Stagione: 1 di 1
Episodi: 13 + episodio di San Valentino 2018
Disponibilità in Italia: Crunchyroll, Steam
–Bozza
Se devo spiegare perchè decisi di guardare questa serie (basata sull’omonimo manga di Cool-kyo Shinja) quando uscì…. direi “draghi”. Decisamente più il tema drago che il tema “cameriere”, ma anche perchè sembrava assurda a sufficienza e non l’ennesimo show su idol, scuola, o serie tv che esiste per fare pubblicità ad un videogame o gioco di carte pensato per bambini. Crunchyroll italiano è troppo pieno di questa roba.
La premessa. Kobayashi è una OL (office lady) come tante, ma un giorno fa per uscire di casa ed andare al lavoro, e si ritrova davanti l’occhio di un drago verde ad aspettarla. Sconvolta, Kobayashi richiude la porta, crede di essere ancora ubriaca dalla notta prima, ma il drago dice di chiamarsi Tooru, si trasforma in una ragazza (sempre con corna da drago) vestita da cameriera, perchè dice che Kobayashi stessa le aveva detto che le piacevano le cameriere vittoriane la notte scorsa. Poi afferma che la ama, e che vuole sdebitarsi di averle salvato la vita servendola come cameriera.
Kobayashi è ovviamente molto confusa, ma siccome l’assurdo è già successo, decide di perlomeno farla restare, anche se non capisce o contraccambia l’affetto di Tooru, ma di draghi mutaforma che non ti vogliono uccidere (anzi) non ne capitano molti in giappone, quindi cerca di convivere con questa situazione a dir poco inaspettata…
–Inchiostratura
Il maggior problema con Miss Kobayashi’s Dragon Maid è che l’autore sembra aver prima creato i design invece dei personaggi, e si fosse ritrovato a dover collegare in qualche modo questi e creare una storia oltre la premessa del “cameriera drago che ama una donna d’ufficio un po’ fredda”. Molto sembra fatto a posteriori, o meglio, c’è l’idea generale che è sviluppata, ma è come se l’autore si fosse vergognato di fare “solo” uno slice of life, e ci avesse inserito qualcosa per cercare di non fare solo scene di vita quotidiana.
Un sacco di questo anime sembra che possa portare ad ulteriori sviluppi, che ci sia una trama maggiore che bolle sulla distanza, ma anche quando succede qualcosa… è come se non fosse successo nulla, di fatto, quando ci dovrebbe essere una rivelazione, od un colpo di scena, un qualcosa. É fatto spesso notare come Tooru venga da un altro mondo, che sì è un mondo fantasy vecchio stile (Kadokawa ha fatto bene a bannare dalle prossime competizioni per mangaka e scrittori il topoi dell’ “altro mondo in stile fantasy o GDR”), che almeno ha senso visto il design di Tooru è quello di un classico drago occidentale, non uno stile cinese.
Ci sono elementi e flashback che si ricollegano a quel mondo, ma alla fine ne sappiamo molto poco ed altrettanto poco esso influenza quello che succede nel normale mondo di tutti i giorni. Tanta fanfara per nulla, come l’episodio finale rende ben chiaro.
Per dire, molto presto il motivo per cui i vari draghi (un drago tira l’altro) entrano in scena nella città del mondo umano.. è dimenticato o messo da parte, ed è una pecca di sceneggiatura bella grossa, visto che il potenziale per fare una trama più interessante che coinvolge il mondo dei draghi e quello umano c’era eccome, ma non va da nessuna parte. Così come la relazione tra Tohru e Kobayashi, il che è un po’ frustrante visto come l’anime si possa riassumere bonariamente con “ah, quello dei dragoni gay”, voglio dire, capisco cosa vuole provare a dire l’anime, ma è molto peggio per come non porta mai in fondo nulla di quello che implicitamente vuole dimostrare.
Come se andasse bene l’idea di avere una cameriera drago che dichiara subito d’amare Kobayashi, ma ci fossero problemi a dipingere una vera relazione tra i due personaggi “perchè sono donne”, come se fosse un problema o non fosse mai stato fatto. Non capisco le mezze misure usate qui, seriamente si vergognano anche a far baciare le due, dopo aver stabilito da subito che c’è un dragone lesbico che si trasforma in forma umana come cameriera? “Doppi Standard” indeed.
Non c’è nulla di male a voler fare uno slice of life, però questo non è come Flying Witch o Yuru Camp in cui diventa presto chiaro che questa è una serie deliziosamente tranquilla, che ha come obiettivo darvi qualcosa di rilassante e genuinamente carino da vedere. Questo prova a fare di più (ed ho avuto la sensazione che lo facesse per doversi “giustificare” del fatto che era “solo” uno slice of life) ma senza mai andare a fondo, e ribadendo più volte messaggi anche belli, ma che erano già stati espressi -anche indirettamente – episodi fa.
