[EXPRESSO] C’era Una Volta A Hollywood (2019) | Helter Wester

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C’era Una Volta A Hollywood è un film diretto da Quentin Tarantino.

Ha Brad Pitt, Leonardo DiCaprio, Margot Robbie, ed altre persone nel cast.

È un film di Quentin Tarantino, il nono della sua carriera, segue The Hateful Eight, è ambientato nel 1969 ed ha dialoghi, con personaggi, hippies, film dentro i film, spot per i film dentro il film, veri film dentro il film, il personaggio di Bruce Lee (per il quale è stata fatta una controversia francamente ingiustificata), ha western, recitazioni, pistole, birra, cani, ed uno stiloso approccio per ricreare l’atmosfera degli anni 60/70 nella Hollywood dell’immaginario collettivo, ed ha un personaggio che interpreta un Roman Polanski ancora non ricercato da autorità di vari paesi.

È un film di Quentin Tarantino, quindi non siete qui a leggere una recensione, ma volete un’opinione pre-confezionata che giustifichi il vostro amore od odio per partito preso che avete verso il regista, di come sia inspiegabilmente osannato o di come debba essere perseguito con torce e forconi, di come siate sorpresi sul modo in cui questo film sia “strano” nonostante abbiate visto altri film suoi e quindi dovreste avere un’idea grossolana se vi piace lo stile del regista. Se non siete qui solo per vedere gente ammazzata con ultrastile ed iperviolenza.

Per questo non so se vi piacerà C’era Una Volta Ad Hollywood, o cosa deciderete di sentirvi obbligati a dire sul film. Personalmente mi è piaciuto parecchio, e non mi sono pesate affatto le 3 ore di film, cosa che non posso sempre dire in questi casi (ciao, IT Capitolo 2). Sì, mi è piaciuto anche il finale.

Fantastica colonna sonora, perfetta per il tono e l’ambientazione losangelina.

Ma scusatemi, mi sono lasciato trasportare. Ha anche un motherfucking lanciafiamme.

E siccome lanciafiamme batte sasso e forbici, 10 su 10, standing ovation, mutande bagnate, bagnatissime, boxer fradici, etcetera.

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GRIND CAFE EX #20: Krampus Karols II

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Torniamo in territorio familiare per gli horror natalizi, con il suo nuovo sottogenere che è praticamente andato a soppiantare lo slasher con babbi natale assassini, ovvero la Krampusploitation, con vari registi horror ignoti che dal 2013 hanno pompato vari diversi film orridi sulla figura leggendaria del Krampus, una sorta di “Babbo Natale malvagio” che la vigilia di Natale punisce i bambini cattivi portandogli via, o peggio.

L’unico film valido che ho visto fin’ora sul Krampus è quello di Michael Dougherty (in Italia noto come “Krampus: Natale Non É Sempre Natale”, quindi quello rimane l’unico film sul “Diavolo Natalizio” da consigliare. Cosa che non posso dire dei due film di Krampus recensiti in questo seguito del numero natalizio dell’anno precedente (in cui recensii gli abominevoli film di Jason Hull sul soggetto), opere di Robert Conway, sconosciuto regista americano di cui potrei citare alcuni film dalla pagina IMDB, ma a parte Krampus Unleashed (recensito in questo numero), dubito abbiate mai sentito nominare alcuno degli altri suoi film.

Tempo di trangugiare eggnogg e buttarci un’altra volta nella neve contaminata di film sul Krampus con budget bassi ed attori pessimi, nella tradizione di vedere brutti film e cercare di spremerne il meglio, e darvi qualcosa di cui ridere (invece che piangere) sotto l’albero! Continua a leggere

[EXPRESSO] Hostiles (2018) | Boring Saddles

Hostiles 2018 locandina

Sono abbastanza confidente nel fatto che Scott Cooper (qui regista e sceneggiatore) non volesse rendere il pubblico parte degli “Ostili”, ma questo succede quando fai presagire un brutale western e poi fai uscire un film che dura fin troppo e non sa come riempire gli spazi tra i brevissimi momenti di assai grafica e brutale violenza. Ma partiamo dalle basi.

Siamo nel selvaggio west, ai tempi in cui gli americani uccidevano i nativi, ed i nativi rispondevano a tono. Ad un caporale esperto che odia gli indiani è affidata la scorta del vecchio capotribù Falco Giallo e la sua famiglia (prigionieri da anni) nella loro regione natia, ordine a cui Christian Bale è costretto (controvoglia) ad obbedire.

Hostiles è un film che si concentra così tanto sul creare un’atmosfera e tono – appunto – ostile, a rendere il west davvero selvaggio e brutale, che si dimentica di far accadere qualcosa di significativo ed interessante nelle sue esasperanti due ore di durata. Vi troverete a non voler vedere morire nessuno, non perchè i personaggi siano interessanti (anzi, sono assai stereotipati), ma perchè sennò dovrete sorbirvi l’ennesima scena di sepoltura, magari seguita e/o intervellata dalla trinità di “accamparsi, guardarsi in cagnesco e levare le tende ogni 10 minuti”, ripetuta ad libitum.

Si passa dal nulla a 3 morti in 2 minuti, e poi 30 minuti di dialoghi che vanno dal decente al mediocre. Hostiles non usa il suo ritmo lentissimo per creare qualcosa di interessante, ma solo per protrarsi. Dal regista di Black Mass (che mi piacque) mi aspettavo onestamente di meglio.

Ha un buon cast (che comprende Timothee Chalamet, per qualche motivo) che offre buone/ottime recitazioni, della buona cinematografia ed alcuni momenti in cui il tutto funziona; non è un disastro, affatto, ma è comunque noioso, lentissimo, e non lo consiglio.

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