Questo numero (in tempo per la versione in lampada Aldis di Giulio Cesare) è un pò peculiare, visto che la storia romana (o pre-romana) non si presta moltissimo a film horror e dintorni – e grazie al cielo – nè molti registi hanno voluto cercare di pasticciare storia romana con archetipi horror per avere l’equivalente di roba come Abraham Lincoln: Vampire Hunter.
E sebbene sia grato di ciò, sapevo che cercando bene avrei trovato almeno un paio di film adatti per la rubrica, per quello che è uno dei numeri del Grind Cafe meno ortodossi di sempre e non 100 % horror, ma direi che abbiamo avuto diversi exploit su temi ben noti da giustificare un pò di “sopra le righe”.
E ho ragione, quindi via con il peplum!
Anno: 1967
Nazione: Regno Unito
Durata: 1 ora e 27 minuti
Regia: Don Chaffey
Ok, questo è recensito sul Grind Cafe EX solo perchè è un film Hammer del suo periodo di maggior successo, giusto precedente il declino. Non che la Hammer Films fosse nuova a produzioni fantasy o film di avventura, tutt’altro, e questo è un film leggermente precedente a quanto davvero la compagnia non sapeva che pesci prendere, tanto che – pur di cercare attenzione dal pubblico – collaborò con gli Shaw Brothers di Hong Kong per mischiare horror gotico con arti marziali in Legend Of 7 Golden Vampires. Che sono felice esista, ma va riconosciuto fosse segno di pura disperazione.
Potreste aver letto il titolo (italiano od originale inglese), e chiedervi che cazzo c’entra con il tema romano scelto per il numero, ed avreste ragione, perchè non si parla di vichinghi nell’accezione tradizionale (non quella di Hagar L’Orribile, insomma), ma “vichingo” come sinonimo di bandito, lestofante ladro, saccheggiatore, e via dicendo, visto che infatti non siamo in Scandinavia o luoghi norreni, siamo nella Britannia in cui i Romani vogliono espandersi, a sfavore dei Celti e le varie tribù native.
Prometto non ci saranno battutine su Code Geass.
La storia può sembrare inizialmente una versione romano-celtica di Romeo e Giulietta, con i Druidi ed i Romani a fare la parti di Montecchi e Capuleti, ma in realtà è più un miscuglio della leggenda di Boudica (moglie di Prasutagus, re della tribù celtica degli Iceni) con la storia dell’opera (nel senso teatrale del termine) Norma di Vincenzo Bellini, sebbene essa sia ambientata in Gallia, quindi sfumano anche le potenziali citazioni al duo di guerrieri galli più forti di sempre (i Cucco Bros., ovviamente).
L’Impero Romano si sta espandendo anche nella ostile e battagliera isola di Britannia, anche attraverso accordi fatti con alcune tribù, come quella degli Iceni, il cui re ha fatto un accordo con Roma per condividere il dominio del loro territorio in Britannia, e nominando sul letto di morte sua figlia Salina come successore, destinata a diventare la titolare “regina dei vichinghi” come già fatto da sua madre.
Ciò con l’opposizione della sorella di Alina (a cui spetterebbe la carica per diritto di nascita), e dei druidi ambiziosi che mal digeriscono la situazione, specialmente visto che Alina si ritrova senza volerlo all’improvviso regina, a gestire una situazione politica assai instabile, ancor più quando si innamora del proconsole Giustiniano/Valerio (mandato lì apposta per mantenere il dominio di Roma, seppur condiviso con gli Iceni), e ci siano selvaggi con pittura blu che hanno come hobby prendere a colpi di lancia i passanti. Tipico.
Sebbene – come ho già detto – questo non sia un film “ortodosso” per la rubrica, non è del tutto fuori luogo, visto che la trama è un po’ pasticciata ed il fatto che abbia nel nome la parola “vichinghi” senza avere vichinghi…. è roba da b-movie, è giocare su un tecnicismo che non regge (perchè anche in inglese la parola “vichingo” è associata subito a guerrieri norreni, non quelli celtici) per pura questione di marketing.
E no, non è cosa presente solo nel titolo, locandina ed altro materiale promozionale, è nei dialoghi questa cosa dei… “vichinghi”.