Il personaggio che meglio incarna questo è Elma, un drago che appare nell’intro (sì, stavolta l’ho vista), ma non entra in scena fino all’8° episodio (di 13), e quando arriva baruffa con Tohru perchè sono di fazioni opposte, viene “comprata” con croissant alla crema, si mette anche lei a vivere lì tra gli umani, a lavorare nello stesso ufficio di Kobayashi, e di fatto esiste solo per far ingelosire Tohru per 2 episodi (a malapena), poi nulla, serve solo per scenette che da 4koma in cui è indecisa su cosa prendere o fare. Sì, si dimentica che era lì per un motivo, e vive lì come se nulla fosse, non è neanche “accoppiata” con un altro personaggio.
“Ormai è nell’anime, facciamogli fare qualcosa.” pare il sentimento generale per i personaggi minori.
Ad esempio Lucoa, abbreviazione di Quezacoatl (il famoso drago piumato della mitologia azteca) arriva lì (credo) per controllare Tooru (come Fafnir), ma di fatto va a fare una visita, trova un ragazzino mago nella città e decide di restare là perchè sì, giusto per farlo imbarazzare di continuo (è un ragazzino, dopotutto) e per trite, insipide gag sul motorboarding. È davvero un orribile stereotipo da anime, mi spiace, è orrendo come personaggio.
La cosa ridicola è che Fafnir (sì, quel drago) ha un maggiore arco narrativo, visto che sebbene finisca per rimanere anche lui lì “perchè sì”, sta a casa del compagno di lavoro otaku di Kobayashi, finendo per essere meno il drago che protegge i suoi tesori, e più “umano” (diventa un uber nerdone/otaku, il che ha più senso di quanto sembri), e la loro relazione è assai migliore rispetto a quella di Tooru e Kobayashi, perchè i due hanno una propria routine quotidiana che conoscono bene e si anticipano. É poco, ma è anche tanto. È più di quanto fa Kobayashi, che non si sbilancia mai a dimostrare l’affetto verso Tooru, e se lo fa è così poco che è quasi peggio di nulla.

Questi film di Kevin Smith diventano sempre più strani.
Per rendere la cosa ancora più miserabile, c’è anche una bambina, Sayaka, che è gay abbestia per Kanna, e la cosa ridicola è che anche la loro “relazione” (nel senso che Sayaka muore di imbarazzo anche solo quando Kanna la sfiora, ma a Kanna non frega generalmente niente di nulla) ha una migliore alchimia di quella tra Kobayashi e Tooru. Sì, c’è una scena con loro due che è “scomoda” a dir poco, che mi ha fatto sentire sporco, fuori tono con il resto dell’anime e che è pure superflua, visto come non ha seguito, il che mi fa chiedere perchè diavolo non l’hanno tagliata. URGH.
Non parlerei così tanto delle relazioni amorose tra i personaggi se l’anime non ci ponesse così tanta enfasi, ed allo stesso tempo mostrasse zero voglia di far progredire la relazione che dovrebbe essere la più importante e la base di tutto (solo nel penultimo episodio vediamo come è avvenuto l’incontro tra Tooru e Kobayashi, per dire). È frustrante e deludente, perchè ci sono dei dialoghi e dei momenti emotivi alquanto ben fatti, maturi, che lasciano spazio a sviluppi psicologici e comprensione tra i personaggi. Ed altri che sono miseri contentini per mantenere lo status quo.
Certo, il messaggio generale dell’anime non è “limona quel drago!” ma più uno sulla comprensione reciproca e sulla difficoltà della convinvenza, ma non cambia il fatto che proprio la protagonista sia la peggiore a comprendere il problema e comunque fare così poco per risolverlo di fatto, cosciente del fatto di essere ferma in un limbo d’indecisione e restia ad esternare i propri sentimenti, ma comunque non smossa a sufficienza da questo fatto. Ho sentito ipotesi che Kobayashi sia un avatar che rifletta le tipiche paure e problemi degli uomini d’ufficio tipo giapponesi, ma non conoscendo bene la società giapponese, non mi sento di sottoscrivere questa idea, sebbene abbia un suo senso.
Voglio dire, per quanto l’anime valga la pena di essere visto anche solo per Kanna (un drago piccolo che di fatto si comporta come ed è una bambina) che è schifosamente e seriamente adorabile, a volte sembra usata anche troppo perchè sanno che avrebbe funzionato meglio far fare qualcosa a lei invece di altro, e non mi sorprendo che ci sia uno spin-off manga su di lei.
É la parte migliore dell’anime, non esagero, visto che fa anche funzionare bene la dinamica della famiglia che di fatto prende luogo tra Kobayashi, Tooru e Kanna stessa.
Chiudendo sui personaggi, francamente non mi è piaciuta molto Tooru, non ho particolari simpatie per quel tipo di personaggio innamorato che è ossessivo verso l’oggetto del suo amore/venerazione, è energetico anche se non proprio intelligente o dotato di buon senso. So che molti apprezzano la caparbietà tipica di questo archetipo, ma meh, già visto mille altre volte, e meglio, francamente.
