GRIND CAFE EX #25: Live By The Shark, Die By The Shark

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Dopo mesi di pausa a causa della retrospettiva di One Piece, il Grind Cafè EX torna con un familiare ma gradito tema, i cari vecchi, merdosi, orridi, purulenti shark movies!

Un appropriato modo per chiudere la fase “EX” del Grind Cafè, che ritornerà come il Grind Cafè R, ma senza double-bill, purtroppo,  per necessità e tempistiche mie ho infine deciso di abbandonare il formato (che pure mi piaceva).

E per l’occasione faremo una triple feature,  anche con un film dell’Asylum, che è altrimenti contro le mie politiche di selezione per film del Grind Cafè, da anni ormai.

Dislocate la mandibola, tempo di smozzicare un pò di squalo!Ice Sharks 2016.png

Anno: 2016
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 23 minuti
Regia: Emile Edwin Smith

Nessun bisogno di importare una copia inglese per pochi spicci di questo, è disponibile doppiato in italiano su DVD (e Amazon Prime Video), perchè Sharknado ha dimostrato c’è un mercato italiano per i fin troppo numerosi B/C movies su squali assassini di vario tipo.

Yay.

Ok, la storia. Nell’Artico si fanno vedere degli squali, che attaccano poveri cacciatori Inuit con tutta la slitta dei cani, oltre a qualunque sfortunato si trovi sul ghiaccio lì vicino, e poi attaccano una base di ricercatori (costruita ingegnosamente su ghiaccio sottile e vicina all’acqua, of course), che sprofonda nelle gelide acque sottostanti, forzando i sopravvissuti a improvvisare metodi per risalire in superficie senza diventare cibo per squali.

Squali della Groenlandia, come un personaggio fa notare, che dicono sono riconoscibili a causa della loro pelle che puzza forte di ammoniaca. E come faccio notare io, bastava fare un giro veloce su Wikipedia per scoprire che questa cosa dello “squalo che puzza di piscio” è presa da una leggenda della mitologia Inuit, ma parliamo di squali che a seconda delle necessità di sceneggiatura sono iperintelligenti e iper attivi, o se ne stanno lì come se ancora non avessero compreso bene il concetto di cibo e perchè dovrebbe importargli qualcosa.

Ice Sharks 2016 ps1  budget boat.png

Qualità da cutscene di tarda PS1, yay!

Tutto qui. I livelli di produzione sono quelli che vi aspettereste da un film Asylum, forse un pochino meglio del solito, di sicuro migliori a quelli di roba come Jurassic Shark, gli squali sono… in CG passabile per questo livello di cinema spazzatura, ma gli esterni e veicoli spesso sembrano cutscene di un videogame ignoto di tarda era PS1 tipo Aquanaut’s Holiday.

Ma è impossibile ridere anche di ciò, vista la regia eccessivamente frigida,costantemente seria e seriosa, e convinta che avere personaggi che NON fanno i clown 24/7 significhi renderli interessanti e degni di essere presi sul serio, considerato quanto aggressivamente blandi sono, con recitazioni che ricordano le conifere in inverno, e che comunque è un film su dei cazzo di squali de ghiaccio, la “variante Alola” di turno sul solito predatore acquatico che normalmente se ne sbatte degli umani, se non ha fame.

Ice Sharks è il peggior tipo di brutto, od almeno uno dei peggiori, il noioso brutto, ed uno che lo è senza offrire nulla di nuovo o memorabile in nessuna misura, sia per il tipo di squalo presentato sia per l’esecuzione con il sapore di un osso di seppia, o per l’idea che gli squali siano apparsi lì a causa del riscaldamento globale, nulla porta a nulla, e nel vuoto ritornerà dopo la visione, il che è quasi poetico. O no.

Completo spreco di tempo, perchè non si sentirete neanche rabbia, solo glaciale tedio che vi inietterà apatia totale, non importa nulla di quello che succede, non ci sarà nulla da ricordare o neanche nulla di cui ridere, neanche a cercare di spremere qualche goccia di divertimento dal ridicolo del film si ottiene qualcosa.

