[EXPRESSO] Star Wars: L’Ascesa Di Skywalker (2019) | My Pal, Friendpatine

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Ok, leviamoci questo di torno, fino all’inevitabile prossima trilogia di Star Wars.

Ora, personalmente non mi piacque Il Risveglio Della Forza in quanto “100 super summer hits” di roba già vista decenni fa (e non vado pazzo per Star Wars, in generale), ma almeno quello aveva un punto, un qualcosa, oltre all’inaugurare una nuova trilogia. L’Ascesa Di Skywalker invece si impone solo di dare una chiusura ad essa, e riesce a far questo nel modo più inelegante possibile, cercando di “rettificare con vendetta” cose dal precedente film per farle incastrare a forza in questo.

Tanto a forza che hanno ripescato Palpatine, non è un segreto, è nel text crawl iniziale. Non saprei dirvi il come (pare fosse spiegato in una scena cruciale NON nel film, ma mostrata live in Fortnite), ma il perchè diventa chiaro: J.J. Abrams ha rifatto Il Ritorno Dello Jedi. E non è un’affermazione iperbolica, affatto, visto come ricopia quasi alla lettera numerosi momenti da Episodio VI, incurante dell’impatto sugli archi narrativi dei personaggi, e con una sceneggiatura parecchio imbarazzante.

Non ho mai letto fan fictions, sarò onesto, ma questo è ciò a cui penso quando sento il termine, un casino totale in cui accadono certamente cose, con enormi palate di fanservice messe per cercare di “placare le bestie”. Anche la presenza di Palpatine, pur gradita, è segno che neanche i gozzillioni della Disney evitano lo svergognato andare a staccare pezzi dalla trilogia originale, senza aggiungere nulla di sostanza.

Ci sono modi peggiori di passare 2 ore e mezzo, almeno è quel tipo di brutto che ad un livello basico basico intrattiene (nonostante sia una notevole regressione rispetto al film precedente), la trama scorre, cose succedono, ed è interessante nel modo in cui è un guazzabuglio totale nel nome di contentare gli incontentabili e di bieca codardia aziendale.

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[EXPRESSO] I Morti Non Muoiono (2019) | Fruitless Exercise in Bizarre

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Premetterò che non sono familiare con i lavori di Jim Jarmusch.

E dopo aver visto questo, onestamente non mi interessa molto esserlo.

I Morti Non Muoiono è tecnicamente una commedia horror, ma è più un esercizio di stile, un modo per Jim Jarmusch di fare commenti socio-politici su vari argomenti, usando l’idea di una tipica zombie comedy come strumento, trattando con assai indifferenza la trama, che vede la piccola cittadina montana di Centerville colpita da un’epidemia di zombi, scatenata (forse) dagli effetti del fracking che ha mandato fuori fase la rotazione della Terra. O dalla luna avvolta da un bagliore rosaceo manco fosse Killer Is Dead. Chissene.

E questa generale sensazione di indifferenza agli eventi si ritrova nei personaggi, specialmente nei due protagonisti poliziotti (interpretati da Bill Murray e Adam Driver) che reagiscono a tutto con eccessivo pragmatismo ed un leggero, incurante fastidio. La direzione data all’incredibile cast è bizzarra, il leitmotiv della traccia musicale folk che da nome al film, i vari clichè e strumenti narrativi come il foreshadowing, sono tutti ripetuti ad libitum, in modo da risultare volutamente palesi.

Al punto che inizialmente pensavo l’idea fosse fare un pessimo b-movie horror comedy di proposito, ma non è quello, più una satira. E sebbene concettualmente interessante, alla pratica il risultato è un film ossessionato con l’essere sovversivo, bizzarro al punto che non fa più effetto, pretenzioso quando il meglio sa che fare sono Tilda Swinton che incanala Uma Thurman da Kill Bill, tristi battute spacca quarta parete o roba come gli zombi con telefono in mano che mugugnano “Wi-Fi”. Ed altre osservazioni già sentite e meglio integrate in altri film, anche interessati a far ridere il suo pubblico.

Non sapevo cosa aspettarmi, ed ammetterò, non ho mai visto uno zombie movie così…. fortunatamente. L’ho odiato, parecchio, in tutta onestà.

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[EXPRESSO] Black Klansman (2018) | Death To The Klan

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A mio detrimento, devo ammettere che non sono esattamente un esperto delle opere di Spike Lee, ma non potevo esimermi, vista il clima politico attuale (in cui Wolfenstein è progressivo semplicemente rimanendo sé stesso) ed il soggetto scelto, l’incredibile storia vera del primo detective afroamericano di Colorado Springs, Stallworth, che (dopo diversi tentativi falliti di integrarsi nelle forze) negli anni ’70 si infiltrò nella divisione locale del Ku Klux Klan.

