“Ma come, per il primo numero a due cifre del Grind Cafè EX scegli gli zombi?”
Tranquilli, non vi racconterò di nuovo della serie illegittima nata da Dawn Of The Dead (nè delle troiate di Fragasso e Mattei, non ora, almeno), ma piuttosto di peculiari film che fanno qualcosa di unico od originale con i nostri cugini non-morti, due titoli horror degni eccome di nota, e che potreste non conoscere.
Se vi aspettate che facessi dei filmacci di zombi, tranquilli, c’è spazio anche per gli abomini del cinema come A Virgin Among The Living Dead ed altre troiate. Ma stavolta parliamo di film che meritano davvero, non si può sempre parlare del peggio del peggio. 🙂
Anno: 2013
Nazione: Stati Uniti, Repubblica Ceca, Paesi Bassi
Durata: 1 ora e 24 minuti
Regia: Richard Raaphorst
A volte siete a girellare sul sito di amazon, ed il fato (più un sistema di consigli che vuole farvi separare da altro denaro) vi fa scoprire film horror come Frankenstein’s Army, che sembrano pensati per te (o me, in questo caso). Stranamente non lo avevo sentito neanche nominare prima d’ora, cosa strana perchè un titolo del genere si ricorda.
Mi mette di buon umore trovare roba del genere e sorprendermi che c’è sempre qualche filmaccio con gli zombi (in versione italiana, niente import necessario) che mi era sfuggito! E come non essere eccitati quando sulla scatola ci sono citazioni come quella di Bloody Disgusting “A dir poco pazzesco!”, o quella di Screen Daily “Budella, sangue e scontri a fuoco”? 🙂
Ammesso, non è per niente quello che mi aspettavo, una graditissima sorpresa, perchè non ho mai visto un film così. É folle, è “qualcos’altro” davvero!
Certo, di film horror su nazisti, esperimenti grotteschi ed inumani, mostri deformi e scienziati pazzi ce ne sono a palate (la nazi-xploitation esiste, è un sotto-sotto genere fin troppo affollato, come le fila dei veri nazisti), ma questa peculiare combinazione di tematiche e regia non l’ho mai vista prima. Perchè il film di Richard Raaphorst è girato nel cosiddetto stile “found footage”, con un personaggio che segue l’azione con una telecamera a braccio, e questo è uno dei pochi casi in cui ho visto questo stile venire usato in maniera adeguata.
Se mi conoscete, sapete che generalmente odio lo stile found footage, perchè spesso usato per giustificare budget infimi e come scusa per mancanza di creatività, per fare necessariamente i poveri in maniera ostentata, anche quando ci sono dietro case di distribuzione e produzione multibillionarie. Qualche anno fa torno di moda, più con il motto di fare tutto con meno soldi ed idee possibili che altro, basta una videocamera amatoriale perchè è “legit”, qualche attore giovane, una regia spastica, riusare vecchissimi clichè e frullare il tutto. Ci sono anche film validi in questo stile, sì, ma la gran parte di essi sono tutt’altro che eccelsi, e personalmente non sono ben disposto verso essi, affatto.
Fortunatamente questo non è il caso di Frankenstein’s Army, che fin da subito parte in vantaggio non essendo su un gruppo di ragazzini stronzi ed idioti. Siamo in germania durante la Seconda Guerra Mondiale, ad osservare un gruppo di soldati russi che mentre combatte i tedeschi riceve una richiesta di aiuto da un’unità, situata in un piccolo paese rurale, ed essendo i bravi tovarisch che sono, rispondono alla richiesta.
Una volta arrivati là, le cose sono stranamente quiete, troppo quiete, fino a che la trama non impazzisce ed incominciano ad apparire mostruosità robotiche come soldati nazisti con lunghissimi trapani per mani, alcuni sono zombi robotizzati di qualsiasi tipo, tutti creati dal folle e malato Dottor Frankestein, che (come implica il titolo) si è creato da solo un armato di mostruosità… perchè no?
Uno dei motivi per cui mi piace è che c’è un vero motivo perchè ci sia la telecamera, e non dico altro per non fare spoiler, ma in questo caso un maggior senso della media di film di questo genere ce l’ha, e la regia – pur usando alcuni dei trucchetti tipici del genere come la pellicola che ha problemi – è buona quanto basta per incuriosirvi su cosa succederà dopo (anche se avete letto il retro della scatola e sapete cosa succede, pressappoco). Questo è film è tutto tranne che noioso, non temete.
Adoro il design delle creature: è esageratissimo, ma è un piacere ( di “genere”, da b-movie, se volete, ma un piacere comunque) vedere come si sono sbizzarriti, ero felice come un bambino a natale a vedere questi zombi nazisti robot con cannoni, armature retrattili, falci al posto di braccia e gambe, ed altre follie su questa riga che fanno molto Wolfenstein. Sono ridicoli, sì, ma gli adoro per questo, si “sente” che si sono divertiti a crearli, visto poi che sono tutti – gore compreso – fatti con effetti speciali pratici, buoni tra l’altro, ho visto di meglio ma francamente sono molto ben fatti ed adoro i design dementi.
