AD 2019: Cambiamenti sul Wise Cafè [LISTA BONUS INSIDE]

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(Articoli e recensioni ripartiranno il 4 gennaio, btw)

Vorrei non dove comunicare altri cambiamenti al programma, ma per amor proprio, del blog,  dovrò ridurre l’input, anche perchè il mio lavoro normale mi impegna a sufficienza, e vorrei imparare il giapponese (oltre a respirare ed evitare che la mia testa faccia la fine della vecchia Tokyo).

Quindi, per quanto vorrei poter fare di questo il mio lavoro principale ogni singolo giorno, nel nome di un ragionevole compromesso ecco cosa cambierà, cosa ci sarà di nuovo, etc. Continua a leggere

Xmas Break

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Come già detto nel “Preview Of Upcoming Attractions” di questo mese, il blog sarà in pausa dal 25 al 30 dicembre (compresi), ci rivediamo il 31 per un articolo sul futuro del blog (volevo fare una piccola lista sui film migliori/peggiori con cura, ma non ho avuto tempo causa altro lavoro), io nel frattempo recuperò alcuni film che dovevo/volevo vedere molto prima, come il benedetto Roma di Alfonso Cuaròn (sì, lo so, lo so), tra le altre cose.

Buone feste!

 

GRIND CAFE EX #20: Krampus Karols II

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Torniamo in territorio familiare per gli horror natalizi, con il suo nuovo sottogenere che è praticamente andato a soppiantare lo slasher con babbi natale assassini, ovvero la Krampusploitation, con vari registi horror ignoti che dal 2013 hanno pompato vari diversi film orridi sulla figura leggendaria del Krampus, una sorta di “Babbo Natale malvagio” che la vigilia di Natale punisce i bambini cattivi portandogli via, o peggio.

L’unico film valido che ho visto fin’ora sul Krampus è quello di Michael Dougherty (in Italia noto come “Krampus: Natale Non É Sempre Natale”, quindi quello rimane l’unico film sul “Diavolo Natalizio” da consigliare. Cosa che non posso dire dei due film di Krampus recensiti in questo seguito del numero natalizio dell’anno precedente (in cui recensii gli abominevoli film di Jason Hull sul soggetto), opere di Robert Conway, sconosciuto regista americano di cui potrei citare alcuni film dalla pagina IMDB, ma a parte Krampus Unleashed (recensito in questo numero), dubito abbiate mai sentito nominare alcuno degli altri suoi film.

Tempo di trangugiare eggnogg e buttarci un’altra volta nella neve contaminata di film sul Krampus con budget bassi ed attori pessimi, nella tradizione di vedere brutti film e cercare di spremerne il meglio, e darvi qualcosa di cui ridere (invece che piangere) sotto l’albero! Continua a leggere

Gohatto – Tabù (1999) [RECENSIONE]

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Dicembre scorso abbiamo parlato di Merry Christmas Mr. Lawrence (noto anche come Furyo), quindi ritengo appropriato tornare a parlare di Nagisa Oshida con Gohatto (adattamento del romanzo Shinsengumi Kepporoku di Ryotaro Shiba), il suo ultimo film (ed il suo ritorno alla regia, dopo un decennio di lavoro critico-accademico e dopo un’ictus che lo aveva colpito 3 anni prima) , visto il simile tema. Continua a leggere

[EXPRESSO] The Other Side Of The Wind (2018) | Mrs. Phells Fishsticks Forever

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Prima di tutto, devo far notare come questo film sia stato filmato tra il 1970 ed il 1976, ma infine distribuito solo quest’anno via Netflix, 40 anni e passa dopo, ancor più di The Man Who Killed Don Quixote…. o Death Bed: The Bed That Eats, film che altrimenti non hanno nulla in comune.

Un caso particolare comunque, visto che fu girato da Welles assieme a vari amici registi ed attori (tra i quali Peter Bogdanovich), ma è innegabilmente un film di Orson Welles, uno che tocca un argomento insolito per il regista, e comunica con l’eredità di un certo cinema europeo E quello hollywoodiano, satirizzando entrambi, e facendo una riflessione (anche auto-biografica, visti i paralleli che si possono tracciare) sul rapporto regista-attore, e sul cinema stesso.

Il setup è quello del “film dentro il film”, con un vecchio regista hollywoodiano, Jake Hannaford, che dà una festa per mostrare il suo ultimo progetto, un film ancora incompiuto chiamato “The Other Side Of The Wind”, estremista, senza dialoghi, con molta nudità e con un bassissimo budget, proiettato per far contenti i suoi “seguaci”, cinefili, giornalisti ed altri curiosi. Ma questo party – assai grottesco – è anche occasione per vedere le crepe, non solo quelle sul volto del regista (che mette in discussione anche la sua sessualità), ma nella moltitudine di persone che lo seguono, e nell’immagine di “uno e trino” che essi vogliono proiettare su di lui.

Il modo in cui è girato è interessante, come un mockumentary, alternando bianco e nero con parti in colore, ed usando molte inquadrature ravvicinate dei volti, spesso oscurate parzialmente o riprese in forte ombra (maggiormente enfatizzata dal bianco e nero). Non so ancora se definirlo un capolavoro postumo, e se – parafrasando The Critic – “(i film) sono ancora meglio da morto!”, ma senza dubbio, ne è valsa la pena.