Il che è reso quasi comico da come la protagonista Alina non diventi la titolare regina dei vichinghi (come subito annunciato nel prologo), se non negli ultimi 15 minuti, con ben due personaggi che nell’atto finale gli dicono “ma allora, sei pronta a diventare Regina Dei Vichinghi e fare qualcosa, o deve morire altre gente?”, quasi in maniera comica, come se una nonna da sitcom predicasse contro la procrastinante nipote. XD
Un “attendere fino all’ultimo secondo” che è spiegabile sia dall’elemento drammatico tipico della tragedia operistica, sia dalle tipiche sceneggiature Hammer, che sembrano andare placide per molto, ma poi accelerano eccessivamente verso un finale brusco “perchè non c’è più tempo”…..tempo che potevi guadagnare togliendo scene ultimamente inutili come Ottavio che minaccia il legato romano per creare un testamento falso (e poi lo uccide comunque).
Il trailer (contenuto nel dvd italiano, assieme a gallerie fotografiche e qualche altro extra) vi vende un film un po’ diverso, nulla di sorprendente, ma nonostante sia ovvio che la pubblicità giocasse molto sugli elementi d’azione, di sangue e violenza, nel film vero e proprio on ci siano moltissime scene d’azione se nel terzo atto, molto del film è speso a delineare la fragile pace che c’è tra i romani (e gli Iceni ben disposti verso di essi) e la parte del popolo che gli vorrebbe cacciati, spesso fomentata dai Druidi che temono di perdere potere, uno scenario che fa presagire il tragico destino dell’amore che nasce tra Valerio e Alina.
Il che funziona, va detto, peccato che – come già detto prima – il prendere la decisione importante solo all’ultimo secondo è una cosa tipica di personaggi dell’opera, e in un film non è necessariamente il massimo, anzi, fa sembrare un pelo ottusa la protagonista. Ma anche non sapendo nulla di opera italiana, l’avere questi elementi un po’ inseriti a forza od all’ultimo secondo nello script… è un problema assai tipico dei film horror della Hammer (specialmente nel tardo periodo della loro serie su Dracula), non saprei dire se condivisi anche dagli altri film Hammer a tema storico o d’avventura.
Quello, ed avere la regia che accenna fortemente ad una sotto-trama ulteriore… che poi non accade, se non come parte di un’altra già stabilita: dal modo in cui la sorella di Alina è presentata come un futuro avversario… beh, vi aspettereste un suo tradimento o qualcosa che viene da lei, ma no, semplicemente assiste l’arrogante ed ambizioso capo druido, nei rituali sacrificali e non. Strana scelta.
Diciamo qualcosa di positivo ora, perchè questo non è affatto un brutto film, anzi, ed i livelli di produzione sono più che decenti, i costumi buoni, farei una battuta su come la Hammer abbia comunque giocato al risparmio grazie alla comodità di ambientarlo pressapoco a casa propria, ma il film fu girato in studio e location in Irlanda, che non sarebbe storicamente accurato, ma non me lamenterò visto che sono belli scenari comunque.
Il cast è anch’esso buono, ed assai vario, come attori vecchia scuola come Don Murray (che lavorò con Fonda, Coppola, e Marylin Monroe), regolari della Hammer come Andrew Keir e Sean Caffry, incarnazioni del Dottore come Patrick Thoughton, Adrienne Corri (meglio nota per la sua parte in Arancia Meccanica), e Carita Jarvinen, modella finlandese che – nonostante quanto detto dal film stesso – non ebbe il suo debutto cinematografico con il ruolo della regina Salina, in una performance decisamente non malvagia, e stranamente l’ultima della sua brevissima carriera d’attrice, visto che poi decise di ritirarsi da essa.
Le recitazioni un po’ meno buone nel complesso, e ribadisco nel complesso, perchè da una parte abbiamo buone recitazioni da parte dei protagonisti, e poi abbiamo convincenti ma esagerate performance come quella di Phylip O’ Flynn nei panni del pingue mercante sornione, che almeno è scritto in quel modo, mentre Percy Herbert nei panni dell’infervorato e bellicoso capo dei Druidi (che per qualche motivo invoca Zeus) ha gli “occhi pazzi” come vi aspettereste, ma scade quasi nel gigionesco e nel fastidioso tanto esagerata è la performance.
