Disponibilità in Italia: DVD, Blu Ray, Netflix
Eccoci qua, per celebrare il 30 anniversario di Akira in maniera puntuale, al contrario di Nexo Digital che ha rimesso il film al cinema con un nuovo doppiaggio mesi fa, ma è un buono doppiaggio, migliore di quello storico (con alcune piccole eccezioni), che era comunque buono per l’epoca, quindi tutto ok.
Sì, lo so, una recensione di Akira, originale, girate gli occhi quanto volete, accetto la sfida di recensire un film su cui è stato detto tutto e di più, visto che i classici meritano di essere rivisitati nel tempo, e vedere se la loro fama e gloria è meritata, d’altronde la critica è un’arte cumulativa, e se prendessimo sempre tutto per sentito dire…. no, aspetta, lo facciamo anche con internet.
Piccola nota prima di iniziare: non farò paragoni con il manga (sempre scritto e disegnato da Otomo), in quanto non lo possiedo e non voglio rigurtirare pezzi di Wikia (sul perchè non lo possiedo, è che l’investimento per la raccolta completa è bello grosso, e cagare quasi 90 per una serie manga completa…. è un po’ tanto per me), ma credo valga la pena far notare che la trama del film – come spesso sentite dire – si differenzia molto dal manga, per scelta di Otomo stesso, e che nel 1988 il manga non era ancora terminato in patria (solo nel 1990 si concluse).
Per quanto credo sia superfluo dire la premessa di Akira, facciamolo comunque.
Nel 1988, un’enorme esplosione per poco obliterò Tokyo, ma quasi subito iniziò la ricostruzione e 31 anno dopo il fatto (che siglò la fine della Terza Guerra Mondiale) la città si ergeva, rinata come “Neo Tokyo”, ma afflitta da conflitti sociali, deliquenza giovanile rampante, povertà e squallidume dei ghetti, fanatici religiosi che riempiono le strade. In questo sogno-incubo al neon, tra le varie gang criminali giovanili, c’è quella dei “Capsules”, capitanata da Kaneda Shotare ed altri suoi amici, come il frustrato – e più giovane – membro del gruppo, Tetsuo Shima.
La gang finisce in lotta contro un’altra fazione di bikers, i Clowns, ma presto si ritrovano invischiati in qualcosa di molto più grosso che lotte tra gang, con Tetsuo che viene preso dai militari per esperimenti su poteri ESP e che impazzisce, facendo a pezzi la città con i suoi nuovi poteri psichici. I giochi di potere portano Kaneda ed alleati a far luce su un nome osannato dai fanatici religiosi e temuto dagli scienziati: Akira.
Non vi annoierò dicendo quanto influenziale fu Akira (già lo sapete e potete leggere intere tesi sul tema se cercate bene), ma sì, cazzo se fu importante nel popolarizzare l’animazione giapponese all’estero negli anni 80/90, a dimostrare come ci fosse altro rispetto ai prodotti per ragazzi/e (il concetto di animazione come strumento/stile solo per opere destinata ad un pubblico giovane era radicatissimo allora), e fece strada ad altri autori per farsi un nome fuori dalla patria terra.
La domanda più importante, secondo me, è se 30 anni dopo il film regge e tiene fede allo status leggendario (seminale, addirittura) che ha ottenuto nel tempo da fan e critica, od è un caso di sentito dire tramandato di generazione in generazione. Per dire, sono certo che molte persone che usarono od usano tutt’oggi una frase come “è il Quarto Potere/Citizen Kane di x” fecero il paragone senza mai aver visto il film (io l’ho visto, e credo che meriti eccome la fama e riconoscimenti che ha, ma non è questo il punto).
Ed a nuove generazioni, questo paragone è assolutamente inutile, anche perchè probabilmente non hanno mai sentito tale analogia, proprio.
Personalmente non vidi Akira fino a che non fu riproposto al cinema (con il doppiaggio storico italiano) da Nexo Digital nel 2013, per celebrare il 25° anniversario, e poi lo rividi quest’anno per il 30° (festeggiato in leggero anticipo), con uno nuovo doppiaggio italiano fatto apposta per l’occasione (ed un ottimo doppiaggio, come scrissi in un breve articolo, in gran parte superiore a quello vecchio). Ma ovviamente non dovete aspettare proiezioni speciali, perchè è disponibile su home video ed anche su Netflix (con il vecchio doppiaggio) da anni, e su altri servizi, di sicuro.
Sorpresa, sorpresa che non sorprende nessuno: 30 anni dopo Akira è ancora un superbo film d’animazione fantascientifico.
