Anni fa mai mi sarei immaginato di vedere i loghi di Warner Bros, Legendary e The Pokemon Company (con Toho coinvolta, pure) prima di un film, senza neanche parlare del fatto che è un live-action… di Pokemon.
E devo ammettere, le prime immagini mi lasciarono assolutamente scettico, confuso e sbigottito allo stile fin troppo realistico usato per creare i Pokemon, che gli rendeva inquietanti e tutt’altro che affabili allo sguardo. Ma nel tempo ho riconosciuto il notevole, assolutamente notevole lavoro fatto con la computer grafica per far funzionare l’idea di avere un film live-action con persone e Pokèmon, e come potevo dire di no a Pika-pool?
Quando mai avrei avuto un altra occasione di vedere al cinema un film live-action di Pokemon con Ryan Reynolds (e suo doppiatore storico nel doppiaggio italiano) a dare la voce ad un Pikachu “investigatopo”?
Alla peggio aveva il potenziale di essere un grande film “so bad it’s good”, e con incentivi bonus come Ken Watanabe nel cast, non potevo NON vederlo. 🙂
SEE THE MOVIE, PLAY THE GAME?
Come molti videogiocatori già sapranno, questo è un adattamento cinematografico del videogame per Nintendo 3DS dello stesso – circa – nome (di cui ho giocato la demo e ho capito non fa per me, per vari motivi), e la premessa rimane – in essenza – la stessa: Tim Goodman è appena arrivato a Ryme City perchè riceve la notizia che il padre è morto in un incidente stradale, e viene avvicinato da un bizzarro Pikachu con cappello di Conan Doyle-iana memoria, uno che parla e che Tim (per qualche motivo) riesce a comprendere perfettamente.
L’amnesiaco Sherlock-chu (o meglio, Watson-chu) spiega che – grazie al messaggio all’interno del cappello – sa di aver lavorato per suo padre, e dubita sia semplicemente morto, e finisce per coinvolgere Tim, che nonostante vorrebbe lasciar perdere (visto che il padre è sempre stato assente per lui), finisce per volersi aggrappare alla speranza che sia ancora vivo. Ma investigando i due si trovano invischiati in un mistero che potrebbe mettere a repentaglio la convivenza pacifica tra Pokémon ed umani nell’utopica cittadina… Ma con un Investigatopo doppiato (in originale, almeno) da Ryan Reynolds e con la personalità a metà tra Deadpool ed un detective caffeinomane di mezz’età, cosa può andare storto?
Onestamente, ben poco, perchè Detective Pikachu non è il film spremi-brand a basso impegno che potrebbe apparire (ancor più perchè la storia è adattata da un videogame), c’è stato messo impegno dietro questo bizzarro concetto (e strana è l’idea di un film di Pokemon in live-action), non è un miscuglio di citazioni al brand e pigrizia filmica per riempire 90 minuti. La storia segue molti dei dettami tipici dei detective movie e con il protagonista (o co-protagonista) amnesiaco, con la coppia di protagonisti improbabili accorpati dal “destino” che deve imparare a collaborare, con eventi che coinvolgono corruzione, anche droga (circa), e la presenza di Mewtwo – già rivelata nel trailer – vi dà una buona idea in sé di dove andrà a parare la sceneggiatura… in parte.
Perchè nel terzo atto le cose prendono una piega assai inaspettata. Una che potrebbe risultare un po’ troppo assurda (e che essenzialmente prende una pagina da X-Men), non esattamente originale, ma è tutt’altro che ovvia, ed aiuta a rendere la storia più interessante (e meglio scritta) del previsto, ancor più visto che è un film inteso per bambini, per un audience giovane che probabilmente è meno familiare con trame e clichè usati qui, che sono comunque godibili anche se – e su questo concordo con altri critici – che sanno un po’ di riciclato.
THE YOUNG AND THE OLD
La comicità raramente è puerile puerile, e cose come l’interrogatorio di Mr. Mime sono sorprendemente elaborate, ed anche quando non funzionano tantissimo o sono più per i giovanissimi, i momenti comici raramente sono irritanti o risultano pigri, ma piuttosto carini, simpatici. Ma ovviamente certe scene sono più per il pubblico giovane, quello più vecchio (specialmente se è stato appassionato di Pokemon in qualsiasi misura) gradirà più vedere il protagonista Tim Goodman ricongiungersi con il suo sogno di diventare allenatore di Pokemon, abbandonato per colpa (indiretta) di suo padre e di bisogni della vita di un giovane adulto.
Sì, il fattore nostalgia che il film vuole evocare è ovvio, come il motivo per cui lo fa, ma questo non è il focus della pellicola, è un “servizietto al brand” di rilievo secondario, Tim Goodman ha un arco narrativo vero e proprio, non è l’obbligatorio complemento umano a Pikapool, entrambi funzionano bene come il duo improbabile (o forse no) che sono, anche se la caratterizzazione non è nulla di speciale, ma fa il suo lavoro nel rendere gradevoli e farvi coinvolgere nelle avventure (e disavventure) che capitano ai protagonisti.
