[EXPRESSO] Pinocchio (2019) | Stringless Hangin’

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In quanto toscano, mi fa sempre un particolare piacere vedere riproposta nel tempo la storia di Carlo Lorenzini/Collodi (rielaborata in numerose salse, passando dal manwha sci-fi Gepetto al porno), e l’idea di un nuovo adattamento da parte di Garrone…ha perfettamente senso.

Nel caso siate appena stati generati dall’ascella di Giove, Pinocchio racconta del titolare burattino, creato a partire da un pezzo di legno letteralmente vivo dal solitario intagliatore Geppetto (il quale lo tratta come un figlio), ed attraverso incontri con strani personaggi e strane avventure – non sempre piacevoli – Pinocchio impara a sue spese varie morali, ed infine diventa un bambino vero e proprio.

Se avete letto Pinocchio od avete una qualche idea di come il romanzo originale sia molto più crudo del film Disney, saprete cosa aspettarvi, perchè il film di Garrone non si esime da scene come l’impiccagione o quando legano Pinocchio trasformato in ciuco ad un sasso e poi lo buttano in mare per annegarlo, ma non accentua ulteriormente questi aspetti quasi orrorifici, anzi, viste diverse scene epurate in questo senso (oltre che per snellire la narrativa).

Sì, la scelta del live action è fatta apposta per rendere il tutto ancora più strano (e dare incubi ai vostri figli), Pinocchio stesso è un po’ inquietante, ma gli effetti speciali sono buoni, la costumistica ottima come previsto, ed è consistente nel voler essere una fiaba ed il tono riflette questo, assieme ad alcuni momenti comici semplici ma simpatici , sorprendentemente anche Benigni e Ceccherini non sono le scelte di casting forzate che temevo (anche se Papaleo a fare il Gatto è tipo uno spreco enorme, quasi offensivo), ed anche Federico Ielapi nei panni di Pinocchio offre una buona recitazione.

Nel complesso una buona trasposizione della storia di Carlo Lorenzini, una assai scorrevole e più fedele del previsto, tutto considerato.

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[EXPRESSO] Rabbia Furiosa – Er Canaro (2018) | Pulp Dogs

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Il secondo film basato sulla vicenda di cronaca nera de “Er Canaro” quest’anno, che abbondanza.

Ora, sebbene sia questo che il film di Garrone si basino sullo stesso fatto di cronaca, sono usciti lo stesso anno, a distanza di settimane.. eviterò paragoni, perchè Rabbia Furiosa – Er Canaro merita di essere giudicato per quello che è.

Questo è il tipo di film che uno si poteva aspettare dopo aver letto la storia di cronaca nera, uno che sceglie di seguire la versione (poi smentita) di Pietro De Negri, comunque prendendosi libertà artistiche, come prevedibile.

Fabio si è fatto mesi di galera per un crimine che non ha commesso, coprendo Claudio, un suo amico-padrone ex-pugile, criminale di piccola taglia ma che ambisce a diventare boss della periferia romana detta “Mandrione”.

Tra i due c’è un’amicizia malata, con Claudio che abusa e si sfoga spesso su Fabio, il quale non reagisce, ma anche lui eventualmente raggiunge un punto critico, e colmo di letterale rabbia, decide di compiere la sua tremenda, violenta vendetta.

Il problema è che abbiamo un film d’exploitation (pressapoco), e non uno buono, con attori decenti ma personaggi allo stesso tempo realistici E troppo caricaturali per un noir, a volte troppo sgradevoli (chiedervi di simpatizzare per il protagonista E rendere chiaro che è un criminale di merda come gli altri…non funziona). Non aiuta una scena finale horror – fatta con effetti artigianali vecchia scuola, pure troppo – con evirazioni e crani aperti, ma forse è quella che intrattiene di più, ed immagino fosse da aspettarsi, visto la carriera di Stivaletti.

Il risultato finale è involontariamente ilare, perlomeno intrattiene, ma è anche frustrante perchè si può intravedere un film migliore tra gli enormi, pulsanti difetti, si può davvero, ma i bei momenti sono persi in un mare di “becerume”.

Peccato, davvero.

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P.S.: Ero tentato di dare come voto un “Fondo Di Caffè”, ma no, non è così brutto ed almeno – anche se spesso è divertente in maniera accidentale – in gran parte il tono che si dà è chiaramente quello desiderato, nel bene e nel male sa cosa vuole essere ed è.

[EXPRESSO] Dogman (2018) | Cryin’ all the time

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È quello di Matteo Garrone (L’Imbalsamatore, Gomorra, Il Racconto Dei Racconti) il primo a giungere nei cinema nostrani, il primo dei due film italiani di quest’anno (l’altro è l’imminente “Rabbia Furiosa – Er Canaro” di Sergio Stivaletti) basati sulla vicenda di cronaca nera di tardi anni ’80 riguardante Pietro De Negri (detto “Er Canaro della Magliana”), che uccise brutalmente un ex-pugile dilettante Giancarlo Ricci, il quale ricattava l’uomo da mesi.

La vicenda (così come ricostruita da Negri stesso, ma smentita dai fatti) fu decisamente nota all’epoca, con mutilizazioni e violenze da film di Buttgereit (meno la necrofilia, quella no), od almeno così fu raccontata. Non essendo questo un docufilm, ovviamente ci sono alcune libertà artistiche prese da Garrone, come dare nomi diversi ai personaggi e l’ambientare il tutto sì a Roma, ma una Roma più contemporanea.

Marcello (interpretato da un meraviglioso Marcello Fonte) è un modesto, affabile e timido toelettatore canino (padrone del titolare negozio) che divide la sua giornata tra il lavoro, l’amata figlia Sofia, e purtroppo anche i soprusi di Simoncino, un ex-pugile che non è il suo Bruto, ma terrorizza l’intero quartiere. Gradualmente sempre più incapace di sopportare le disgrazie ed i continui ostacoli causatigli dal criminale, Marcello pianifica un modo per vendicarsi di Simoncino, senza dispendiare di immaginazione nei termini in cui reclamerà giustizia per sé.

All’apparenza una tipica storia di vendetta in cui il protagonista remissivo alla fine si vendica del “bullo”, ma curiosamente la rivalsa (che seppur sapete arriverà) non è glorificata né particolarmente enfatizzata, c’è piuttosto un realistico ed apparentemente pacato senso di disgregazione, con Marcello che cerca di ignorare tutto e continuare a vivere come niente fosse, ma le conseguenze degli eventi – di cui lui è pur vittima – gli impediscono di aver vendetta anche quando vince.

Intenso, ipnotico, e disperato.

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