Non ho molto preambolo da fare stavolta, visto che so del film stesso solo grazie a James Wan (meglio noto come regista dell’originale Saw, The Conjuring, Dead Silence, Fast & Furious 7, e del futuro film di Aquaman) che su Twitter diceva “il mio amico Leigh Wannell ha fatto sto film chiamato Upgrade, e vorrei lo vedeste”. Ed un amico davvero, visto che Wannell ha creato la serie Saw assieme a Wan e ha scritto le sceneggiature fino al terzo Saw (inteso come finale vero e proprio della serie, magari), ed hanno continuato a collaborare per quasi tutta la serie di Insidious.
Ma questa è una creatura decisamente sua, in quanto Wannell scrive e dirige qui, in quello che non è un horror, ma un film di fantascienza su cui sapevo ben poco prima di vederlo, ed uno che non è stato decisamente pubblicizzato molto, sia online (davvero, se non fosse per Wan, forse non avrei scoperto questo film e non avrei programmato questa recensione con largo anticipo) sia qui in Italia, con pochissimi spettacoli al mio cinema locale, e zero pubblicità.
CYBERPUNK OF TOMORROW, TODAY
Siamo nel futuro, non dichiaratamente un futuro cyberpunk (manca l’ossessione per il neon e le visuali cittadine dall’alto, ma molti degli elementi ci sono), ma uno scenario prossimo che possiamo vedere come assai probabile, considerato che, sebbene gli impianti cibernetici e gente che gioca in VR per settimane non siano ancora roba normale di tutti i giorni, auto e case che possiamo gestire via comandi vocali ( e che registrano tutto) sono ormai cose a cui non pensiamo più, sono realtà, banalità.
Tutto ciò non interessa davvero un cazzo a Grey, che ama sistemare la sua Firebird a casa nel tempo libero che il lavoro della moglie (una donna in carriera impiegata in una società tecnologica per la creazione di impianti e bracci robotici) gli regala, senza interesse alcuno per il digitale e “quella roba lì”. Ma una sera la macchina ha un malfunzionamento, gli porta lontani e gli coinvolge in un incidente. Poco dopo, delle persone armate in tenute mercenarie gli attaccano, con Grey paralizzato completamente e sua moglie uccisa davanti a lui.
3 mesi dopo Grey è vivo, ma è un tetraplegico. Nonostante le macchine in casa gli permettano di essere accudito anche senza aiuto di altre persone, la mancanza della moglie lo divora, e gli fa cercare il suicidio, nei limitatissimi modi in cui le sue condizioni gli permettono. Ma una precedente conoscenza dell’uomo lo va a visitare, offrendogli la possibilità di provare una sua creazione ignota al mondo, lo STEM, un chip biomeccanico che gli permetterebbe di tornare a camminare, ricreando i collegamenti tra cervello e corpo.
Grey accetta, ma lo STEM si rivela ancor più prodigioso del previsto, e con le impreviste potenzialità che gli fornisce, il pensiero volge sempre di più alla vendetta, brutale vendetta verso i responsabili che la polizia ancora non riesce a trovare ed assicura alla giustizia, nonostante ora abbia anche i droni.
LEVEL CAP MAXED
Senza fare grossi spoiler, lo STEM è davvero un pezzo di tecnologia “miracoloso”, ma il modo in cui funziona è un po’ diverso da quanto potreste pensare, rendendo Grey una sorta di cyborg, una sorta perchè è come se fosse fuso con un’automobile dotata di IA centralizzata che risponde e comunica con lui, e può eseguire alcune funzioni se Grey glielo permette, come trasformarlo da tetraplegico a macchina assassina perfetta con forza sovrumana.
E la regia di Whannell prende questo a cuore nelle scene d’azione (e non solo), dove il fantastico camerawork è decisamente spettacolare, con battaglie tra superuomini in cui la visuale si piega e contorce con i pugni subiti e movimenti, quasi come se fosse una visuale in prima persona videoludica, un’interfaccia che risponde assecondando i movimenti del corpo, gli sbalzi, ed è incredibilmente soddisfacente, NON un caso di montaggio rapido per mascherare coreografie non eccelse, NON una stilizzazione usata nel tentativo di rendere più interessante con la velocità qualcosa di mediocre in sé, per niente, ma un ottimo modo di rendere più accattivante l’esperienza.
E quando le cose si fanno violente, il film decisamente non si tira indietro, facendo sorgere la domanda (nel caso non sapeste del suo lavoro su Saw) se – forse – il regista venisse da un background horror, viste le condizioni in cui alcuni cadaveri si ritrovano, ma a parte alcuni momenti assai grafici (come il “sorriso braziliano”) di assai soddisfacente gore, il film non è particolarmente incentrato sul gore, ma piuttosto sulla storia di Grey, che sembra una tipica di vendetta (declinata nel cyberpunk sotteso), ma riserva non poche sorprese, ed è semplicemente scritta assai bene.
Sì, in essenza è una variazione sulla tipica trama sci-fi in cui la tecnologia restituisce la vita a personaggi uccisi o feriti a morte, dando al protagonista un occasione per vendicarsi con il suo nuovo corpo potenziato, e tocca molte tematiche altrettanto familiari al cinema di fantascienza moderno, specialmente l’invasività della tecnologia nelle nostre vite quotidiane e la dipendenza sempre più profonda che abbiamo verso essa, ma Upgrade riesce ad offrire una sua variazione molto interessante, con ottimi personaggi, un tocco di comicità gradita, ed uno dei migliori finali che abbia mai visto per questo genere di film.
Commento Finale
Non sapevo esattamente cosa aspettarmi dal film di Leigh Wannell, sia per lo zero marketing fatto al film qui in Italia (ed anche online), sia per la trama che – almeno dalle brevi sinossi trovabili online e su programmazioni dei cinema – non sembra particolarmente interessante, visto che – in essenza – sembra la tipica storia di vendetta sci-fi (in lowkey cyberpunk), con il protagonista resuscitato o salvato in extremis da tecnologia all’avanguardia, e pronto a mettere in atto la legge del taglione con il suo corpo potenziato in nome della moglie morta.
Ed il fatto che stavolta non è Murphy (o Briareos) ma un tetraplegico a subire il “trattamento cyborg” (circa) non è irrilevante, una semplice sostituzione per fingere varietà, ma porta a scenari e situazioni interessanti, con una sceneggiatura che rivela non poche sorprese (il finale, poi, che finale), offre ottimi personaggi, e scene d’azione ipercinetiche fortemente stilizzate via un superbo camera work, che spesso non disdegnano gore assai grafico. Ed anche un po’ di comicità nera, poca ma adeguata e gradita.
Se volete vedere un ottimo (se non fantastico) film di fantascienza che prende molti stilemi tipici del genere ed offre una delle più interessanti variazioni sul tema del Mensch Machine (che ben cattura ed aggiorna per il periodo alcuni degli incubi tecnologici del cyberpunk), vi consiglio assolutamente di recuperare Upgrade, e ringrazio James Wan per averne fatto pubblicità su Twitter al “film dell’amico”.
Indubbiamente uno dei migliori film che abbia visto quest’anno, senza dubbio.