A proposito di violenza e sangue, non è particolarmente crudo, ma sebbene non mostri troppo plasma, mostra più nudità parziale del previsto/accettabile per il tempo (oltre a quella che dovrebbe essere una prostituta/donna di piacere nubiana ed è chiaramente una donna inglese mezza nuda con “blackface” esteso a tutto il corpo), senza però mostrare coito o lo stupro – che è comunque implicato in modo poco equivoco -, oltre a frustrate sulla schiena, gente colpita da spade lanciate (aiutate un po’ troppo dal montaggio), romani e britanni che si pugnano con lance, tra cui i tipici guerrieri con pittura blu sul corpo, che sono contenti di esistere solo per le scene di lotta campale e poco più.
Ed onestamente le coreografia di lotta sono a tratti un po’ goffe, non dirette benissimo e non aiutate da fotografia non eccelsa, non sono malvagie e dimostrano che c’è un budget no basso dietro, ma spettatori con l’occhio allenato noteranno che in alcune scene di pugna vedete abbastanza bene un attore colpire il terreno vicino alla testa di un personaggio atterrato, nulla che “toglie dal film”, ma non dovrei poterlo notare.
Commento Finale
Cosa succede quando non esiste un film horror Hammer che mette i romani contro i lupi mannari?
Che recensisco La Regina Dei Vikinghi (sì, questo è il titolo ufficiale italiano) solo perchè è un film Hammer che ci azzecca qualcosa con il tema del numero, e scopro che è assai più appropriato per la rubrica del previsto, visto che abbiamo una sorta di b-movie, con la trama composta da un miscuglio di storia romano-britannica ed elementi presi dall’opera italiana, senza manco l’ombra di un vichingo… ne La Regina Dei Vikinghi.
Nonostante la mancanza di Hagar L’Orribile (o Dori e Brogi, se volete), è un decente film del suo genere, con dei buoni valori di produzione, una più che decente costumistica, i paesaggi bucolici dell’Irlanda sono molto gradevoli ed adatti, un buon cast con performance convincenti… anche se a volte un po’ eccessive. Peccato che la sceneggiatura abbia un problema comune ai film horror Hammer, cioè sembra correre frettolosa nell’atto finale, cosa che capita quando hai scene poco utili e solo negli ultimi minuti abbiamo la regina vichinga promessa dal titolo, molto all’ultimo secondo, che ha senso visti gli elementi presi dalla Norma di Bellini, ma funziona meglio in ambito operistico che cinematografico.
E le battaglie campali, sebbene non malvagie, non sono granchè ben dirette o coreografate (la relativa scarsità di scene d’azione non è esattamente un problema), cosa che neanche la nudità femminile parziale e la violenza possono compensare, anche se non è un film particolarmente grafico, ma la percentuale di nuditè femminile era un gradino sopra lo standard britannico all’epoca, direi.
Nel complesso, un ok peplum di serie B dalla Hammer.
Anno: 1964
Titoli Alternativi: War Of The Zombies,
Night Star: Goddess Of Electra
Nazione: Italia
Durata: 1 ora e 38 minuti
Regia: Giuseppe Vari
Questo di oggi è un film talmente oscuro e poco noto che non ho trovato NESSUN modo di vedere la versione italiana, anche cercando per vie traverse, e dopo numerose ricerche, ho dovuto accontentarmi della versione americana trovata su Youtube (chiamata War Of The Zombies, anche se non è esattamente il caso), perchè non c’è alcun modo legale di possedere o vedere l’originale versione italiana, anche nel mercato dell’usato è assurdo vedere solo le locandine e materiale promozionale d’epoca del film… ma non il film stesso.
Perchè non è mai esistita una versione DVD italiana, ed ho dubbi sia mai esistita in home video per l’Italia, punto. La colonna sonora del film è disponibile o comunque facilmente trovabile online, ma il film in sé è ancora inedito per l’Italia, assurdo quando altri peplum di qualità discutibile hanno ricevuto versioni dvd, economiche, ma meglio di niente. Ho scoperto infine che esiste una versione britannica in dvd, ma più tardi del previsto, l’ho presa ma non arriverà in tempo, quindi mi baserò sulla versione trovata online, di cui parlerò nel dettaglio dopo.
