Tre Manifesti a Ebbing, Missouri (2017) [RECENSIONE]

Tre manifesti a Ebbing Missouri locandina

Fresco fresco dall’avere vinto ben 4 premi al Golden Globe 2018 (come miglior film drammatico, come migliore sceneggiatura, con Frances McDormand che vinse il premio come Migliore attrice in un film drammatico, e Sam Rockwell quello di Migliore attore non protagonista), Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è giunto da pochi giorni nelle sale italiane.

E francamente, anche se non avesse vinto, lo avrei visto eccome, visto che se ne parlava benissimo da mesi ed il trailer mostrato nei cinema mi ha reso ancora più eccitato all’idea di vederlo (btw, ottimo esempio di trailer che vi dà offre quanto basta senza dirvi TUTTO del film).

FUCK THE POLICE

Scritto e diretto da Martin McDonagh (che ha un’assai esigua filmografia, composta da – oltre a questo – In Bruges – La Coscienza Dell’Assassino, 7 Psicopatici, ed il corto Six Shooter), il film racconta della vendetta personale di una madre (Frances McDormand) contro la polizia locale, che accusa di non aver fatto abbastanza per cercare l’assassino di sua figlia.

Invece di passare a fil di spada gli sbirri come una Sposa infuriata, decide di sfidare la polizia usando i titolari tre cartelloni appena fuori città, sul quale scrive provocazioni polemiche e critica le forze dell’ordine, riferendosi direttamento allo sceriffo William, che cerca di calmare la donna ma le cose escalano rapidamente, anche grazie al facilmente irritabile vice-sceriffo facilmente, trasformando il tutto in una “guerra” tra la donna, le forze di polizia ed anche i cittadini.

Certamente la storia tocca temi molti sentiti e scottanti, specialmente dagli americani, vista la notoria militarizzazione delle forze dell’ordine (il che non è esclusiva americana, come è facile notare anche qua) e la terribile fama che ha, non a caso, viste le centinaia di casi documentati in cui le forze dell’ordine statunitensi abusano della loro autorità, uccidendo “per sbaglio” specialmente nelle comunità di colore o di minoranze, godendo di una quasi totale impunità, de facto, ancor più sotto il regime fascista che è l’attuale amministrazione.

Tre manifesti a Ebbing Missouri cartelloni

WITH TEETH

La battaglia di Mildred Hayes tocca tematiche forti, e le affronta in maniera fantastica, perchè questa è tutt’altro che una guerra combattuta con mezzi tradizionali tra due fazioni, una delle quali è chiaramente nel giusto. Lo sceriffo Wyllebigh (interpretato da Woody Harrelson) stesso non è affatto un antagonista, ne è vile o corrotto, non è adorato dalla città per comodità di trama, è davvero una brava persona, anche Mildred ne è conoscenza, ma sa anche che se non chiama direttamente in appello lui su quei cartelloni (il cui contenuto vi lascerò scoprire), la sua richiesta di attenzione non verrà mai soddisfatta, specialmente vista l’indolenza delle forze dell’ordine di Ebbing.

E Mildred stessa è solo una donna stremata e distrutta dalla morte violenta della figlia, una che non si fa problemi ad apostrofare chi non gli sta a genio, che non vorrebbe dover far rivivere a chiunque passi fuori città (ed alla città stessa) la vicenda, ma allo stesso tempo non sa cosa altro fare per farne argomento vivo, sperando che questo aiuti a trovare l’assassino. E non vuole fermarmi di fronte a nulla, anche se si inemica l’intera cittadina, che tiene Willoughby in alto rispetto, e non vuole sentire nulla di cattivo che possa infangare il suo nome.

Non c’è vittoria totale da riportare, solo una disperata ricerca della giustizia, che porta a combattere indirettamente la dolenza delle figure che dovrebbero garantirla, ma che sono pigre (se non fondamentalmente inadatte al loro ruolo a causa dei loro pregiudizi), nel tentativo di far cambiare le cose. Ma se allo stesso tempo invoca all’agire ed al punzonare l’autorità al fare il suo lavoro, non glorifica davvero la giustizia fai da te, l’attitudine da vigilante, da cittadino pronto ad agire fuori dalla legge perchè questa è incapace o nolente di amministrare giustizia.

