Curiosamente questo di Ridley Scott non è l’unico adattamente recente della storia vera del rapimento di Paul Getty III, precedendo di poco la serie televisiva Trust diretta da Danny Boyle (che debutterà proprio a gennaio, almeno in america sul canale FX), anche con la rimozione di Kevin Spacey dal cast e con il dover rigirare le scene con Christopher Plummer, il che sarebbe stata una scelta più sensata fin dal principio, visto che il personaggio di Paul Getty è anziano.
Nel caso non la sapeste, questo film si basa su una vera vicenda di cronaca del 1973, in cui la ‘ndranghetà rapì a Roma John Paul Getty III, il nipote del magnate del petrolio Paul Getty (e futuro erede della compagnia Getty Oil), al fine di estorcere al tirchio imprenditore 17 milioni di riscatto, ma il vecchio Getty si rifiutò di pagare, anche quando le orecchie tagliate del nipote furono mandate alla stampa.
È una storia di cronaca decisamente propensa ad adattamenti cinematrografici e televisivi, al punto che sembra strano solo ora – a 6-7 anni della morte di Paul Getty III – appaiano sia il film di Scott che la serie di Boyle (anche se John Paul Getty III poi recitò ne Lo Stato Delle Cose di Wim Wenders), non che volessi roba d’exploitation come The Helter Skelter Murders, girato e lanciato nei cinema quando ancora il processo a Manson era in corso.
ENOUGH IS NEVER ENOUGH
Come già detto prima, la mafia vuole una somma notevole per il riscatto del nipote di Paul Getty, ma il vecchio avido bastardo non ne vuole sapere di spendere denaro per uno dei suoi numerosi nipoti, o di trattare con criminali in generale. Essendo questa una drammatizzazione basata su quanto scritto nel libro Painfully Rich: The Outrageous Fortunes and Misfortunes of the Heirs of J. Paul Getty, nel quale John Pearson esamina e descrive gli effetti – spesso disastrosi – che l’eredità del ricco magnate ebbe sui suoi familiari, ci sono differenze rispetto agli eventi realmente accaduti.
La maggiore differenza è che qui la madre del ragazzo, Gail, con l’aiuto dell’uomo della sicurezza Fletcher Chace, decide di buttarsi nella disperata raccolta del denaro richiesto, lottando non solo contro il tempo, ma contro Getty stesso…. Il che è una scelta narrativa molto più comprensibile, visto che mostrare le pagine dei quotidiani d’epoca che parlano del caso ed altra roba di repertorio – e nient’altro – non fa esattamente grande cinema.
E di solito storie di eccesso, di grandi ricchezze e di chi le controlla sono perfette per essere raccontate in maniera cinematografica, enfatizzando l’angolo decadente e l’alienazione di individui umani ma che di fatto vivono in una sfera del mondo irraggiungibile per molti, con un moderno impero in cui il denaro si conta in cifre inimmaginabili, gestito da un vecchio monarca che ha tutto il denaro del mondo, e che pure non trovando grosso piacere nel denaro in sé, non è e mai sarà soddisfatto con nulla se non “di più”. Tutto il denaro del mondo, ed ancora, non è tanto il suono della moneta od il fruscio della banconota, ma il potere può conferire.
Ma mentirei se dicessi che sono rimasto particolarmente impressionato dal film, specialmente per come non siate mai in tensione ed aspettiate che il film vada dove pensiate vada, cosa che potete prevedere anche se non avete fatto ricerca sul vero caso di cronaca. Il che non sarebbe un problema di per sé, e l’esecuzione è buona, ma è un po’ troppo distaccata, ed anche con una narrazione che usa ellissi e flashback nel primo atto, vi sembrerà che il ritmo sia lento, anche se non dovrebbe, visto che succedono diverse cose. Sia chiaro, film di Ridley Scott con narrazione dal ritmo adagiato non sono una novità, ma non credo funzioni benissimo – bene, ma non benissimo – per questo film.
A questo proposito, una parte del film in particolare si fa notare, visto che per quanto tempo il film spende in scene di minore utilità per la storia, una cosa che dovrebbe essere spiegata meglio è semplicemente liquidata, e neanche a schermo, via un telegramma scritto da “nonno Getty” che i personaggi leggono e mostrano a schermo.
Non vi starò a spoilerare la scena, ma specialmente considerando come è caratterizzato Paul Getty stesso, come un mezzo misantropo tirchio fino all’inverosimile, più affezionato alle cose (per sua diretta ammissione) che alle persone, e specialmente considerata una scena finale, questa cosa sembra venire fuori dal nulla (o comunque fin troppo poco sollecitata dai personaggi) pur di dare una soluzione ai problemi venuti a creare per i personaggi e…… non far fermare la trama.