E questo è l’unico film “spada & sandali” che si possa definire anche horror, senza tirare di mezzo Conquest di Lucio Fulci, uscito nel 1983, che è comunque più tipico film fantasy anni 80 sulle orme del guerriero cimmero, ma fatto con lo stesso odio per i bulbi oculari e follia dei suoi film horror. Ma con calma, non adesso.

Immaginate vedere questo su un moderno TV HD. (urgh)
La trama di Roma Contro Roma vede il centurione Gaius mandato in Asia minore ad investigare sulla mancata consegna del Tesoro d’Armenia (vinto dal console Lucio ma in qualche modo perduto) e sulla strana scomparsa di molti soldati romani, attribuita ad Aderbale, il sacerdote di un culto egizio. Dopo vari eventi, Gaius, con l’aiuto di una schiava (e di un armeno che odia la dea maligna quanto il suo sacerdote) finalmente viene faccia a faccia con Aderbale, e scopre che lui ha eseguito rituali per riportare in vita soldati romani morti, creando un armata di guerrieri non-morti dai loro cadaveri per combattere i romani stessi.
La dea maligna che viene solo chiamata “figlia di Osiride” e sarei tentato di chiamare Ishtar, non perchè avrebbe senso (visto che Ishtar è una dea babilonese), ma perchè sarebbe in linea con la generale ignoranza che avvolge il tutto, con la generica “dea malvagia non della mia religione” che ha un’idolo a forma di testa che è un misto di egizio e induista, almeno al livello più superficiale, ma d’altronde al pubblico dell’epoca non fregava un cazzo la mitologia, come si può benissimo evincere dal titolo alternativo sotto il quale ho trovato la mia versione, cioè “Night Star: Goddess Of Electra”.
In un film dove non c’è manco un poster sul muro di Elettra. Solo (?) gli americani.
Tra l’altro questo è il titolo della versione mandata sulle tv statunitensi, una che taglia ben 23 minuti, “dettaglio” che si nota anche fare ricerche, visto il ruvido montaggio e le ellissi narrative così brusche che ci poteva affilare una mannaia sopra. Così becero è il montaggio che si passa dal senato di Roma, che ha deciso di mandare il centurione Gaio per controllare la situazione, e poi siamo subito al tempio della dea dove Aderbale e seguaci si radunano, uno dei quali si rifiuta di seguire ancora il sacerdote megalomane, e poi decide – un po’ a caso – di liberare Gaio (assieme ad altri romani), presumibilmente catturato in una scena precedente che non esiste in questa versione.
Forse aveva più senso in contesto lì, ma anche fosse, anche senza aver personaggi che appaiono dal nulla nel terzo atto, la trama è piena di convenienze narrative che esistono perchè altrimenti l’eroe muore e vaffanculo, ma non hanno molto senso logico anche in questa versione castrata, e che ho trovato in qualità orrida, non tanto per la sporcizia della pellicola (quel trofeo personale va – per ora – a La Notte Dei Mille Gatti), ma per come l’immagine sia spesso distorta, discolorata (rendendo le scene notturne fin troppo buie) ed ipersaturata, e si “muova” di continuo come se vedessi movimenti di camera aggiunti in post che mi fanno venir voglia di vomitare dall’oblò.
Stavo per dire che sembra una registrazione da TV a VHS dell’epoca, ma quando ho una VHS di Dune con qualità video migliore, sta scusa non regge, ed è un peccato, sì, è una produzione di serie B (con la versione americana curata dalla American International, come è facile intuire solo dal produttore, Samuel Z.Arkoff, responsabile di innumerevoli b-movie e film horror), ma non è così low budget, la costumistica è più che dignitosa, e gli effetti speciali immagino avessero un certo effetto all’epoca, anche se oggi sono assai datati e l’uso eccessivo di filtro blu (per sottolineare il tema “fantasmico”) durante le battaglie contro i soldati romani non-morti… fa schifo ed è ridicolo, oltre a rendere quasi totalmente inguardabile l’azione.
