Lost + Brain (manga) [RECENSIONE] | Brain Note!

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Dal 2003 fino ai tardi 2000 Death Note fu una delle serie manga (e poi anime) di maggior successo, una cosa che i creatori di Lost Brain chiaramente capirono, perchè questa è una delle scopiazzature più spudorate ed ovvie che abbia mai visto nell’ambito manga, una che – guarda caso – nel 2009 fu pure pubblicata interamente qui in Italia, in 3 volumi editi da Star Comics (che ho trovato svenduti in una fumetteria locale).

Quando c’è qualcosa di successo, inevitabilmente appaiono diversi altri imitatori od opere simili fatte per cercare di ottenere attenzione ed un po’ delle briciole lasciata dall’opera popolare e proficua del momento. Quindi può sembrare strano che questo manga sia uscito in Giappone nel 2008, ben due anni dopo la conclusione del manga di Tsugumi Oba e Takeshi Obata, ma ciò significa poco, considerato che in quell’anno uscì nei cinema nipponici L Light The World, spin-off ed uno dei numerosi adattamenti live-action giapponesi di Death Note (che continueranno nel 2016, prima del remake americano diretto da Adam Wingard).

Sono quasi sorpreso dal fatto che non sia un caso alla Carnosaur (con Corman che spinse fuori un b-movie sui dinosauri per poterlo fare uscire prima di Jurassic Park, tanto rapidamente che è quasi senza finale), segno che i giapponesi hanno comunque un maggior ritegno quando fanno robe simili. Perchè questa è comunque ovviamente intesa come una scimmiottatura di Death Note, ma dalla premessa potrebbe non apparire subito ovvio, e potreste pensare che stia malamente accusando un manga che è semplicemente simile.

UTOPIA USURPER

Ren Hiyama è un teenager stufo della sua vita e delle persone noiose, sciatte, vili, di poco conto ed ambizione che ne fanno parte, quindi cerca un modo di poter cambiare il mondo, che trova nell’ipnotismo, con il quale vuole esercitare controllo sulle persone, ma presto incontra qualcuno con simile intelletto che potrebbe mandare all’aria i suoi folli piani di dominio….

Scherzavo, non c’è assolutamente modo che NON possiate pensare a Death Note, a meno che non abbiate mai letto, sentito parlare o visto Death Note in qualsiasi forma, ed anche allora avrei qualche dubbio.

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Vera pagina di Lost Brain.

Questo non è un caso alla Seishi Kishimoto o Hiro Mashima, le cui prime opere (e non solo) lasciano capire facilmente qual’è l’esempio seguito ed a quale mangaka si ispirano (come nel caso di 666 Satan e Rave The Groove Adventure, di cui voglio parlare prima o poi), questa è una volgarissima scopiazzatura, un rip-off (se preferite),senza se e senza ma di sorta.

Il protagonista è giovane, intelligente, malvagio, megalomaniaco ed ha piani di conquista del mondo per farne un’utopia? Sì.

Il protagonista ha un amica/fidanzata che lo ama follemente, e che lui non si fa alcun scrupolo di usare ai propri fini? Sì.

C’è un’antagonista con simile potere od intelletto che dà la caccia al protagonista in una lotta fatta attraverso ragionamenti, tattica e deduzione, indirettamente piuttosto che fisicamente?

Sì, anche il protagonista ha la stesso aspetto basico e taglio di capelli.

Non puoi cambiare “quaderno della morte” con “ipnosi” e l’ambientazione (circa), e dire “manga originale, do not steal”, e nei capitoli iniziali (ed anche quelli finali) alcune scene sono quasi identiche al manga di Oba e Takeshi. Non dovrei stupirmi troppo, visto che già all’epoca sapevo di un manga spudoratamente scopiazzatura di Death Note, ma comunque è notevole quando spudorato – e francamente un po’ patetico – sia Lost Brain.

ROUGH COPY

Credo l’originalità sia più un mito che altro, quindi non sono necessariamente contro re-iterazioni di una simile idea o concetto, e sebbene Lost Brain praticamente voglia essere “Death Note, ma legalmente non Death Note”, sebbene il paragone con l’opera che scimmiotta sia impietoso quanto inevitabile e meritato, non è così brutto come era lecito aspettarsi.

Se questo è partito con l’intento di emulare una popolare serie shonen, si è scelto uno degli shonen più atipici da cui poter copiare gli appunti e cambiare quanto basta per non essere mangiato vivo da un team legale, quindi si è trovato costretto a metterci più impegno che scopiazzare la roba di Kishimoto (Masashi Kishimoto, intendo) o nuovamente prendere ovvia “ispirazione” da Dragon Ball, e si sente che Tsuzuko Yabuno (che curò i testi) ci ha provato eccome a far funzionare una premessa disperata come questa, facendo davvero il massimo nel far funzionare questo tipo di storia con l’ipnosi al posto del Quaderno Della Morte (per ovvi motivi) ed i vari elementi come shinigami.

Death Note best worst cosplay

Non è scritto malissimo, ma ciò non cambia che è incredibilmente derivativo e l’ipnosi – sebbene più realistica di un quaderno assassino a lungo raggio, ma non sono esperto di ipnosi – sia un po’ ridicola come strumento di controllo, non importa quanto studiate le mosse per non rendere il tutto roba da prestigiatore…. è difficile vedere certe scene megalomaniacali e cercare di non sorridere all’idea che il mago Oronzo potrebbe cercare di creare un nuovo mondo utopico, se un giorno si svegliasse infelice della macchia d’unto sulla maglietta, mai troppo grande o troppo piccola.