Non che la CGI sia IL male come molti appassionati credano (una pessima abitudine tribale di cui parleremo prima o poi), ma in film come questo non ce n’era bisogno di un mostro in pessima computer grafica che esiste perchè lo puoi pagare poco, se poi stona tremendamente con il resto del film.
Come dicevo prima, questo è uno dei pochissimi film horror found footage in cui l’uso della “camera view” non è un mezzuccio da quattro soldi che infastidisce, ma anzi, potenzia l’esperienza, questo anche grazie ad un buon set design ed una buona atmosfera che si viene a creare prima che il film diventi totalmente folle. Ed anche dopo.
I personaggi non sono nulla di che, il classico “pacchetto base unità militare A”, con il frescone giovane & vigliacco, il pazzo con la miccia corta fin troppo dal grilletto facile, il sergente brizzolato esperto, il tizio con gli occhiali, etc. Più un classico Victor Von Frankenstein scienziato pazzo & convinto. Nulla di originale, ma convincenti, anche se il cast è uno di sconosciuti, ma fa un lavoro più che decente, non ho commenti sarcastici o brillanti da fare sul cast, sul serio.
Commento Finale
Se cercavate un film horror con quella marcia in più, interessante, qualcosa che non avete mai visto fatto così, beh, smettete di leggere e procuratevi subito Frankenstein’s Army.
Ci vuole impegno per prendere un sottogenere talmente saturato da essere “tossico” per l’horror come quello del found footage, e farci qualcosa di interessante, davvero interessante, che si distanzi dai teenager idioti con voglia di morire o dalle case possedute da spiriti del “è low budget, non fa cagare, è uno stileeh!”, il tutto in stile lo-fi perchè costa meno agli enormi studios dietro che portano (beh, portavano) sta roba nei cinema.
Ammesso, il film di Richard Raaphorst è assurdo, una folle commistione di found footage, seconda guerra mondiale, nazisti, zombi-robot, Frankenstein, cervelli tagliati a metà, ma diavolo se è divertente e difficile non distogliere lo sguardo dallo schermo, non solo per i design bizzarri ed esagerati dei mostri-zombi-robot nazisti, ma anche perchè questo film usa bene la tecnica della camera a braccio per migliorare l’esperienza ed aumentare l’immersione, invece di farmi pensare alla qualità video dei filmini di famiglia anni 90.
Certo, è un B-movie horror, un “polpettone” horror se volete, senza dubbio, ma è un signor b-movie, divertentissimo, intrattiene tantissimo, assurdo sì – assolutamente sì – ma non si dimentica, e mi sorprenderebbe se non fosse già un film di culto. Inoltre è pure doppiato in italiano (con alcuni doppiatori nostrani assai riconoscibili), con una versione DVD comprabile online per pochi spicci, indi giù le braghe al portafogli. É un film horror che non sapevo di volere finchè non l’ho scoperto per puro caso, come un piccolo regalo di Nasale anticipato e fuori stagione, sempre gradito.
Quindi sì, lo consiglio!
Anno: 2009
Titoli Alternativi: Talking Dead, Fear of the Living Dead – Radio Zombie
Nazione: Canada
Durata: 1 ora e 33 minuti
Regia: Bruce McDonald
Ok, Pontypool non è tra i titoli horror più ignoti del mondo, ha una certa nomea tra le cerchie di appassionati del genere, ma famoso no, ed è un peccato, specialmente quando robaccia come Zombi 3 è ricordata, anche per robaccia assurda come “dj zombie”, e sono andato a ripescare quella scena perchè non credo esistano altri paralleli che coinvolgano zombi e conduttori radiofonici.
E difatti il film di Bruce McDonald è ancora oggi uno dei più originali film horror mai visti, ancor più per il saturato sottogenere “zombi”a cui appartiene, e spicca ancor di più ora, quasi un decennio dopo, quando la “zombi mania” è praticamente finita e la gente sospira con malcelato tedio all’idea.
Basato sul libro “Pontypool Changes Everything” di Tony Burgess (che ha curato anche la sceneggiatura per questo adattamento cinematografico), il film racconta di Grant Mazzy, un ex intrattenitore radiofonico che per lavoro si ritrova a dover fare da semplice conduttore alla stazione radiofonica di una piccola cittadina dell’Ontario, Pontypool. Tanta neve, tanti noiosi servizi di viabilità da dare, tante musichette d’attesa da mettere per l’assistente tornata dall’Afghanistan, e la manager Sydney non vuole che Grant esageri e ricami troppo sulle storie, che faccia le cose troppo a modo suo.