Non è una piccolezza, come il fatto che nel film la polizia italiana scambia il corpo di un mafioso con quello di John Paul (che d’ora in poi chiamerò Paolo – come il film stesso fa – per evitare confusione), con gli anatomopatologhi che in qualche modo non si accorgono dell’assai differente corporatura. No no, questa cosa (di cui non posso parlare direttamente per la mia solita politica sugli spoiler) sembra davvero venire fuori dal nulla, per pura comodità, visto che non c’è nulla nel personaggio di Getty che faccia presagire qualcosa del genere.
MAFIAE ROMAE
Questo non piccolo problema a parte, il film di Ridley Scott non è certamente il prodotto di un dilettante (trovo ancora incredibile come la controversia con Kevin Spacey non abbia affatto ritardato l’uscita del film), e Christopher Plummer è davvero perfetto per il personaggio (al punto da chiedersi perchè diavolo non fu scelto prima lui), questo vecchio bastardo con ricchezze inimmaginabili ma che dice di “non avere soldi da buttare” per salvare la vita al suo amato nipote, mentre si costruisce una reggia ispirata a quella degli imperatori romani, visto come si sente in sintonia con essi, il vecchio megalomane bastardo.
A questo proposito, sebbene la narrazione ci porti anche in Inghilterra, Arabia Saudita e America di tanto in tanto, molto del film – appropriatamente, viste le vicende – prende luogo in Italia, nello specifico a Roma ed una parte imprecisata (o che la mia ignoranza geografica non riconosce) della Calabria, dove la ‘ndranghetà tiene prigioniero Paolo, attendendo impazienti che “gli americani paghino”. E sollecitando la cosa quando i soldi continuano a non vedersi, esattamente come pensiate una cosca mafiosa farebbe.
Non ho molto da dire a riguardo, non c’è nulla di particolarmente offensivo o stereotipato, solo attori italiani (tra cui Marco Leonardi, meglio noto per Cinema Paradiso) e criminalità organizzata, anche se è strano che il personaggio di Cinquanta, un simpatetico malavitoso di bassa lega che cerca di aiutare Paolo ed evitargli il peggio, sia interpretato da Romain Duris, ma la nazionalità non è importante, decisamente no visto che fa un ottimo lavoro (non avrei detto fosse francese), così come Michelle Williams nei panni della madre di “Paolo”.
Anche Mark Walhberg offre una buona recitazione, ricordandoci che nonostante The Happening e la sua presenza nei Transformers di Bay, è un buon attore capace anche di performance drammatiche, e non solo comiche.
Commento Finale
Tutti I Soldi Del Mondo è una delusione che vorrei avere più spesso.
La storia vera del rapimento di Paul Getty III (drammatizzata partendo da un libro di John Pearson sulla famiglia Getty) è certamente interessante, con tutti gli elementi che fanno buon cinema, tra enormi capitali, uomini ricchissimi che ammestrano e si sottomettono a questo flusso incessante di denaro, soldo come fine ultimo di sé stesso, potere e calamita di disastri che causano scandali e rovinano la famiglia, attirando la criminalità organizzata che vuole i soldi dell’oscenamente ricco e vecchio Getty (interpretato perfettamente da Christopher Plummer), il quale non ha interesse di pagare, neanche per sangue del sangue.
Il risultato finale è “solo” buono, e con questo intendo che mi aspettavo di più, direi che potevo da Ridley Scott. Non che abbia problemi con la narrazione dal ritmo decisamente calcolato e compassato di Scott, solo che verso la fine essa sembra fare un salto rapido, senza spiegare bene qualcosa che magari necessitava una qualche allusione o giustificazione di sorta, e finisce per non aver moltissimo senso, specialmente considerato come viene caratterizzato (prima e dopo questo evento) il personaggio del vecchio Getty, sembra accadere solo perchè l’intreccio va sciolto, in un modo o nell’altro.
Questo copulato con il fatto che non c’è mai molta tensione, e sapete come andranno le cose, anche senza esservi informati molto sulla reale vicenda, il che non è un problema ma non è neanche mai davvero compensato dalla narrazione, ed il sopraccitato “colpo di coda” narrativo verso la fine non aiuta. Non posso dire di essere rimasto particolarmente colpito ed impressionato, il che mi rattrista perchè credevo che questa storia avesse il potenziale per un adattamento cinematografica ancora migliore
E dico “ancora migliore” perchè sebbene sia un po’ deluso personalmente, Tutti I Soldi Del Mondo è un buon film, con buoni personaggi, ottimi attori, ottime performance (quella di Plummer quasi “vende” il film da sola), una storia di cronaca interessante da raccontare che prende luogo principalmente in Italia ma si muove ovunque il nome Getty portò.
Se tutti i film che mi deludono fossero così, sarei assai felice. 🙂