Un film ironicamente arido, vuoto, inutile, anche per questo tipo di cinema di serie sotto-Zeta.

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Ah, la scuola ACME di tagliare il ghiaccio, manca il seghetto.

Non vale la pena vederlo neanche per curiosità, potete leggere una sinossi pedantica dei fatti ed avere la stessa identica esperienza che vederlo di persona, o metterlo in sottofondo sulla tv mentre fate altre cose, tanto irrilevante è questa accrumaglia di noiosa insulsa spazzatura. Stupido è una cosa, ma di solito dà qualcosa a livello di divertimento.

Ma stupido, mediocre E noioso è una combo letale.

Non bevo quasi mai quando guardo questi film (anche in compagnia), ma ho come la sensazione che avrei dovuto bere per questo, tanto patetico è Ice Sharks, che vi troverete a desiderare di bere, o vedere Sharkenado piuttosto, almeno quello intrattiene.

Questo è quello che succede quando avete un titolo-idea per uno shark movie, solo quello… ma decidete di fare comunque il film ed inventare la sceneggiatura durante la pausa pranzo al Mc Donalds, invece di fare come me, che ci penso 5 minuti e poi lascio perdere e faccio un personaggio squalo in Disgaea.

Avalanche Sharks era meglio, incredibile ma vero. Tanto da farmi quasi rimpiangere Super Shark, e quando mi manca il lavoro di Fred Olen Ray, è un problema.

Anche per un TV movie SyFy è patetico.

Atomic Shark 2016.png

Anno: 2016
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 21 minuti
Regia: Lisa Palenica

Stavolta abbiamo uno squalo atomico. Da dove viene? In una singola frase di passaggio, un personaggio suggerisce sia a causa del famigerato sottomarino militare sovietico rimasto lì, ma al tizio in questione manca giusto il cappellino di stagnola, quindi chissenefrega. Anche perchè chiaramente la produzione non avrebbe mai avuto il budget per seguire quel fil di trama, quindi fanculo, c’è uno squalo radioattivo (MGSV joke here) a banchettare dei bagnanti sulla costa di San Diego, punto.

Una creatura che segue la logica di Godzilla VS Destoroyah, visto che lo squalo è come un reattore nucleare e deve raffreddarsi per evitare di esplodere, non che ad uno squalo servisse un motivo in più per rimanere nell’unico elemento in cui può vivere, ma vabbeh, e come bonus il film decide che – quando non semplicemente mozzicati in più pezzi – le vittime colpite da esso (o che mangiano i pesci contaminati da esso) prendono fuoco, od esplodono, a seconda di cosa preferisce lo sceneggiatore.

Il che perlomeno dà un po’ di scene divertenti in cui un irritante food tuber (o qualcosa di simile) si gonfia come un nemico di Left For Dead per poi esplodere, o minchioni che prende fuoco in aria perchè lo squalo gli è passato vicino.

Atomic Shark 2016 here is your protagonist.png

Gli eroi di turno sono composti da una bagnina con un laurea in scienze marine, un bagnino che non può notare (causa ferita alla gamba) ed usa un drone più per che cazzeggio che per lavoro, due produttori di video ambientalisti, ed un guardone che ha una certa abilità con i droni, non l’unico stereotipo di genere ad essere “aggiornato” alla modernità, come la bagnina ossessionata con Instagram, ed anche le gag come il rating che cala di una sola stella al ristorante dopo che è esploso assieme a quasi tutti gli avventori.

Anche se preferirei non avessero cercato di far ridere con battute “moderne” che usano emoji, che invecchieranno malissimo e fanno già cagare ora, anche se quando è divertente lo è intenzionalmente, e ci sono momenti buffi che funzionano, anche se non è chiaro se stiano cercando di parodiare qualcosa di specifico o perchè usino musica arabeggiante stereotipata  – manco Prince Of Persia – a caso, questi sembrano più fortuiti incidenti che altro.