Già dall’inizio capite il tono e la volontà forte del regista, con una Tokyo che nello stesso giorno dell’uscita al cinema (sì, inizia con una scritta che ambienta gli eventi nello stesso giorno del debutto cinematografico in giappone) veniva obliterata in maestoso silenzio da un esplosione bianca. Wipe bianco, “zoom graduale” stile Solaris, e siamo 31 anni dopo, nel 2019, a Neo Tokyo. Questo è un grande modo di iniziare un film, con distruzione totale nel primo minuto.
Neo Tokyo certamente si rifà allo stile di “città del futuro” scritto dai romanzieri cyberpunk, con tutti gli stilemi dell’estetica sci-fi resa popolare da Blade Runner (neon ovunque, palazzi altissimi, pubblicità olografiche che svettano dai vari edifici), ma invece che mostrarci cyborg e disparità abissale tra classi, l’enfasi è sulla rivoluzione giovanile (è risaputo che Otomo fu colpito da The Strawberry Statement, noto da noi come Fragole E Sangue), che non si realizza in proteste universitarie, ma nella formazione di biker gang giovanili tematizzate (che fanno molto The Warriors, sebbene si rifacciano al movimento bosozoku, una subcultura giapponese che prese ispirazioni dai Chopper e Greasers americani), che si danno battaglia per le strade, noncuranti dei danni collaterali, che anzi si divertono a causare.
Sebbene l’estetica sia cyberpunk, quello di Akira è un mondo sconvolto da rivolte cittadine, repressioni della polizia, quartieri distrutti dai continui conflitti intestini, in cui nascono nuovi fanatisimi religiosi (anche tecnofobi) e si tessono cospirazioni anche tra le alte sfere di governo. L’elemento politico è tutt’altro che secondario, ma è ottimamente integrato nella storia da non fermare la narrazione (ed è anche usato per effetto comico in un’occasione), che ha come altro elemento importante la presenza di espers, persone con poteri psichici, che qui sono in gran parte composti dai Numbers, individui dotati di poteri ma con l’aspetto inquietante di bambini decrepiti.
A proposito dei personaggi, vale la pena far notare come i protagonisti non siano impeccabili, con Kaneda specialmente che è un teppistello, come il resto dei Capsules d’altronde, e la storia d’amicizia tra Tetsuo e Kaneda è una semplice ma memorabile, una credibile in cui rispetto ed ammirazione si trasformano in rivalità, esacerbata dagli eventi imprevisti vissuti da entrambi (teenager invischiati in eventi più grandi di loro, dopotutto, che rendono Tetsuo un mostro arrogante, ubriaco di un potere che finalmente possiede, ma allo stesso tempo infantile (da mettersi una cappa stile supereroe) ed instabile, ed indubbiamente uno degli antagonisti più carismatici dell’animazione giapponese.
Ed è raro che un personaggio militare sia dalla parte del giusto (o ben caratterizzato), specialmente in questo tipo di fantascienza, ma il colonnello Shikishima è tale, visto che non è un totalitario pazzoide e disprezza gli scienziati in quanto soldato, ma ha veramente a cuore il destino di Tokyo, ed è pronto a ribellarsi al suo governo pur di sistemare le cose, non è stupido od agisce d’impulso pur di dimostrare la potenza dell’esercito, o qualche stronzata simile.
L’animazione fu curata da TMS Entertaiment (nota prima come Tokyo Movie Shinsha), una delle case di produzione più vecchie del settore, responsabile di adattamenti animati di Detective Conan, Lupin III, Rocky Joe, D.Gray-Man ed anche noto per le sue collaborazioni con studi occidentali per show come Batman: The Series, Animaniacs, Ducktales, il film di Little Nemo, ed anche roba come Il Gobbo Di Notre Dame 2 (per qualche motivo). Tutt’ora lo studio produce diverse serie, di cui la più recente e notabile è Megalobox (ma considerate anche il loro adorabile slice of life, Sweetness & Lighting, è del 2016, ma per favore consideratelo uguale).
Ed ancora oggi l’animazione è semplicemente da bacio, con un’enorme budget per l’epoca che non andò affatto sprecato, con visuali memorabili (nonostante l’estetica non fosse originalissima già allora), personaggi animati meravigliosamente, corse ed inseguimenti d’alto bordo, violente sparatorie, scene surreali (e spesso grafiche), anche un briciolo di CG che non è invecchiata così male come pensereste (perchè già il resto del film non costava abbastanza), il tutto con gli ottimi – e riconoscibili – design dei personaggi di Otomo. Fu l’anime più costoso di sempre allora, e si vede.
