Devo ammettere, non ero affatto contrario ad un remake di Suspiria, non solo perchè sarebbe stato diretto da Luca Guadagnino (diventato famoso a livello internazionale con l’ottimo Chiamami Con Il Tuo Nome), ma anche perchè Dario Argento (quello che è ora, non quello che era 40 anni fa, quando non pisciava sulla sua eredità portando Dracula 3D al Festival di Cannes) non ci avrebbe messo mano.
Anche se “remake” non è esatto, questo nuovo Suspiria è molto diverso dall’originale, al punto che trovo più corretto definirlo un tributo al film di Argento (come dichiarato da Guadagnino stesso), che sì condivide con esso la premessa base (una ballerina americana giunge in una compagnia di danza a Berlino, ma scopre essere una copertura per una congrega di streghe) ma è altrimenti diverso in tono, stile, tematiche ed alla fine anche storia.
Volontà resa ancora più chiara dal fatto che la colonna sonora composta da Thom Yorke non cerca affatto di imitare il celebre tema dei Goblin, con l’unica altra concessione/legame (a livello di storia e personaggi, almeno) in Jessica Harper, al tempo la giovane protagonista del film di Argento, qui a fare un cammeo nei panni di un diverso personaggio.
Detto questo, questo Suspiria è molto, molto affascinante, con una storia che riserva qualche sorpresa, pone molta più enfasi sui dialoghi e sulla danza invece che sul gore, più sui personaggi e sulla congrega di streghe, ed una narrazione che – pur dividendosi esplicitamente in 6 atti – può risultare lenta (è un film molto più lungo dell’originale) ed un po’ confusionaria a primo acchitto, specialmente nel terzo atto, che ha un incredibile accelerando di violenza grafica e visuali morbose, uno dei pochi momenti in cui Guadagnino annuisce (a modo suo) al film di Argento.
Concludendo, vale la pena dare l’anima a questa danza macabra.