Ma sono pronto a riconoscere che almeno qui ci hanno provato, non dovrebbe essere degno di nota vedere un film che NON cerca di antagonizzarsi gli spettatori o che si ricorda le scene devono avere un senso, ma in questo fondale abissale di shark movie di serie Z, non mi aspetto più nulla come standard, visto che il fondo del barile è stato ferocemente eroso, e sotto c’era un altro barile pieno di squali, e sceneggiature scritte su una manciata di tovaglioli.

Certo, lo squalo atomico è infine ucciso…. perchè attirato fuori dall’acqua in una piccola duna sabbiosa con piante, ed esplode, mandando a fanculo un confusionario (e pure mal spiegato) piano per farlo esplodere lontano dalla costa con un barca ed evitare effetti catastrofici. Non c’è motivo per cui lo squalo – fatto in pessima ma non oscenissima CG – non torni in mare, visto che l’ha già fatto prima, ma siamo quasi a fine film, in qualche modo “Nucular Shark” deve crepare. D’altronde questo è business come al solito per questa risma di cinema.

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Il cast per lo più è composto di ignoti come al solito (alcuni con solo Atomic Shark come filmografia, altri con molto più lavoro alle spalle in film e serie tv comunque poco note qui), le performance sono accettabili per questo tipo di B/C movie, a parte l’attrice che fa l’assistente/co-creatrice del gruppo di reporter ambientalisti, Maria Bonner, che ha la performance peggiore del film (almeno per personaggi che dovrebbe essere importanti alla tram), e si nota visto che le altre recitazioni sono di qualità più o meno consistente. Il che è un po’ assurdo considerato che è quella con il miglior portfolio, avendo recitato in The Social Network ed Universal Soldier, per dire. Boh.

I livelli di produzione sono nella media per gli “standard” di questa nicchia cinematografica, almeno sembra più un film che un porno riscritto per diventare uno shark movie, lo squalo (con corpo emaciato dalla radiazioni e pinna rossa incandescente) è in CG di fecal natura, ma non più orrida di tanti altri squali ultra low budget, c’è gore in dosi più che decenti, gli effetti digitali sono pessimi, quelli pratici a volte passabili, altre ridicoli, ma perlopiù inoffensivi, come l’uso di pochissimo stock footage atomico all’inizio.

Di nuovo, è quello che vi aspettereste quando decidete di vedere un film titolato “Atomic Shark”, un cosiddetto “SyFy Original”, che è perfettamente guardabile come trashata, se siete dell’umore giusto per essa, è ampiamente meglio di altre perdite di pazienza e tempo come Jurassic Shark, o il mio spauracchio “preferito” a riguardo degli ultimi anni, Shark Exorcist.

Una pinna rossa all’orizzonte per me, può andare. 🙂

Bait - Shark 3D 2012.jpg

Anno: 2012
Titoli Alternativi: Shar, Bait, Shark
Nazione: Australia-Singapore
Durata: 1 ora e 29 minuti
Regia: Kimble Rendall

Uno shark movie australiano-singaporiano per qualche assurdo motivo (l’essere presentato fuori concorso al Festival di Cannes del 2012 è già strano in sé, ma dubito sia stato determinante) distribuito in anteprima mondiale nelle sale italiane, e poi arrivato su home video come “Shark/Shark 3D”, perchè ora come anni fa, questa è la terra – anche – di titoli generici del cazzo dati a film di genere, specialmente quelli di un sottogenere così affollato, già difficili da distinguere tra loro senza ulteriore… aiuto.

Ed in un certo senso, la storia dietro Bait (mi rifiuto di chiamarlo Shark 3D) non è l’unica cosa leggermente diversa dal solito per il genere, visto che questa volta abbiamo uno squalo in un supermercato, e no, non appaiono dall’aere o trasportati da tornadi, questa non è roba dell’Asylum, ma una produzione della “fu” Anchor Bay Entertaiment (poi assorbita in una subsidiaria della Lionsgate), quindi le cose sono leggermente più credibili.