Mentre la programmazione va avanti e la tempesta di neve imperversa fuori, la stazione radio di Pontypool riceve una comunicazione dall’inviato in elicottero Ken Loney, che parla di una possibile rivolta, con centinaia di persone radunate attorno all’ufficio del Dr. Mendez ed un improvviso massacro, con caos e morti dopo morti. Dopo che il collegamento con Ken viene tagliato all’improvviso, Grant e le altre radiofoniste cercano di farsi un’idea su cosa diavolo sia successo, attraverso i racconti confusionari di testimoni e tutto quello su cui riescono a mettere mano, arrivando a realizzare che c’è un’epidemia in giro…
Fin qui questo potrebbe sembrare uno standard film di zombi, ma il metodo e modo in cui l’epidemia si diffonde è unico, originale, e la malattia stessa non è il tipico “morbo zombie”, visto poi che gli infettati non sono zombie: non sono né morti né mangiano carne umana. E no, non è un banale caso di dare un nuovo appellativo ai soliti vecchi non-morti mangiacarne, di mettere un’etichetta nuova ad un concetto vecchio, il concetto dietro agli “zombi” di Pontypool è davvero originale, ed è veramente ben pensato.
Vorrei che lo scopriste da soli, vi dirò solo che c’entra in qualche modo il suono, come lo slogan italiano “Zitto o Muori” fa intuire.
In più, non è un caso di “idea originale, esecuzione scialba”, visto che la sceneggiatura è ottima (e considera ogni elemento della sua storia, con gran cura ed intelligenza, senza buchi o cose che accadono “perchè sì”), i personaggi pochi ma ben caratterizzati e divertenti, la regia notevole: ci vuole non poca abilità a far svolgere tutto il film in un singolo scenario senza far annoiare lo spettatore, ancor più nel tenerlo continuamente in tensione, visto che le origini ed effetti dell’epidemia non sono chiari per molto del film, quindi vi trovate a raccogliere informazioni e cercare di capire dove andrà a parare il tutto assieme ai personaggi, tenuti all’oscuro come voi.
Il che è impressionante, perchè se non avessi saputo in anticipo che era un film orror sugli “zombi”, non avrei giurato che sarebbe necessariamente andato in quella direzione, e tenervi incerti sullo sviluppo della trama, non imboccarvi tutto subito e tenendovi in parziale ignoranza da rendervi curiosi, da farvi vagliare tra le possibili spiegazioni ai fatti, è una della cose migliori che un film può fare, ancor più per un film horror come questo, che non dipende certamente dagli effetti speciali o dalla violenza. Non che ne sia privo, c’è un po’ di gore di decente fattura, ma questo non è il tipo di film che avrebbe poi beneficiato davvero di molto più sangue e membra spappolate, e fa davvero del basso budget virtù.
Se ho appunti da fare, è sul finale, nel senso che è un po’ strano, visto che durante i crediti ci sono voci fuori campo che danno una conclusione non propriamente positiva (ma neanche del tutto tragica, tutto sommato) alla storia, e poi c’è una brevissima scena stilizzata in bianco e nero che vede Grant e Sydney in una sorta di sketch vagamente pulp dalla conclusione allegra, e mentre questo procede, la pellicola si colora.
Facendo una breve ricerca si scopre che il regista aveva originariamente messo questa scena prima della narrazione durante i crediti, ma dopo le prime proiezioni fu spostata dopo perchè molti trovarono il finale un po’ confusionario così com’era. E sebbene a livello stilistico aveva maggior senso nella versione originale (visto la giustapposizione tra la scena “pulp” ed i comunicati radio tutt’altro che allegri o positivi), devo dire che è leggermente meno confusionario e meno triste così.
Commento Finale
Pontypool forse non è considerato un classico minore dello zombie movie, e perciò dovremmo prenderci a pece e piume, tutti. Ed accendere gli zippo.
L’unico motivo serio per cui credo Pontypool sia passato sotto il radar anche di molti (anche fan dell’horror in generale) è che uscì in un periodo in cui il trend degli zombi era, se non sul punto di saturazione estrema, molto vicino, ed il pubblico incominciava ad essere stufo dell’invasione dei nosferatu in qualsiasi tipo di opera mediatica.
Il che non spiega come mai non sia davvero stato riportato in discussione, visto che sono passati quasi 10 anni dalla sua uscita, e Pontypool ha tutto quello che molti fan dell’orrore amano (o dicono di amare), ovvero personaggi carismatici, una variazione interessante ed originale su un tema fin troppo abusato come quello dello zombie (ed una davvero creativa, non un mero rifrullo della sbobba), ed un’esecuzione davvero ottima che sarete tesi e curiosi di vedere dove potrebbe andare a parare il tutto, tanto da non rendere un problema il fatto che accade tutto in un singolo scenario.
Se cercate un gorefest, Pontypool non è decisamente il film per voi, sebbene i pochi effetti speciali che abbia siano decenti, non è quel tipo di film che sarebbe stato reso migliore da secchiate di sangue finto e budella a drappeggio. Se invece siete pronti a vedere uno zombie movie speciale con un’ottima sceneggiatura e delle buone recitazioni, recuperatelo su DVD, non importa, ma recuperatelo.