L’animazione è fluida, pulita, dinamica, e raggiunge l’apoteosi in momenti ben noti (come la trasformazione fuori controllo di Tetsuo) che sono ancora oggi incredibili, pura delizia per gli occhi, impressionanti come 30 anni fa (ho i brividi ogni volta che lo rivedo), o l’”allucinazione” di Tetsuo (con i giocattoli giganti ed il mare di latte, sì, è latte, simpaticoni) dentro la sua stanza che gli fa scoprire l’A-Room. E porca puttana, la colonna sonora da Tsutomu Ohashi (noto anche come Shoji Yamashiro), semplicemente divina, davvero, non ho altro che plausi per la OST incredibilmente atmosferica e calzante di Akira.
La storia è ottima, con molte sottotrame e tematiche che il film giostra con maestria, ma ci sono alcuni punti che non sono chiarissimi, come il motivo dietro il sequestro di Tetsuo da parte dell’esercito, ma è poi spiegato da Tetsuo stesso, piuttosto il finale, specialmente quello. Nello specifico, cosa la frase finale (usata anche nei vari trailer, quindi “spoiler” sti cazzi, è un film del 1988, ed Aerith muore, btw) “Io Sono Tetsuo” implica. Potrei dir cazzate, ma da quello che ho capito, implica che Testuo (ora parte della collettiva ed immensa massa di energia assieme ad Akira ed i Numbers) abbia rilasciato l’energia enorme in un altra dimensione o pianeta, invece che su Neo Tokyo, annunciando sé stesso come per imporre il suo volere, a mò di divinità (e certe inquadrature suggeriscono tale angolo).
Ho letto alcune persone criticare il ritmo della narrazione, dicendo anche porcherie come “eh, è bello solo nella prima metà, poi Otomo non sa come procedere”, perchè tanto chissenefrega se non ho visto il film che voglio criticare o ripeto come un pappagallo una critica assolutamente falsa (si può dire tanto, ma è fattualmente sbagliato dire che “non succede niente” in questo film), probabilmente fatta da un troglodita incapace di comprendere cosè il ritmo della narrazione, e quando non vede esplosioni giganti e mostri ogni 3 secondi fa “eh, ma non succede nulla, uh”.
Od un’altro che non ha mai visto il film ma ha comunque un’opinione inutile da condividere.
Kaneda che distrugge una moto lanciandola contro un muro per sfogarsi (dopo aver saputo cosa ha fatto Tetsuo agli altri del gruppo), quello era e rimane un momento strano di cui capisco l’intenzione, ma meno il modo. Boh. Così come rimane un po’ buffo vedere Kaneda che usa massi per combattere Tetsuo quando ha finito le munizioni, pensava davvero di prendere a sassate uno con poteri psichici che gli permettono di spappolare la gente sul soffitto? XD
Commento Finale
Per quanto a molti potesse sembrare superfluo rivalutare Akira, sapete cosa, per il 30° anniversario di un classico mi sembra semplice cortesia rivisitarlo e vedere se davvero il tempo ha reso il film di Katsuhiro Otomo meno godibile, senza basarsi su impressioni e memorie e mai discutere davvero, affidandosi a sentiti dire.
Non che dovessi, avendolo già rivisto mesi fa con il nuovo doppiaggio italiano, ma ogni scusa è buona per rivedere Akira, che sì, è un classico vero e proprio, con una storia che unisce rivolte sociali (passando per i tumulti giovanili, con gang di giovani biker che si combattono tra loro) in una Tokyo post-apocalittica e persone con poteri psichici, visuali impressionati e da brividi tutt’oggi, anche grazie all’incredibile (e costosissima) animazione, ma anche per una direzione artistica familiare (l’influenza di Blade Runner si sente) ed originale allo stesso tempo, con degli ottimi personaggi (memorabile la rivalità-amicizia tra Kaneda e Testuo, quest’ultimo uno dei villain più carismatici dell’animazione giapponese), tutti ben caratterizzati, una colonna sonora superba, scene d’azione fantastiche.
Sono felice di dire che è stato “inutile” testare il film per questo anniversario, non è un caso od esagerato l’impatto che ebbe sull’immaginazione di milioni, né la sua fama immeritata (o gonfiata da anni di sentito dire), e vi invito a rivederlo se non l’avete fatto negli ultimi. Alla peggio, avreste rivisto Akira, il che è sempre una vittoria. 🙂
Quindi, che altro dire, Tokyo, attenzione a costruire stadi olimpici, manca giusto un annetto.
Parleremo del manga appena ci metto le mani sopra (e del film live-action che la Warner Bros. eventualmente farà), e di altre opere di Otomo, come le diverse antologie (Robot Carnival dice nulla?), rizzate le antenne!