Purtroppo finchè non avrò modo di visionare una versione in qualità migliore, mi riservo di fare giudizi definitivi sul comparto tecnico, a parte che è indiscutibilmente un film di serie B (una constatazione un po’ ovvia, lo so), già dal fatto che i romani non-morti non si decompongano ma rimangono uguali con del make-up per rendergli più cadaverici, l’uso di brevi clip ripetute due volte di seguito, e che a servire il sacerdote ci siano dei “mostri”, ovvero gente con l’unica colpa di essere truccata per apparire grottesca, visto che sembrano abbino infilato il viso nel fango e l’abbiamo fatto seccare senza toglierlo. “Mostri” è un filo esagerato.
Detto questo, il film non è affatto malvagio, ha un ottimo cast, con Ettore Manni (che lavorò con Comencini, Fellini, e Antonioni, prima di finire a fare parti simili a questa in numerosi peplum, e poi a finì lavorare con Aristide “Joe D’Amato” Massaccesi in Eroi Dell’Inferno) nei panni del centurione romano Gaius, Ida Galli (caratterista che ha collaborato, con Fellini, Visconti, ed anche lei ha recitato in molti film “spada & sandali”) e John Drew Barrymore Jr. a fare un sinistro e carismatico sacerdote/mago della malvagia dea egizio-babilonese-induista-religione non cristiana e quin “strana” per americani medi (ed anche italiani medi, siamo onesti).
Commento Finale
Roma Contro Roma è una curiosa “eredità” per Giuseppe Vari, che diresse – spesso sotto lo pseudonimo Joseph Warren, neanche l’unico usato – anche diversi gialli, western, film erotici (tra cui film di exploitation, con Suor Emmanuelle, film non-ufficiale della serie “Emanuelle Nera”), anche altri film a tema storico sui romani, ma anche considerata la sua variegata filmografia, Roma Contro Roma è assai peculiare, ancor più visto che “Joseph Green” non bazzicò mai nell’horror vero e proprio, come altri registi italiani fecero nella stessa decade (e soprattutto, soprattutto nelle successive).
Un film che – oltre il valore storico e la sua natura di film “di genere” – onestamente intrattiene, nel suo miscuglio tutt’ora unico di peplum e horror, e possiede tutto quello che potreste aspettarvi da un b-movie di questo tipo dell’epoca (a parte l’ottimo cast che comprende Ettore Manni, Ida Galli e John Drew Barrymore Jr.), con azione, battaglie campali, rituali malvagi, etc., sebbene non eccella in nessuno dei generi che unisce, la colonna sonora sia così così, ed il confronto finale tra Gaius e Adrubale sia assai breve, ma non è un problema che sarebbe sparito con più budget, temo.
Vorrei poter dire di più, ma viste le numerose scene mancanti in questa versione “mutilata” E dalla qualità orrenda (così tanto che rende quasi inguardabili alcune scene, specialmente notturne), è quasi un miracolo che rimanga comunque un film discreto, una piccola ma gradita curiosità per entrambi i generi di peplum e horror, una purtroppo relegata a quasi totale oscurità, visto che ad oggi l’unico modo per vedere in maniera decente (streaming illegali online non offrono granchè neanche loro) il film è dover importare una versione DVD statunitense (o presumo quella DVD britannica, che vedrò per aggiornare la recensione, nel caso dovessi rettificare o confermare alcuni dubbi) con un doppiaggio inglese un po’ dozzinale.
Anche perchè che non ricevette mai un’edizione – anche economica – su home video italiano, dubito esista anche una versione VHS (non ho trovato immagini o fonti scritte che ne attestino esistenza in qualsiasi modo), è stranamente più facile trovare ed acquistare legalmente la colonna sonora o vario materiale pubblicitario d’epoca, ma non il film stesso.
E sebbene non sia un capolavoro relegato ingiustamente all’oscurità per anni, è giusto dire che non si merita questo trattamento, visto la roba assai peggiore (od altrettanto di nicchia) che esiste in formato home video per l’Italia.

Ave!