Stagione: 1 di 1
Episodi: 13
Disponibilità in Italia: Youtube (sottotitoli su canale della Yamato Video)
–Bozza
Ci avevo fatto un numero Primacrema sopra un paio di mesetti fa, ed ora che l’anime è giunto alla sua conclusione (a meno di una eventuale – ma non improbabile – seconda stagione), parliamone di questa amabile “versione nipponica” de Esplorando Il Corpo Umano… ed anche Osmosis Jones, senza segmenti in live-action, tra le altre cose.
Più Esplorando Il Corpo Umano che Osmosis Jones (per quanto capisco, non ho mai visto per intero quel film), e l’anime si premette di essere educativo sull’argomento, ma senza sacrificare la godibilità dello show, quindi è impostato come uno shonen episodico, con una nuova minaccia che ogni giorno le cellule dedite alla difesa del corpo umano devono debellare, e che di solito vede come protagonista una cellula rossa (con design stile corriere postale, appropriatamente) ed un eritrocita, un globulo bianco rappresentato come una forza speciale che assale a coltellate i batteri con la velocità e dedizione di Alexander Andersen.
Perchè questo è un’anime, e l’idea che nel vostro corpo ci siano corrieri di Amazon, maid assassine con enormi mannaie, pazzi fanatici che prendono a coltellate elementi estranei come se dovessero assassinare lo zar…. è onestamente molto più interessante e divertente che una semplice escursione guidata a scuola, ma anche qui ci scappa spesso il morto, se non state attenti.
–Inchiostratura
Nonostante quanto possiate pensare, Cells At Work (basato sull’omonimo manga di Akane Shimizu) ha ben chiaro il suo scopo educativo, e non vi presenta malattie assurde come la difalia per cercare di essere sensazionalistico, ma perlopiù prende eventi banali come un graffio e mostra l’impatto che essi hanno nel mondo interno del nostro corpo, e come questo reagisce a questi per evitare che voi possiate morire per una cazzata, ogni singolo giorno, come la narrazione iniziale vi ricorda ad ogni episodio, che sì nel vostro corpo ci sono milioni di cellule che “lavorano per voi!”, senza essere pagate.
L’argomento più controverso trattato dall’anime è decisamente il cancro (sì, davvero), che è rappresentato in maniera – da quanto capisco – corretta a livello medico e nel contesto della storia, ma un po’ troppo leniente, fanculo il cancro, punto. Fanculo.
Per il resto, gli argomenti degli episodi sono perlopiù malattie e reazioni assai normali e comuni, trasformate in battaglie contro batteri che hanno la forma di nemici mostruosi o situazioni di crisi utili a mostrare i vari tipi di cellula e la loro funzione (ed abilità) all’interno del corpo, oltre a momenti più rilassati in cui l’anime fa worldbuilding, immaginando i polmoni come una sorta di alveare meccanico in cui vedreste costruire un mecha, lo starnuto come un razzo sparato via dopo che un batterio è stato messo in una sfera stile Super Monkey Ball, un graffio che scatena la distruzione di Tokyo nel 1988, etc.
Sebbene sia uno show divertente, va detto che è ben lungi dall’essere perfetto, tutt’altro.
Il formato episodico – in un certo senso inevitabile – permette sì di mettervi in condizione di vedere subito l’episodio senza troppo crismi a cui badare, ma alla lunga pesa appunto perchè segue la formula “mostro/batterio della settimana”, con un tipo di malattia e scenario che cambiano (l’influenza immaginata come un’apocalisse zombi, ad esempio) ma che ogni volta coinvolgono il globulo bianco assassino e la tonta eritrocita che viene attaccata mentre si stava perdendo – di nuovo – nella circolazione sanguigna, tanto che non sorprende molti pensino lo show abbia solo questi 2 personaggi, visto quanto spazio ricevono in (quasi) ogni episodio.
Il che è un po’ un problema quando considerate i numerosi tipi di cellule ed apparati esistenti nel corpo umano (alcuni che l’anime ha già) che potrebbero essere mostrati senza coinvolgere i soliti due personaggi principali, ma a parte alcuni rari episodi (che danno un po’ di caratterizzazione ai personaggi e svicolano dal formato “mostro della settimana”), Cells At Work ha la struttura narrativa dei Mighty Morphing Power Rangers.
Le eccezioni alla formula sono gradite, (lasciando perdere il divertente fatto che i personaggi siano specifiche cellule, e di come ne esistano zillioni come loro), il che è una buona scusa per usare alcuni amati clichè anime come il flashback dei personaggi da giovani (quello delle cellule T è a metà tra un anime sportivo ed un film di guerra) per mostrare come fossero diversi allora , e dare un briciolo di caratterizzazione in più, ma nulla di epocale, non mi aspettassi davvero molto di meglio, ma non è esattamente un pregio quando la varietà poteva essere migliore… ma non lo è.
Una cosa in cui l’anime riesce bene è il worldbuilding, non così semplicistico ma neanche eccessivamente profondo per amor di complessità, per cercare di dare un senso e logica eccessivamente dettagliati e inutili, perchè altrimenti vi verrebbe da chiedervi voi dove siano le cellule in sciopero, le cellule suicide, perchè nessuno si ribella alla draconica tirannia, perchè quella cellula ha una copia de Il Capitale nella sua stanza, e cose simili.
