[ZOATROPIA] L’Isola Dei Cani (2018) | Fantastic Mr. Dog

L'Isola Dei Cani 2018 locandina
Disponibilità in Italia: Nei cinema

Bozza

Ben nove anni dopo Fantastic Mr. Fox (che per quanto assurdo sia da credere, non ho ancora visto, mi cospargo di pece e piume da solo, grazie), Wes Anderson torna a dirigere un film animato in stop motion, L’Isola Dei Cani (titolo che parodia la reale Isola Dei Gatti, Aoshima, dove non sono ammessi cani), sempre prodotto da Indian Paintbrush e la American Empirical Pictures dello stesso Anderson, debuttato al 68° Festival Internazionale del Cinema di Berlino, e distribuito qualche giorno fa nelle sale italiane da Fox Searchlight Pictures.

In un Giappone del futuro non troppo lontano, un’influenza canina si diffonde tra i migliori amici dell’uomo, il che da adito al nuovo autoritario sindaco di Megasaki City, Kobayashi, di firmare un decreto per deportare tutta la popolazione canina sull’Isola Della Spazzatura, ignorando completamente lo scienziato Watanabe, vicinissimo a trovare una cura.

Il primo cane deportato è proprio Spots, il cane da guardia di Atari Kobayashi, nipote del sindaco, che qualche mese dopo prende un aereo, deciso a trovare il suo cane, ma arrivato sull’Isola Della Spazzatura si schianta. Viene salvato da un gruppo di cani (tutti con nomi da leader) che lo aiutano nella ricerca di Spots, anche se il randagio del gruppo è ostile ad avere padroni, ma scoprono molto di più del previsto esplorando l’enorme isola-discarica, diventata carcere a cielo aperto per cani….

Inchiostratura

L'Isola Dei Cani 2018 exploring Trash Island

Potreste pensare che questa sia una tipica storia “ragazzo ed il suo cane”, e da fuori lo sembra, ma c’è molto di più, con complotti, macchinazioni, un avventura con cani parlanti ma decisamente NON pensata per intrattenere il vostro infante di età inferiore alle vostre dite dei piedi, non tanto perchè particolarmente grafico e violento (anche se si parla di cannibalismo in più di una scena), ma per l’humour secco, sottile (il cosiddetto deadpan humour), e scelte stilistiche – garbatamente annunciate ad inizio film – come l’avere personaggi che parlano quasi tutti in giapponese (senza sottotitoli di sorta) ma il latrato canino doppiato in italiano. Con un’ottimo doppiaggio che nulla ha da invidiare al cast di voci originale, che comprendeva Murray, Keitel, Edward Norton, Frances McDormand, etc.

Quello, e non so esattamente se il pargolo apprezzerebbe i vari riferimenti stilistici (e solo quelli, visto che è una storia originale e facilmente riconoscibile come una di Anderson) a Kurosawa, con la storia narrata in atti (e montata in maniera particolare), elementi narrativi e colpi di scena che starebbero altrettanto bene in un dramma storico nipponico, e la capacità di dare una sensazione di movimento, di comunicare moltissimo anche quando i modellini dei personaggi sono fermi o si muovono poco, davvero potreste capire l’atmosfera di una scena anche guardandone semplici fotogrammi, tanto meravigliosa è la fotografia, e la direzione altamente stilizzata di Anderson (tale da riuscire a rendere magnetica ed allettante anche una sequenza di preparazione di sushi in stop-motion) è sostenuta da una buona trama e dei gradevoli personaggi.

Questi si rifanno sì – in gran parte – alla tipica cricca di cani parlanti vista in moltissimi film animati, con il cane saggio, il randagio ostile e burbero, il cane da pastore femmina come misterioso love interest per uno dei protagonisti, ma sono ben caratterizzati, ed è difficile perlomeno non trovare simpatico anche il cane più secondario, o l’umano più cartoonesco (come Kobayashi stesso), perchè alla fine il tipo di caratterizzazione è molto da cartone animato (o fiaba), cosa molto appropriata visto che è una storia di avventura, coraggio ed amicizia tra uomini e cani, emotiva ma non melensa, con momenti seri ma non assurdamente ignara dei risvolti comici e ridicoli che presenta, tutt’altro.