Voglio comunque dire che c’è del buono in questa serie, cavolo se c’è: l’animazione è davvero buona, il che non può sembrare ovvio, ma è consistente e nelle rare scene d’azione l’animazione sale di qualità notevolmente, fin troppo buona per uno slice of life. A volte vi beccate la faccia rotonda con sguardo all’insù à-la Peanuts che è veramente tirata via, ma è più una piccolezza che un difetto.

Schulz’s Shin-chan.
Ci sono molte scene divertenti, come quando devono inventare uno spettacolo teatrale natalizio per un centro di riposo anziani, e mettono assieme un majou shoujo, i 47 Ronin e la piccola fiammiferaia. XD O Fafnir che vede giocare un Dark Souls tarocco in cui ammazzano draghi, e decide comunque di giocare. Ci sono dei buoni dialoghi e molte scene gradevoli, assieme ad alcune …discutibili, ma a parte delle trite gag il writing è per lo più decente, con diverse battute di spirito e buoni momenti comici.
Per quanto riguarda i design… mh. É un pasticcio, a livello stilistico. I design dei draghi nella loro forma “drago” sono interessanti e variegati ma con una certa consistenza, mentre in forma umana è un guazzabuglio di clichè o comunque design non eccelsi, con Tooru che ha constatemente una tenuta da cameriera, Fafnir che sembra uscito diretto da Black Butler, Kanna ha una sorta di tenuta “gothic lolita tribale” che è adorabile, Elma che ha una tenuta da tribù fantasy dell’acqua (ed appropriata coda) e citando Twitter, Twitch e similia, è “THICC”.
Ammesso, c’è un motivo per commenti del genere, perchè a parte Kobayashi che è piatta come una tavola e Kanna che è una bambina, ogni personaggio femminile ha tette tendenti all’enorme e comunque ampiamente “moe” come direzione, con rotondità e “carinume” come motivi, visto che anche nelle forme umane gran parte dei draghi hanno ancora le corna e/o le code. Il discorso sulla sessualizzazione si farà un’altra volta che sono stufo di dover parlare e spiegare queste cose.
E poi c’è spazzatura stilistica come Lucoa, lo stereotipo della tettona con gli occhi da volpe (quasi sempre chiusi a serratura) vestita come Daisy Duke e con il cappellino da cui spuntano le corna che sembra Chopper di One Piece, quella che seduce ed imbarazza solo accidentalmente perchè le zinne ginormiche rimbalzano come budini. *Sigh* Orribile, orribile design.
–Colpi di china
Miss Kobayashi’s Dragon Maid è una serie slice of life che ha molto di buono ed è forse meglio di quanto potreste immaginarvi dal titolo e vedendo alcuni design (come Lucoa), con dei personaggi gradevoli, alcuni adorabili (Kanna), anche se non tutti sono sviluppati a fondo hanno una buona alchimia, e le battute sono spesso di buona fattura, con dei riusciti momenti comici ed anche molti situazioni che fanno spazio a discorsi maturi, e che aiutano a sviluppare le relazioni tra gli assurdi personaggi, dei draghi con forme umane che sembrano scelte un po’ a caso.
La serie però soffre in quanto si sente in obbligo di sovracompensare all’essere “solo uno slice of life”, con una trama in apparenza più importante a ribollire sullo sfondo, che però non va da nessuna parte e serve come scusa per giustificare la presenza dei personaggi, che iniziano a muoversi con motivazioni ed obiettivi precisi e poi decidono di rimanere scialli nella città umana per comodità loro e di trama. Venite portati a pensare che ci sia qualcosa verso il quale la serie va costruendo per il finale, ma… no, come se il regista si fosse accorto tardi che c’è da dare una struttura al tutto e non basta il concept per tirare avanti un’intera stagione, quindi beccatevi sto finale che è puro compromesso.
L’anime è al suo meglio quando fa lo slice of life che di fatto è, ironicamente gli sprazzi di trama che sembrano farsi sempre più rilevanti sono poco più di un peso di cui si farebbe volentieri a meno, un problema auto-impostosi che gli impedisce di riuscire in ciò che farebbe bene, e dal quale l’anime poi sgattaiola via, affidandosi un po’ troppo al “moe” (od a pessime gag ripetute) per cercare di distrarre dal problema.
Lo stesso si può dire di come ponga molta enfasi tra la relazione tra Tooru e Kobayashi (di fatto il motore di tutti gli eventi), però poi non sviluppando mai a fondo questa, ed avendo anche l’amicizia tra letterali bambine come un’esempio di migliore relazione rispetto a quella tra le protagoniste, in un caso di pavidità ed improvvisi doppi standard, perchè che esistano draghi lesbici va bene, ma il resto no, è improprio, “è immorale”.
Miss Kobayashi’s Dragon Maid nel complesso è sopra la sufficienza e non molto di più, fa diverse cose bene, ma finisce per inciampare sulla sua adorabile, goffa coda (ed inappropriato humour sessuale di poco gusto) quando cerca di fare più di quanto sa, ma rimane comunque godibile. Se siete curiosi dategli un’occhiata su Crunchyroll (o compratelo su Steam, c’è davvero), vale almeno una visione.
Una risposta a "[ZOATROPIA] Miss Kobayashi’s Dragon Maid (2017)"