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[EXPRESSO] Macchine Mortali (2018) | Brits und (Castle) Panzer

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Adattamento dell’omonimo romanzo di Philip Reeve, prodotto e sceneggiato da Peter Jackson, Macchine Mortali è la storia di come se devi fare un futuro post-apocalittico, tanto vale che lo fai steampunk, con fottute città-carro armato mobili che costantemente si cacciano a vicenda al fine di espandersi ed ottenere sempre più scarse risorse

Così scarse al punto da chiedersi perchè cazzo avere città-carro armato se consumano così tanto, ma è quel tipo di storia in cui farsi queste domande non aiuta nessuno.

Tom è un giovane apprendista storico che non è mai stato fuori dalla città ambulante di Londra, e che interviene quando una giovane ragazza di nome Hester prova ad assassinare il capo gilda Valentine, ma finisce per scoprire qualcosa che non avrebbe dovuto, ed i due si ritrovano sbalzati via dalla città mobile di Londra, costretti a collaborare per sopravvivere nel mondo selvaggio che esiste fuori delle città.

Il romanzo originale è per adolescenti, e si vede, con la caratterizzazione un pelo troppo adagiata su clichè, il modo un po’ troppo manicheo in cui tratta le tematiche di classismo e geopolitica (e gli altrettanto ovvi paralleli storici che traccia), ed il tipo di narrazione che intende far sentire potente il lettore “young adult” attraverso i protagonisti e le loro battaglie.

Ciò non scusa la storia un po’ derivativa, ed anche se ha alcuni momenti emotivi genuini, diversi di essi sono clichè di genere visti milioni di volte, e fatti meglio. L’azione è spettacolare quanto basta, e la narrazione scorre, anche troppo, visto che il film diretto da Christian Rivers chiaramente ha fretta di condensare un intero libro in 2 ore di film, con le interazioni tra personaggi danneggiate che soffrono per questo, e la parte finale è un po’ estenuante.

Semplicemente, un film “ok”, ma non esattamente per me.

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P.S.: se dessi voti da 1 a 10 con i mezzi punti, Macchine Mortali sarebbe un 5.5 su 10, c’è qualcosa che lo salva dalla pura mediocrità, c’è qualcosa oltre lo standard, decisamente, ma anche altri problemi che quasi “annullano” le cose positive.

Rogue One: A Star Wars Story (2016) [RECENSIONE] | Rebel Rebel

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Siccome quest’anno non abbiamo nessun lungometraggio di Star Wars nei cinema per il periodo natalizio, direi di parlare di Rogue One: A Star Wars Story, che non recensii nel 2016 poiché lo vidi nel periodo di pausa del blog, e rivedendo la recensione che volevo pubblicare all’epoca (ricontrollate quello che scrivete, più e più volte, bimbi), è meglio ripartire freschi, con una seconda visione del film (che è ancora su Netflix nel momento in cui scrivo, cioè inizio dicembre 2018) ed una recensione rifatta da zero.

Quello, e non me la sentivo di recensire il famigerato Star Wars Holiday Special, neanche per celebrare il Life Day. *Rrrrrrr-ghghghghgh * Continua a leggere

[EXPRESSO] La Casa Delle Bambole – Ghostland (2018) | Loving Lovecraft

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Pascal Laugier (meglio noto per Martyrs, che ho sentito nominare più volte ma non ho mai visto) torna nei cinema con Ghostland, che inizia mostrando una madre e le sue due figlie (Beth e Vera) spostarsi nella assai inquietante casa ereditata dalla loro defunta zia, ricolma di cimeli e vetuste bambole . Ma durante la prima notte una banda di assassini irrompe in casa, e nonostante la madre riesca ad avere la meglio sui criminali, gli eventi di quella notte cambiano per sempre le vite delle figlie.

16 anni dopo, Beth riceve una telefonata dalla sorella Vera, che le implora aiuto, e la fa tornare nella “casa delle bambole” per scoprire un orrendo segreto, ovvero che l’incubo di allora non è mai terminato.

Sarò onesto, il trailer ipergenerico ed il “sopratitolo” altrettanto clichè dato all’edizione italiana non mi facevano ben sperare, e non avevo visto nessuno dei film nell’assai breve filmografia di Pascal Laugier (che stava per dirigere il reboot/remake di Hellraiser, ad un certo punto), quindi ero in una posizione… assai ideale, tutto sommato. Ed il trailer è fuorviante di proposito, per farvi credere che sia un altro film con le bambole possedute e poi – sbam – colpirvi con un lariat autografato da Howards Philipp Lovecraft.

E no, sapere questo non vi farà capire affatto qual’è il colpo di scena, una variante interessante di un comune twist, ma una volta rivelato Ghostland dimostra di non puntare tutto sulla sorpresa, visto che è assai intenso, inquietante, e più grafico del previsto, con buoni personaggi e degli antagonisti (due assassini, uno in drag ed un energumeno idiota con mente infantile ma forza sovraumana) assai inquietanti, odiosi e disgustosi.

Le recitazioni potevano essere un po’ meglio, ma altrimenti questo è uno dei migliori horror che ho visto quest’anno. Una graditissima sorpresa.

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