Non prendetela troppo sul serio od aspettatevi un finale cupo per amor di “cupaggine”.

L'Isola Dei Cani 2018 a prophecy

Per quando riguarda la stop-motion in sé, è assolutamente fantastica, il ritmo incredibile, i modellini stupendi, ma questo già lo sapevo dal trailer. Wes Anderson era nato per fare animazione in stop-motion, ed anche se non lo era, sarei felicissimo se facesse solo film animati in questo modo per il resto della sua carriera.

Magari però sarebbe meglio sottotitolargli se devi lasciare i dialoghi in giapponese non doppiati, non che sia difficile capire molto dal contesto anche se non sapete il giapponese (anzi), ma avrei gradito poter seguire anche i dialoghi senza la traduzione postuma di un personaggio che serve quell’apposito ruolo.

La scelta di ambientare il tutto in un giappone vagamente distopico aiuta moltissimo la già ottima estetica (ogni singolo frame è ricco di incredibili dettagli, roba che vorrete vedere e rivedere più volte per essere sicuri che non vi sia sfuggito qualcosa), supportata da un tema fatto con tamburi taiko, tipico ma assolutamente perfetto, ed anche da musica “non nipponica” che ben complimenta il tono delle scene.

L'Isola Dei Cani 2018 pro dog protest.jpg

E sì, qualcuno della critica americana si è offeso per la rappresentazione della cultura giapponese ed “appropriazione culturale”….. perchè qualcuno voleva offendersi per qualcosa al posto del gruppo di persone che (presumevano) si sarebbero offese. La cosa che odio è che così ci credo la gente si stufa e vede male la critica, visto che ormai è routine sollevare polveroni a prescindere, al punto che anche quando l’argomento discusso è valido (perchè sì, non è sembre solo polvere), nessuno ci crede più visto quante volte un critico americano (e non) si offende ed oltraggia perchè è lunedì.

Quello e se non clickbaita non lo legge nessuno l’articolo, diciamo le cose come stanno.

Mi rifiuto di controbattere un argomento fazioso ed infondato come questo.

Colpi di China

Se siete familiari con i precedenti lavori di Anderson, non avrete bisogno di sentirvi dire che L’Isola Dei Cani vi piacerà di sicuro, ma se andate in brodo di giuggole per l’animazione in stop-motion, vi piace l’umorismo “secco” (stile La Storia Fantastica, La Strada Per El Dorado, My Name Is Earl, etc.), ed amate una forte estetica, L’Isola Dei Cani vi piacerà di sicuro.

Ma non c’è solo animazione stop-motion di altissima qualità, con modellini curatissimi, o riferimenti stilistici al cinema giapponese a potenziare il già forte stile di Anderson, ma anche una storia interessante, una riuscita variazione sul topos de “ragazzo ed il suo cane”, con un gruppo dei moltissimi cani deportati sull’Isola Della Spazzatura che aiutano un ragazzino a ritrovare il suo cane, sventrando un complotto del sindaco di Megasaki City a danno dei migliori amici dell’uomo, facendo guardia al ragazzo come ronin con ritrovato padrone da seguire e riabilitare al trono.

L'Isola Dei Cani 2018 kobayashi and watanabe.jpg

Molti tipici elementi che vi aspettate in un film su cani parlanti ci sono, ma sono affrontati con gusto, e con dei buoni personaggi canini (doppiati da diversi attori abili e noti come Bill Murray e Frances Mc Dormand nella versione originale), ed anche se è fastidioso che – per scelta stilistica voluta e subito annunciata – molti dei dialoghi giapponesi non siano sottotitolati o tradotti poco dopo, non cambia il fatto che L’Isola Dei Cani è divertente, stiloso ed accattivante, con un fascino magnetico che rende difficile staccare lo sguardo dallo schermo, per paura che vi perdiate qualche dettaglio delle ricchissime visuali.

Non lo consiglierei esattamente ai bambini, più che altro per l’umorismo, ma dipende da quanto amate i vostri figli, perchè se gli odiate davvero non gli porterete a veder questo, ma Show Dogs, così che possano perdere subito qualche cellulare cerebrale.

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