[EXPRESSO] La Favorita (2018) | Period Dramedy

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Yorgos Lanthimos ritorna nelle sale italiane, stavolta senza dover attendere quasi 2 anni per vederlo sul grande schermo (un saluto alla distribuzione italiana da parte de Il Sacrificio Del Cervo Sacro), e sì, questa recensione non è esattamente “in tempo”, ma chissene.

Stavolta il regista greco non ci parla di distopici amori forzati o di inquietanti vendette di taglio mitologico, ma di una tragicommedia di corte, quella di Inghilterra del 1700, con il paese in guerra con la Francia, ma tutto questo (rivolte causate da imposte di guerra sempre più pesanti, battaglie) è più una delle tante cose incidentali che coinvolgono i nobili di corte, impegnati per lo più a sollazzarsi con passatempi decadenti.

Ma come la meravigliosa locandina ben esplicita, questa non è storia sui drammi eroici degli inglesi , ma è la continua battaglia per il favore della regina Anna (Olivia Corman), una donna fragile e mentalmente instabile, da parte di due donne, Lady Sarah (Rachel Weisz), che comanda di fatto il regno, e la sua lontana cugina, Lady Abigail (Emma Stone), che è caduta in disgrazia ed è disposta a tutto pur di riguadagnare il suo status di dama, usando gli intrighi politici della corte, favori sessuali ed i segreti di cui diventa custode a suo vantaggio per spuntare in questa lotta vile ed essenziale, dove la moralità è ostacolo.

Come gli altri film di Lanthimos, La Favorita ha un fascino magnetico e glaciale, con una perfetta commistione di sontuoso e lurido, con il lustro di facciata ed il viscido decadente che bolle sotto messo in mostra senza riserve, con dialoghi taglienti, personaggi vili, crudeli e patetici, con un sentito senso dell’umorismo che convive con momenti drammatici ed emotivi, che però paiono sempre un pò artefatti, strumentali ed ambigui.

Fantastico, a prescindere che vinca riconoscimenti o meno.

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AD 2019: Cambiamenti sul Wise Cafè [LISTA BONUS INSIDE]

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(Articoli e recensioni ripartiranno il 4 gennaio, btw)

Vorrei non dove comunicare altri cambiamenti al programma, ma per amor proprio, del blog,  dovrò ridurre l’input, anche perchè il mio lavoro normale mi impegna a sufficienza, e vorrei imparare il giapponese (oltre a respirare ed evitare che la mia testa faccia la fine della vecchia Tokyo).

Quindi, per quanto vorrei poter fare di questo il mio lavoro principale ogni singolo giorno, nel nome di un ragionevole compromesso ecco cosa cambierà, cosa ci sarà di nuovo, etc. Continua a leggere

[EXPRESSO] Il Sacrificio Del Cervo Sacro (2017) | Family Matters

The Killing Of A Sacred Deer 2017 locandina.jpg

Debuttato l’anno scorso e con l’uscita nelle sale italiane rimandata da marzo a fine giugno, mi ero promesso di vederlo quando sarebbe uscito comunque, estate, inverno, e più che per puro principio, volevo vederlo in quanto è un film di Yorgos Lanthimos, ho amato il suo The Lobster (uno dei miei film preferiti del 2015/16), ed ero intrigato già dalla prima locandina.

Steven (Colin Farrell) è un chirurgo cardiotoracico, con moglie (Nicole Kidman) e figli, e felice, che fa amicizia con un ragazzo solitario e strano, Martin, il cui padre è morto da poco, e che il chirurgo decidere di prendere sotto la sua ala, eventualmente introducendolo anche alla sua famiglia, ma le cose prendono una piega inaspettata, con i figli di Steven che si ammalano di una misteriosa malattia, ed altri angoscianti eventi, con un sacrificio richiesto per ristabilire l’”ordine”.

Anche quando le cose diventano così grottesche da far scappare una risatina, il tutto è così inquietante, perverso e lucidamente scomodo, che il più delle volte non sapete se ridere e rimanere congelati a vedere quale piega alienante la storia prenderà, tanto grottesco e destabilizzante è il tutto. Yorgos Lanthimos non è certamente un regista che ama far sentire a proprio agio il pubblico, tutt’altro, ed il modo in cui gioca sulle aspettative è brillante, ansiogeno, spiazzante.

Siete posti in maniera da essere vicini a questi personaggi, ma allo stesso tempo siete alienati dai loro comportamenti, dalle loro motivazioni, dal loro disinteresse verso ogni morale, mossi da una logica che trascende molte motivazioni, se non quella della vendetta, e di un senso di famiglia, ma una più tribale, con impronta mitologica, sacra, ritualistica.

Anche senza voler andare ad interpretare il film attraverso i vari significati del cervo, è assolutamente magnetico e disturbante, come ogni film del regista greco, d’altronde.

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