Il primo Kingsman era essenzialmente una versione (ancora) più cartoonesca di James Bond, con un gruppo di agenti segreti indipendenti dediti a proteggere la pace nel mondo, con uno stile totalmente ì british (tanto da avere nomi in codice basati sui cavalieri della Tavola Rotonda) ed un forte gusto per stunt esagerati, gadget inortordossi per spionaggio ed offesa, cattivi fumettosi, e salvare il mondo all’ultimo millisecondo.
Quindi, dopo un film in cui Samuel L. Jackson cercò di commettere genocidio via cellulare, ce ne voleva per stupire lo spettatore. Ma Kingsman Il Cerchio D’Oro in qualche modo riesce a far saltare 3 squali contemporaneamente alla serie, il che è allo stesso tempo una cosa buona ed un problema.
Sia chiaro, apprezzo che l’attitudine sia rimasta la stessa dell’originale, molto divertente e divertita, non parodica, ma che abbraccia con affetto ed in pieno lo stile improbabile di questi spy movies. Ma a volte il troppo storpia, anche per Kingsman il villain che è una magnate della droga, vive isolata in un rifugio stilizato come una cittadina americana anni ’50, trita e serve suoi uomini ad altri suoi lacchè, ed ha cani robot (che cazzo è, Wolfenstein The New Order?)…. ecco, è un po’ troppo.
Ed è una buona cosa che non faccio spoilers, perchè diventa peggio/meglio più procede.
La presenza di nuovi agenti segreti, stavolta americani, è sicuramente la parte più divertente, visto che siccome sono “mmerigani”, hanno armi come un lazzo laser elettrificabile, sputo tappapuchi, ed altre cose deliziosamente stereotipate, che sono divertenti, un po’ meno il piano del Presidente (no, non il fascista in carica), un po’ più Elton John, action hero.
Inoltre, è decisamente troppo lungo per un film del genere, e passare di eccesso in eccesso diventa troppo di routine alla fine. Divertente, ma poco oltre la sufficienza.