È sulla storia offerta, piuttosto che sull’inserire elementi dal materiale originale come per una forzato, mal concepito (e probabilmente mal intenzionato) omaggio , come il dover dare Caramelle Rare o dedicare una scena al livellaggio di un Pokemon fino a quando non raggiungono il livello per evolversi: non succede nulla di simile in Detective Pikachu. Il fatto che il film non sia solo fanservice non merita enorme plauso, vero, ma è giusto dire che le intenzioni principali dietro al film risultano chiare, e non sono mosse solo da mero marketing.
POKEWORLD LIVE
La regia è scorrevole, sa quando avere scene d’azione e setpieces con il giusto senso e grandezza scenica, in generale tenere alta l’attenzione e quando dare spazio a momenti emotivi e sviluppo del personaggio, quando avere il momento comico, anche se sono un po’ troppo separati tra loro, sembrano davvero compartimentalizzati. Decente/buono anche il cast, con visi familiari come Ken Watanabe (che purtroppo – ma non a sorpresa – ha un ruolo secondario come capo polizia con partner uno Snubbull), Bill Nighy nei panni del visionario handicappato dietro Ryme City, anche il protagonista Justice Smith (che qui fa il sopraccitato Tim Goodman) risulta familiare, specialmente per il suo ruolo in “stereotipo nerd moderno” di Jurassic World: Il Regno Distrutto (non esattamente il miglior biglietto da visita).
Il mondo creato per il film è credibile nella sua assurdità, il worldbuilding non va troppo nel dettaglio, ma più che abbastanza per farvi “bere” l’esistenza di Ryme City come un’anomalia positiva, una cittadina in cui non c’è rapporto “Allenatore possiede pokemon”, ma Pokemon ed umani coesistono, e spesso viaggiano/lavorano assieme, un posto il cui status quo non è la norma.
Se non altro, Detective Pikachu è una meraviglia tecnica, visto che quasi immediatamente vi dimenticate che i Pokemon sono in CG, l’estetica realistica rende alcuni Pokemon un po’ inquietanti in alcuni momenti, ma (perlopiù) intenzionalmente, e comunque sembrano veri, delle vere creature che coesistono con umani, al livello (se non leggermente migliore) di Ritorno Al Bosco Dei 100 Acri, dove effettivamente dovevano sembrare dei pupazzi di peluche vivi. E sono comunque carini, anche grazie alla notevole varietà di espressioni che sono rese con minuzioso dettaglio, od anche in cose come la pelliccia che cambia consistenza quando bagnata, e la mocap di Reynolds permette a Pikapool di avere una credibile gamma di espressioni visive credibili, come l’aggrottare la fronte, etc.
Piccola nota a questo proposito, perchè con la combinazione della direzione artistica scelta ed alcuni eventi del terzo atto, sembra che gli sceneggiatori (uno dei quattro, almeno)… non gradiscano affatto i furry, quello è il messaggio che sembra trapelare. Il che è leggermente ipocrita, quando poi la serie di videogame (quella regolare) passa dei design… lampanti, in un certo senso (Lopunny, per dirne uno a caso). Mah.
Ma piuttosto, ho problemi con il twist finale, sia perchè è davvero mal spiegato (e scritto, direi) che al momento della rivelazione sembra insensato, e sembra invalidare quanto affermato/visto in precedenza, sia perchè è un po’ assai paraculo come happy ending, che non considero uno spoiler visto il target ed il fatto che un sequel è già in lavorazione, confermato il 25 gennaio 2019 da un articolo di Hollywood Reporter.
Commento Finale
Pokemon Detective Pikachu è un film assai migliore di quanto dovrebbe essere, vista l’assurdo concetto e numerosi elementi che – a ragione – vi farebbero presagire un filmaccio creato solo per mungere il brand e l’enorme fanbase, ma sebbene punti anche sull’elemento nostalgia per “afferrare” il pubblico, non si basa su esso (o su mal concepiti tentativi di essere “fedeli al materiale originale”), ma vuole in primis raccontare una storia stile “coppia strampalata”, con elementi da detective movie, ed anche da X-Men, una trama che non necessita abbiate seguito la serie dal 1996, né si vergogna della licenza che usa, e non è affatto mal scritta.
Ancor più per qualcosa che tecnicamente è “per bambini” (il che non è mai una scusa per qualità bassa), ma è assai gradevole anche per un pubblico più adulto, che non sarà troppo sorpreso dalla trama un po’ riciclata e…standard, tutto considerato, ma più facilmente simpatizzerà per Tim Goodman, personaggio con un suo arco narrativo ma anche vicario della persona più vissuta che ha giocato Pokemon Rosso/Blu nella sua infanzia.
Quello, ed è onestamente un film più che decente, molto scorrevole, con simpatici momenti comici, decenti scene d’azione, decente/buon worldbuilding, numerosi Pokemon resi in maniera realistica ma comunque (perlopiù) carina, con una computer grafica davvero notevole ed un eccelsa mocap che permette Ryan Reynolds… basicamente faccia il suo tipico ruolo, solo via animazione e senza poter dire parolacce.
L’unica cosa che davvero è un problema è che ultimamente il film non osa ulteriormente con il suo concept bizzarro, ma è decisamente ben fatto, una gradita sorpresa per un adattamento cinematografico, hollywoodiano e live-action di un videogame, direi. Se avete figli/nipoti e volete usargli come scusa per vederlo, approfitterei! 🙂
(e quella finta del “film completo” è notevole marketing, meritevole di plauso)