E quando la storia e premessa del tuo manga shonen (tenetelo a mente questo) risulta meno credibile ed assimilabile di quella in un genio malvagio vuole creare un’utopia facendosi carnefice dei malvagi usando un quaderno magico caduto ad un dio della morte… beh, è una situazione un po’ patetica, lo è, mi spiace. E sebbene sia breve, nel volume finale il tutto assume dei contorni così ridicoli che davvero era meglio inserire elementi magici o soprannaturali invece di voler ambientare il tutto in una realtà credibile, sospensione dell’incredulità per sospensione dell’incredulità….

TAKE YOUR SLEEEEPPP!

Il tutto diventa ancora più assurdo considerando il sotto-testo che dice “ipnotizzati per cambiare in meglio”, figlio della stessa retorica di Persona 4 relativo alla ribellione adolescenziale: affronta il tuo vero io, ma non diventarlo, diventa il miglior te stesso che gli altri vogliono tu sia. Ma poi di nuovo, con la personalità di certi personaggi (e la breve durata del manga in generale), non sorprende troppo che basti uno schiocco di dita per cambiargli radicalmente.

Anche se più incredibile di qualsiasi ipnosi o Death Note è il semplice fatto che questa serie sia durata tre volumi, segno che non dovete né vergognarvi né avere paura che il vostro creato non sia all’altezza, non perchè non dobbiate curarvi della qualità, ma perchè troverete sempre un editore che pubblicherà qualcosa di discutibile comunque. Specialmente se esce dopo che la serie scimmiottata è conclusa, per dare qualcosa di simile a chi può desiderarne ancora.

Ed ovviamente ha un finale aperto, come se ci fosse mai stata qualche speranza di vedere un seguito di sorta, cosa che credo gli autori sapessero benissimo, d’altronde.

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Parlerei dei personaggi, ma a parte quelli che sono controfigure di Light/Raito e L (e davvero non devo dire altro), meno dico meglio è, perchè il loro sviluppo è ridicolo, e la loro caratterizzazione è semplicemente mediocre, oltre il fatto che certi come Yuka (che potrebbe davvero andare in giro con una maschera tarocca da Misa Amane) sono davvero poveri rimpiazzi E poco interessanti comunque.

I disegni di Akira Ootani (che ha lavorato solo a questo ed un manga sul ciclismo chiamato Tour!, secondo ANN) sono decenti, non particolarmente dettagliati ma tutt’altro che rozzi, il tratto è pulito, ed eviterei l’impietoso confronto con Obata se certi pannelli non ci fossero scelte stilistiche che fanno da ovvio richiamo a Death Note, come l’uso di luce per imprimere alla figura di Rei “Raito” Hayama un’aura divina, od il fatto che i personaggi non siano particolarmente curati nei dettagli, a parte che nei capelli.

Quest’ultima cosa credo sia incidentale, ma non aiuta il suo caso, per niente.

Commento Finale

Lost Brain è una creatura assai strana per il panorama manga ed anime, le scopiazzature di opere popolari esistono da sempre (specialmente nel cinema), ma raramente capita di vedere in questo ambiente un’opera così sfacciata e svergognata, che non nasconde la sua anima derivativa (se non dietro il proverbiale dito) ed il suo ovvio voler esser Death Note, senza poter usare nulla di quella serie per ovvi motivi, e quindi ricorrendo all’ipnosi (ed abbondanti dosi di similitudini) invece che al quaderno della morte.

La cosa sorprendente è che – nonostante sia pressapoco l’equivalente manga di un mockbuster dell’Asylum come Atlantic Rim – Lost Brain si impegna, forse più forzato da dover fare uno shonen atipico che da altro, ma comunque ci prova davvero ad imitare il manga di Obata e Oba, nonostante il concetto sia di un cinico estremo.

Ma presto la cosa si ritorce un po’ contro, visto che sceglie di non inserire elementi magici o soprannaturali, ma di ambientare tutto in un setting realistico…. quando poi diventa tutto esagerato comunque (sempre uno shonen manga è), e la velocità con cui lo fa – che fosse intesa o meno – non aiuta. E l’ipnosi come arma per controllo di massa è un po’ ridicola.

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Sì, sebbene non sia la schifezza priva di qualsiasi qualità che ci si potrebbe aspettare (i disegni sono decenti, ad esempio), è difficile fargli troppi complimenti, quando ha deciso di scalare l’Everest usando il naso e non è morto subito, specialmente visto che l’ha fatto solo per vivere di gloria riflessa di Death Note, non per altri veri motivi. E senza qualità proprie che diano motivo di preferirlo al manga che chiaramente emula in maniera cinica.

Non sorprende quindi come sia – nonostante la sfacciataggine – presto caduto nel dimenticatoio, e sia oggi poco più di una piccola curiosità a margine nella storia del manga, non orrido davvero da divenire leggendario, né abbastanza ben fatto in sé da spiccare per qualità proprie. Quindi tempo di DORMIRE!!

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