Cosa: Episodio 1, 2 e 3
Dove: Crunchyroll
Potenziale: 2/5.
Nota in Italia come Kitaro Dei Cimiteri, questa è una serie assai vecchia, iniziata nel 1960 e conclusasi nel 1969 come manga da Shigeru Mizuki, che con questa sua opera (di sicuro la più nota, anche se basicamente fece “Death Note” 30 anni prima) aiutò a popolarizzare gli yokai, le varie creature e spiriti del folklore giapponese che oggi hanno anche una serie di videogame da Level 5 basata su essi.
Il manga fu pubblicato in Italia, e grazie ad un gentile prestito, ho avuto modo di leggere i primi 3 volumi, pubblicati dalla fu D/Books (sì, un altra loro edizione di un manga mai completata), quindi non sono completamente digiuno. Né lo è mai stato il panorama anime, visto che questa è una serie storica ed ha ricevuto tantissimi adattamenti animati, e questo nuovo adattamento è il sesto (escludendo un anime film ed anche un adattamento live-action), fatto per celebrare il 50° anniversario di anime su Kitaro Dei Cimiteri, non che abbia visto i precedenti.
La premessa è simile a quella del manga (e presumo degli altri adattamenti), ovvero racconta delle avventure di Kitaro, un ragazzino yokai con fare funereo (ed una frangia che copre un’orbita vuota) ma di buon cuore che lotta – usando il suo incredibile repertorio di abilità – per mantenere la pace tra umani e yokai, con l’aiuto di altre creature del foklore nipponico, spesso dovendo rimediare a crisi e problemi causati da yokai nel mondo umano.
Questo è valido anche qui, anche se al contrario del manga, il tutto rimane sul territorio nipponico e non ci sono mostri “esteri” come vampiri romeni o mostri cinesi, ed offre una storia nuova ambientata nel presente, con smarthphones, concerti di idol, social media, e qui Kitaro è chiamato in aiuto da una ragazzina delle medie, Mana, che gli scrive per “scherzo” ma così capisce che gli yokai esistono davvero, e diventa un personaggio principale.
Questo è forse il mio maggior problema, poiché Mana interviene nelle varie crisi e serve a legare le trame di una serie molto episodica in natura, ho capito che serve come “contatto umano” del cast altrimenti fatto di soli yokai, ma non mi interessa Mana come personaggio, e non credo aggiunga molto alla narrativa. Sarei ok con la narrazione più concentrata e meno sparsa rispetto a quella del manga (che era strana in modo e ritmo), visto che rimane comunque molto della formula originaria, una miscela di horror, shonen, comicità e soprannaturale, di fatto un horror per “bambini” con fantasmi ma anche elementi da tipico shonen d’azione (come i vari poteri e mosse di Kitaro).
Sarei se l’elemento horror non fosse notabilmente ridotto, il che posso comprende visto che la serie è curata dalla Toei (ben disegnata ed animata come vi aspettereste, con i design tradizionali mantenuti ma modernizzati a livello di tratto e stile), ma anche no, è Kitaro Dei Cimiteri, ha già molti elementi da manga per “bambini”, non c’è bisogno di abbassare il target (il che è buffo, visto che la versione originale della storia era molto più violenta e Kitaro molto meno affabile, e questa serie salta del tutto l’origine inquietante di Kitaro), non è Yokai Watch.
Sia chiaro, come anime per bambini/ragazzi (più i primi che i secondi) è ben fatto, lo è, ma tolto l’elemento nostalgia che potreste provare per la serie ed i suoi personaggi, non è nulla di incredibile e l’elemento horror è stranamente tenuto al guinzaglio, cosa che non rovina l’esperienza ma è assurda per Kitaro Dei Cimiteri.
Una volta accettato per quello che è, il nuovo Ge Ge Ge No Kitaro non è affatto male come anime, ma sappiate a cosa andate incontro, perchè questo non è l’adattamento fedele che potreste volere. Probabilmente vedrò comunque la serie fino a conclusione e ne riparleremo questo ottobre.