Tre Manifesti A Ebbing Missouri jason

Anche nel finale il film non dipinge mai le azioni della donna (ed altri) come giuste o giustificate, o sottolinea l’assoluta rettitudine delle forze di polizia. Come nella realtà, il confine tra giusto e sbagliato non è sempre e solo quello dettato dalla legge, né la giustizia personale è più valida di quella delle bilance di Temis. É tutto torbido, ed ultimamente il film lascia a voi la parola sulle azioni dei personaggi.

Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è tutt’altro che scontato, è uno di quei film che non sapete mai esattamente dove andrà, che vi tende come una corda di violino, incerti su quale pizzico muoverà i personaggi sempre sull’ordo di esplodere, quale tocco gli farà reagire ed abbandonare le loro fragili posizioni civili sulla questione, specialmente per Jason, il vice-sceriffo, che ha molto più spazio a schermo di Willoughby, ed incarna il poliziotto razzista, pigro e pronto ad eccessi di rabbia ed abusi di potere.

TRAGOEDIA WITH A SMILE

Sebbene sia inquietante per questo, Jason serve a generare molta della comicità, visto che è incredibilmente immaturo, un bamboccione che vive con la madre, legge fumetti in servizio e non è una cima, ma armato di pistola e semi-impunità. Ed incredibilmente, è il personaggio con un vero arco narrativo, ben caratterizzato e reso gustosamente odiabile e detestabile dalla fantastica performance di Sam Rockwell. E non dubitate, il film è brutale, decisamente non si risparmia nei momenti di violenza.

Ed anche se già detto da tutti, sì, Frances McDonard è superba nei panni della volgare ma incredibilmente forte ed affranta Mildred Hayes, una donna che per amore della propria figlia non si fa molti problemi ad usare qualsiasi tattica e modo per non farsi mettere sotto da nessuno, per non far scivolare la sua morte nell’oblio dei tantissimi casi d’omicidio irrisolti, sebbene sia la persona più distrutta da questa tattica dei cartelloni. Non sorprende abbia vinto un Golden Globe per la sua recitazione qua.

Tre Manifesti A Ebbing Missouri chilling with dinklage

C’è anche una buona fotografia, ed l’uso stilistico e narrativo dei cartelloni è fortissimo, capace di comunicare una sensazione di disagio ed inquietudine anche quando non leggete le orribili cose riportate sopra, anzi, sono più efficaci nel loro ruolo quando sapete cosa c’è scritto, e vi girate indietro, sapendo cosa riportano sull’altro lato.

Nel cast è presente Peter Dinklage, che quiha un ruolo di secondo piano, è un personaggio di supporto, sempre meglio vederlo qui che in Pixels, è un buon attore. Se vi aspettate che dica altro al riguardo, tornate a casa/uscite dall’internet per un po’, vah.

Commento Finale

Un fantastico ed originale dramma sull’indolenza e brutalità della polizia, sulla percezione pubblica di casi d’omicidio, e sulla guerra personale di una madre distrutta dalla morte della figlia, portata avanti indirettamente grazie all’ausilio di tre cartelloni pubblicitari, con il quale sfida la polizia locale e lo sceriffo, inimicandosi la cittadina, pur di avere una risposta e tenere l’attenzione sul caso alta, sperando che così l’assassino di sua figlia venga trovato.

Una stupenda sceneggiatura che vi terrà sempre in tensione, incerti su dove andrà a parare, su quale degli ottimamente caratterizzati personaggi esploderà e passerà oltre le minacce e le rappresaglie “civili”, se esploderanno o meno, ed oltre all’eccelso dramma, c’è anche una forte componente comica che emerge ogni tanto, risate amare ma necessarie e gradite pause dalla tragedia che rafforzano.

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Il cast è altrettanto superbo, con recitazioni che hanno vinto il Golden Globe a Frances Mc Dormand e Sam Rockwell, ed anche senza premi sono performance fantastiche degne di lode, in un ottimo cast che include Woody Harrelson e Peter Dinklage.
Se questo 2018 cinematografico (e sì, è un film del 2017, ma è arrivato solo ora in Italia) continua così, ci sarà di che goderne.

Anche se non continua così, Tre manifesti a Ebbing, Missouri è un eccelso film, uno a cui darei “5 stelle” se usassi dare voti e valutazioni in numeri, che metto subito nei potenziali candidati per la lista “migliori film dell’anno”, e che vi incito a vedere ora, subito, correte al cinema, anche perchè qualcosa mi dice non ci resterà moltissimo nelle sale italiane.

Stra-stra-consigliato. Andate a vederlo. ANDATE.

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