Stavolta è un’onda anomala a portare lo squalo in una cittadina australiana, che colpisce – tra le altre cose -un supermercato, ma appena passa l’onda, i sopravvissuti rimasti intrappolati nel luogo si accorgono che non sono solo la combinazione di acqua in rapida salita e cavi esposti dell’elettricità il maggior pericolo, ma un grande bianco di quasi 4 metri, indesiderato ospite portato dai flutti. Oltre ad uno dei criminali il cui tentativo di rapina (che era già costato un morto) è stato interrotto dall’improvviso maremoto, che vista la situazione decide di collaborare con gli altri sopravvissuti per cercare di uscire vivi da lì.

Questa sara una recensione corta, poiché non c’è davvero molto di cui lamentarsi o da annotare in negativo.

Bait - Shark 3D 2012 yum.jpg

È incredibilmente rinfrescante vedere un buono shark movie, una cosa assai rara e piacevole, con medio-alti livelli di produzione (oltre il poter constatare senza rimorso che “sembra un film vero”), buon cast australiano-cinese fatto anche di volti che potreste riconoscere (come Phoebe Tonkin di The Vampire Diaries, Julian McMahon di Nip/Tuck, ed anche Qi Yuwu, una celebrità mediatica in Singapore ma ignota all’estero), personaggi più che decenti e gradevoli, ed una storia semplice ma eseguita bene e comunque capace di reggersi in piedi da sola, senza puntare tutto sullo squalo a discapito del resto, con i personaggi che hanno vari obiettivi e motivazioni diverse, sorretta da una sceneggiatura che ben usa questo in congiunzione con la tipica – ma sempre efficace – presenza di uno squalo gigante affamato.

Ed a proposito dello squalo, il prologo (che mostra un tragico evento accaduto 12 anni prima al protagonista) è stranamente mistificante. Sì, anche quello è zillioni di volte meglio fatto rispetto agli innumerevoli squali fatti in orrida CG, ma lo squalo che appare nel supermercato è notevolmente migliore di quello del prologo, ed è ben usato un misto di effetti pratici ed ottima CG, decisamente uno dei migliori squali che abbia mai visto in questi film, non ai livelli di The Shallows/Paradise Beach, ma comunque molto ben fatto.

Sì, in alcuni punti ci sono effetti speciali digitali di qualità leggermente inferiore, ma anche il gore (di nuovo, un ottimo misto di effetti pratici e digitali) è ben fatto, presente in quantità accuratamente misurata, non eccessivo ma tutt’altro che poco. E si nota che il film fu originariamente girato in 3D, visto che la regia usa i classici exploit per buttare roba allo spettatore, facilmente notabili anche vedendolo in versione “2D”.

Bait - Shark 3D 2012 good old shotgun to the brain.jpeg

Bait è un raro esempio di come gli shark movie dovrebbero cercare di essere, almeno se si parla di film interessati alla qualità e non a puntare tutto sulla combinazione di nome ridicolo e soggetto altrettanto cerebroleso, in un’infinita gara senza vincitori per essere il prossimo film “so bad it’s good”. Una rarità, in questo panorama cinematografico.

La storia è semplice ma assai ben eseguita, la sceneggiatura riserva alcune sorprese, i personaggi sono gradevoli tanto che non vi dispiacerebbe vedergli tutti arrivare vivi alla fine (invece di irritanti clichè di genere da offrire ritualmente alle fauci del mostro per soddisfazione a buonissimo mercato), i livelli di produzione medio-alti (assai alti per gli orridi standard moderni di genere), ed il film non punta affatto tutte le sue fiches sul pur ottimo squalo bianco per i quale siete a vedere un film del genere.

In altre parole, se dovessi mai fare una Top Ten – o giù di lì –  dei migliori film con squali, Bait sarebbe sicuramente sulla lista. Uno dei (pochi) buoni shark movies, senza dubbio.

E quindi la fase “EX” del Grind Cafè si conclude, la rubrica ritornerà a settembre con nuovo sottotitolo/nome ed in formato ridotto, dal 16 agosto al 6 settembre (inclusi) il blog si prende una bella pausa estiva.

Ciao!

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