Non è questo il caso, qui le cellule lavorano giorno dopo giorno, si prendono qualche pausa, un tè od un gelatino ai distributori (che ovviamente ci sono), ricevono i pacchi di ossigeno a casa, ricevono comunicazioni ed aiuti da altre cellule dedita a specifiche funzioni, ed il tutto funziona così, punto.
E no, non parlano delle api e dei fiori, si evitano proprio quell’argomento, il che è sensato per il target inteso (ragazzi), ed è molto gradito, onestamente non volevo vedere come Cells At Work avrebbe affrontato o rappresentato l’apparato riproduttivo. E per quanto il formato sia limitante (con il terz’ultimo episodio che fa esclamare “di nuovo?!”), v’è da dire che c’è il tentativo di tenere un po’ di continuità e di dare un po’ di impatto al tutto, con l’episodio finale in due parti che è un buon modo dove concludere. Inoltre, avendo letto il manga (di cui questa stagione adatta i primi 4 volumi, editi in Italia dalla Star Comics), posso dire che la selezione dei vari capitoli da adattare è stata per lo più ben fatta.
Un problema minore, ma devo dire che, per quanto apprezzi il lato educativo di Cells At Work, alla lunga diventa un po’ paternalistico avere sia il testo a schermo che spiega una nozione come “circolazione sanguigna” ed il narratore allo stesso tempo che dice la stessa cosa, voglio dire, so leggere, ma una cosa minore.
Come rimane… i design dei personaggi! Sono tutti molto gradevoli e spesso carini, il che non mi sorprende davvero dopo decenni di “giappone anime” che antropomorfizza qualsiasi cosa possibile, siano navi da guerra, terme, lavatrici, etc, ma non c’è fanservice, ed i design hanno senso con la cellula che dovrebbero rappresentare….. almeno nel caso degli eritrociti (il cui cappello richiama la loro vera forma/aspetto), ma d’altronde se le cellule avessero il loro reale aspetto, avremmo qualcosa del genere, quindi meglio i design scelti, che o comunicano molto bene la loro funzione, o sono gradevoli nella loro assurdità, come la maid maternale con mannaia, il tizio che sembra uscito da La Città Verra Distrutta All’Alba, le piastrine come il “battaglione asilo”, oltre ai design dei batteri, che – di nuovo – fa molto super sentai.
Non ci molte serie tv animate che rappresentano un parassita intestinale come una murena, presumo sia questo quello che voglio dire.
L’animazione (curata dalla David Production) è decente, con buoni disegni, fondali colorati e più dettagliati del previsto. alcune gag facciali molto carine, ma nulla di particolarmente eccelso a livello di scene d’azione o combattimenti, o nulla di particolarmente tirato via se per quello, con alcuni momenti notabilmente più curati, ma di nuovo, più che dignitoso a questo riguardo, quindi smetterò di ribadire la stessa cosa. Opening assai caruccia.
E come già detto nelle prime impressioni, sì, è incredibile che ci sia più sangue in 3 episodi a caso di questa serie che in interi archi narrativi di molto serie shonen, immaginavo l’aspetto “educativo” basti come scusa. XD
–Colpi di china
Cells At Work non è un anime “da non perdere”, ed ha alcuni difetti tutt’altro che minori, come personaggi mononota, ed un formato episodico che si concentra eccessivamente sulla cellula rossa e cellula bianca, elevati a protagonisti quando l’anime potrebbe benissimo dare più spazio agli altri personaggi (che pur ci sono), e meglio sfruttare il soggetto particolare per mostrare molti più sistemi e apparati del corpo umano in versione anime.
Non che ci sia una certa varietà di cellule, batteri e parti del corpo mostrate, ma rimane la sensazione che il corpo umano sia poco più grande di un rione (invece della super ultra megalopoli interconnessa che potreste aspettarvi), e si poteva fare molto di più a riguardo, se i personaggi non sono caratterizzabili più di tanto perchè…. beh, perchè sono cellule antropomorfe, rappresentate sotto forma di vari archetipi anime.
Detto ciò, questa versione battle manga de “Esplorando Il Corpo Umano” è assai divertente e gradevole perchè riesce ad educare ed intrattenere allo stesso tempo, rendendo cose banali come escoriazioni catastrofi critiche per il corpo ed i suoi “abitanti”, risultando creativa ma senza esagerare con la gravità o l’improbabilità dei malanni o ferite, che sono sorprendentemente normali, credibili, quotidiani.
L’animazione è più che decente, ci sono diversi momenti molto divertenti, ma anche se alla lunga la formula perde colpi per ripetizione e vedere tizi in tute d’assalto accoltellare violentemente un bacillo non è più incredibile come le prime volte, rimane divertente vedere come il “mostro della settimana” verrà sconfitto, le interazioni tra la varie cellule (proteggete le vostre piastrine, mi raccomando).
Cells At Work è buono quanto basta (era quello che mi aspettavo dal trailer), ed in questo caso credo vada benissimo anche se non è ottimo o punta in alto, anche se poteva essere migliore.