Come riuscirci? Ma con un “doppio” bianco, che farà la parte di Stallworth dentro alla setta, e per questa parte dello schema viene scelto l’ebreo Philiph Zimmerman (Adam Driver), per illudere il Klan e scoprire piani e membri coinvolti. Un film di Spike Lee politico, quindi un altro cielo blu e di nuvole guarnito, ma abbiamo bisogno di film su argomenti simili, ora come non mai, e Black Klansman non si tira indietro, ma affonda tutto il braccio nelle viscere di una questione spinosa, disgustosa e prettamente americana.

Perchè sebbene l’odio sia universale e sempreverde, nulla mostra lo scisma di una nazione fondata ed imboccata con il “destino manifesto”, sull’ipocrisia della “terra dei liberi” che presero casa di altri e mal digerirono l’idea che la gente prima loro schiava osasse reclamare gli stessi diritti, il tutto bagnato nel desiderio di unire chiesa e stato, per santificare la loro crociata.

Ed il film di Lee ben rappresenta la frammentazione di un paese in cui esistono movimenti come le Pantere Nere ed il Ku Klux Klan, utilizzando gli ovvi contrasti (e la lotta che passa attraverso il cinema stesso, con la blaxploitation e Nascita Di Una Nazione) per creare una pellicola che è divertente quando è terrificante nella sua attualità, che vi mostra i veri filmati di Charlottesville del 2017, la orrida realtà.

Assai – assai –  infiammabili sono le bandiere confederate, d’altronde. Per dire.

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L’Uomo Che Uccise Don Chisciotte (2018) [RECENSIONE] | Picarious Visions

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Dopo un quarto di secolo in development hell (con ben 8 tentativi di produzione, ed anche un documentario a riguardo), al punto che pensavo sarebbe diventato una storia interessante del cinema che non fu, un capitolo incredibilmente interessante in libri di storia del cinema, che mi sarei chiesto malinconico come sarebbe potuto venir fuori. Anche quando si venne a sapere che il progetto era riemerso come una fenice, temevo sempre che qualche bega (e beghe ci sono state, anche legali, ovviamente) avrebbe impedito a Gilliam di riuscire in quella che – appropriatamente – sembrava un’impresa da De La Mancha.

Ma dopo aver debuttato (fuori concorso) al 71° Festival di Cannes questo 18 maggio– come ultimo film del festival, pure – è finalmente giunto anche nelle sale italiane. Quasi non ci credo, ma è tutto vero. Continua a leggere

[EXPRESSO] La Truffa Dei Logan (2017) | Kylo Driver

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Sebbene non sia familiare come dovrei (tranquilli, mi pecio e mi piumo da me) con le opere di Steven Sodenberg, ho memorie piacevoli di Ocean’s Eleven, non che abbia bisogno di una scusa per vedere La Truffa Dei Logan, finalmente arrivato nei cinema italiani con quasi un’anno di ritardo dall’uscita statunitense della scorsa estate, dopo averne visto l’intrigante trailer.

Essenzialmente una commedia-heist movie, in cui Jimmy , fratello maggiore dei Logan (una famiglia di campagnoli con la nomea di essere continuamente sfortunati e/o maledetti) decide di ristabilire prestigio al nome di famiglia, pianificando una bizzarra rapina durante la gara automobilistica Coca Cola 600 alla Charlotte Motor Speedway. Jimmy (Channing Tatum) ha studiato tutto, coinvolto suo fratello Clyde (un barista senza un braccio interpretato da Adam “Kylo Ren” Driver) e sua sorella Mellie, ma deve anche far evadere Joe Bang (Daniel Craig), un esperto di esplosivi, necessario alla buona riuscita del piano.

Almeno finchè arrivano inevitabili imprevisti e l’FBI incomincia a indagare a fondo, sospettando e cercando di scovare qualsiasi errore in questa serie di eventi così naturali all’apparenza.

Il cast è superbo (Craig nei panni di un “cattivo” è una scelta interessante che ricorda un pò Dennis Hopper), i personaggi sono tutti divertenti ed anche quelli minori ricevono non poco spazio ed ottime battute, come gli esilaranti fratelli terricolo-idioti di Joe Bang, tutti i personaggi sono sghangherati disastri in un modo o nell’altro, l’umorismo è tagliente ma non abrasivo, pungente ma non crasso, c’è una buona selezione musicale ad accompagnare le peripezie dei protagonisti, e la predilezione per indugiare su inquadrature anche dopo la conclusione della scena, per meglio delineare l’ambiente.

La trama è ben scritta, offre alcune sorprese nel finale, ed il pacing è buono.

In sintesi, La Truffa Dei Logan è molto divertente, stiloso, ed energico!

Consigliato, assai.

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