziona meglio di mettere assieme varie persone che non si conoscono e sono tutt’altro che esitanti ad uccidere gli altri se necessario, va detto.
Amanda qui ha finalmente più spazio e modo di essere sviluppata come personaggio, un’anima perduta che è davvero pronta a fare tutto per John, verso il quale prova una morbosa miscela di genuino affetto e zelotica devozione, tenuta in una morsa psicologica da Jigsaw, nel quale crede ciecamente sebbene non sia riuscita a sconfiggere le sue dipendenze e ricade in esse.
Questo crea dei problemi, ovvero il ritornare sopra luoghi e scene dell’originale Saw, cosa che Saw III non ha molte remore a fare via diversi flashback (al contrario di Saw II che gli usava molto poco), anzi, e sebbene ciò sia fatto in gran parte per caratterizzare Amanda e meglio definire il suo rapporto con John, ci sono alcuni flashback superflui, con spiegazioni di scene che non ne avevano bisogno, che non dicono nulla che non potevamo aver dedotto con un briciolo di ragionamento.
E questo voler chiarificare scene di film precedenti alla lunga fa sembrare il film disperato di scenari significativi, per quante volte ritorni sulla benedettissima sala da bagno, per quanto sente il bisogno di reiterare quando visto e fatto nel primo Saw, di stabilire la sua identità “rubando” all’originale film di James Wan. Se non altro questo film rafforza uno dei motif principali della serie, ovvero il maiale, presente qui non solo come maschera usata dai seguaci di Jigsaw, ma questo problema di identità rimane.
Commento Finale
Saw III è allo stesso tempo un migliore seguito di quanto Saw II lo fosse per l’originale, ed uno peggiore, che pianterà i semi di futuri problemi per la serie (seppur non siano un problema per questo film, in sé), come lo scivolare verso un sempre maggiore – e meno tenuto a bada – ridicolo. Circa.
Da un lato è leggermente disperato nel rifarsi ad eventi del primo Saw, quasi come insicuro della propria identità, dall’altro ha personaggi con una migliore caratterizzazione rispetto a Saw II, dei quali vi importerà davvero, specialmente Amanda che diventa un “personaggio vero!”, ma anche la vittima/protagonista del test di John Kramer è molto più umana e comprensibile nella sua tristezza, nel suo comportarsi e nel dubbio che nasce in lui, anche quando la vendetta – covata febbrilmente da tempo – gli viene servita. Più violenza anche psicologica.
Inoltre il gore che aumenta di parecchio è accompagnato dal fatto che (in maniera assai appropriata) sia la filosofia di Jigsaw ad essere messa a sua volta alla prova da chi non crede nella missione di John Kramer, la fede nel suo metodo testata dai soggetti stessi dei suoi “esperimenti”, e messa in seria discussione sia dalle parole che dai fatti. Il che è interessante e mostra che al franchise non mancò il fegato.
Indubbiamente poteva essere un buon modo di concludere la serie, di calare il sipario sui piani dell’Enigmista con qualcosa di definitivo e senza cliffhanger del menga. Ma non andò così.
O meglio, potete fare che sia così vedendo almeno fino a questo la serie e poi lasciar perdere (non è un consiglio, ma non vi biasimo se vi fermate qua). Di sicuro Lionsgate non lasciò perdere, perchè ormai la regola è che si continua ad oltranza fino quando il franchise non sputa più soldi, dopo averlo preso a bastonate nel pancreas.