GRIND CAFE EX #23: Mortium Romae

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Questo numero (in tempo per la versione in lampada Aldis di Giulio Cesare) è un pò peculiare, visto che la storia romana (o pre-romana) non si presta moltissimo a film horror e dintorni – e grazie al cielo – nè molti registi hanno voluto cercare di pasticciare storia romana con archetipi horror per avere l’equivalente di roba come Abraham Lincoln: Vampire Hunter.

E sebbene sia grato di ciò, sapevo che cercando bene avrei trovato almeno un paio di film adatti per la rubrica, per quello che è uno dei numeri del Grind Cafe meno ortodossi di sempre e non 100 % horror, ma direi che abbiamo avuto diversi exploit su temi ben noti da giustificare un pò di “sopra le righe”.

E ho ragione, quindi via con il peplum! Continua a leggere

[EXPRESSO] Il Primo Re (2019) | Blood Brothers

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Non lasciatevi confondere dal titolo, questo non è un altro film su Camelot (dove non conviene andare se temete musical improvvisati) o sul ciclo bretone, ma una co-produzione italo-belga che racconta la leggenda di Romolo e Remo, sulla fondazione di Roma quindi.

Ma non aspettatevi palazzi nobili e complotti politici tra senatori, questa è appunto una storia ambientata in un periodo poco più che primitivo, con tribù che vivono di pastorizia, guerrieri vestiti con pelli di animali e poco altro, con continui saccheggi, villaggi rasi al suolo e persone catturate per combattere e finire sacrificate alla fiamma divina, in speranza che il Dio comunichi con loro e (forse) il destino non gli riservi altre crudeltà.

Questa è soprattutto la storia di due fratelli, di legami fortissimi, di fatalità e tragedia, come potreste immaginare (meno la lupa), solo che ha – pressapoco –  la violenza grafica di un cannibal movie italiano anni 70, senza il sensazionalismo d’exploitation (non c’è nessuna scena in cui a qualcuno tagliano il fallo, per esempio, ne ce n’era bisogno), e con un fortissimo stile che mostra una forte ambizione artistica (o “d’autore”, se volete) nel voler creare questa “Roma B.C.” assolutamente brutale, crudele, rozza, in cui si sopravvive con unghie e denti, si decapita e sgozza per non essere sgozzati da altri, in cui si crede nella sacralità del fuoco e nella magia, ed in cui si parla (appropriatamente) un proto-latino, con sottotitoli in italiano.

Il film di Matteo Rovere è una gradita sorpresa, sia perchè uscì nei cinema senza nessuna fanfara (o comunque pochissima), sia perchè è un’ottimo film con forte ambizione, un po’ lento a tratti ma che vale la pena vedere fino in fondo, quel tipo di cinema d’autore che di solito va “importato”, e su un soggetto raramente usato nel cinema, specialmente in questo modo.

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[EXPRESSO] La Favorita (2018) | Period Dramedy

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Yorgos Lanthimos ritorna nelle sale italiane, stavolta senza dover attendere quasi 2 anni per vederlo sul grande schermo (un saluto alla distribuzione italiana da parte de Il Sacrificio Del Cervo Sacro), e sì, questa recensione non è esattamente “in tempo”, ma chissene.

Stavolta il regista greco non ci parla di distopici amori forzati o di inquietanti vendette di taglio mitologico, ma di una tragicommedia di corte, quella di Inghilterra del 1700, con il paese in guerra con la Francia, ma tutto questo (rivolte causate da imposte di guerra sempre più pesanti, battaglie) è più una delle tante cose incidentali che coinvolgono i nobili di corte, impegnati per lo più a sollazzarsi con passatempi decadenti.

Ma come la meravigliosa locandina ben esplicita, questa non è storia sui drammi eroici degli inglesi , ma è la continua battaglia per il favore della regina Anna (Olivia Corman), una donna fragile e mentalmente instabile, da parte di due donne, Lady Sarah (Rachel Weisz), che comanda di fatto il regno, e la sua lontana cugina, Lady Abigail (Emma Stone), che è caduta in disgrazia ed è disposta a tutto pur di riguadagnare il suo status di dama, usando gli intrighi politici della corte, favori sessuali ed i segreti di cui diventa custode a suo vantaggio per spuntare in questa lotta vile ed essenziale, dove la moralità è ostacolo.

Come gli altri film di Lanthimos, La Favorita ha un fascino magnetico e glaciale, con una perfetta commistione di sontuoso e lurido, con il lustro di facciata ed il viscido decadente che bolle sotto messo in mostra senza riserve, con dialoghi taglienti, personaggi vili, crudeli e patetici, con un sentito senso dell’umorismo che convive con momenti drammatici ed emotivi, che però paiono sempre un pò artefatti, strumentali ed ambigui.

Fantastico, a prescindere che vinca riconoscimenti o meno.

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Gohatto – Tabù (1999) [RECENSIONE]

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Dicembre scorso abbiamo parlato di Merry Christmas Mr. Lawrence (noto anche come Furyo), quindi ritengo appropriato tornare a parlare di Nagisa Oshida con Gohatto (adattamento del romanzo Shinsengumi Kepporoku di Ryotaro Shiba), il suo ultimo film (ed il suo ritorno alla regia, dopo un decennio di lavoro critico-accademico e dopo un’ictus che lo aveva colpito 3 anni prima) , visto il simile tema. Continua a leggere

PRIMACREMA # 6: Arte (manga)

ARTE manga cover

Cosa: Volumi 1 e 2 (Planet Manga)
Dove: Fumetteria e negozi online
Potenziale: 3/5

Essendo toscano, un buon modo per attirare la mia attenzione è fare qualcosa sul Rinascimento, quindi potete scommetterci che Arte di Kei Ohkubo mi ha incuriosito fin da quanto lo vidi apparire su Anteprima (un mensile specializzato sulle uscite imminenti di fumetti e gadget). XVI Secolo, Firenze in pieno rinascimento, ok, andiamo!

Arte racconta la storia di… Arte, una giovane nata in una famiglia aristocratica di Firenze, ma che per l’amore della pittura si lascia le proprie origini nobili alle spalle, e riesce a farsi prendere come apprendista nella bottega del pittore Leo. Come presto scopre, il Rinascimento è meraviglioso… se sei nobile. Ed uomo. Altrimenti ti devi mangiare tanto polifosfato organico, specialmente sei donna, perchè anche le botteghe artistiche sono posti in cui le donne non sono benvenute, e tali ambizioni sono viste come scomode ed inappropiate.

È una tipica storia di formazione, con Arte che spinge con forza, fa sacrifici e fatiche per realizzare il suo sogno, anche se dovrà sudare molto più sangue per farsi spazio in una società che non la vuole considerare degna. Il messaggio appare subito ovvio, ma il manga evita di risultare troppo idealizzato visto che non dipinge lo sforzo di Arte come una questione di “basta volerlo” né come una questione di “basta impegnarsi al massimo”, e non svicola da affrontare questioni “spinose” come le cortigiane, il ghetto e dettagli non propriamenti nobili della società di allora.

Ed lo sfondo storico scelto è molto bello, riconfermando la tradizione di città e periodi storici italiani rese con cura ed amore da fumettisti nipponici, come Kozue Amano replicò la Venezia per il suo ARIA (uno dei miei preferiti, tra l’altro).

Non esattamente il manga più progressivo del mondo (non che mi aspettassi lo fosse), ma comunque una gradevole ed interessante lettura, con personaggi gradevoli ma non simplicistici, buoni disegni, che consiglio se amate il periodo storico e la Firenze di allora (filtrata dall’idealizzazione a postumi, ma comunque affascinante).