[EXPRESSO] Illang: Uomini E Lupi (2018) | Panzer Korea Korps

Illang Uomini E Lupi 2018.jpg

Ok, avrei dovuto recensire questo quando lo vidi apparire su Netflix, ma eccoci qua.

In questo caso notai subito Illang: Uomini E Lupi, e pensai che fosse un remake live-action di Jin-Roh, lungometraggio animato diretto da Hiroyuki Okiura, a sua volta adattamento della saga manga Kerberos Panzer Cop di Mamoru Oshii. Un punto per me.

Diretto dal celebrato regista coreano Kim Jee-woon (The Quiet Family, I Saw The Devil, The Good, The Bad, The Weird), questo remake mantiene una premessa simile, con una forza speciale di soldati interna all’Unità Speciale, detta Illang (la “Wolf Brigade”), creata per combattere una forza terroristica anti-riunificazione, nota come La Setta. “Solo” che il tutto si svolge nel 2029, con le due Coree in processo di riunificarsi al fine di fronteggiare potenze straniere, che in risposta minano la debole economia coreana.

Ed in gran parte, è un remake/adattamento assai fedele, che però non scherza in durata, aggiungendo quasi 40 minuti al non già corto film originale (per un totale di quasi 2 ore e 20), usati sia per meglio delineare i personaggi e la guerra intestina tra Pubblica Sicurezza e Unità Speciale (e dare più spazio alla Setta), oltre che per aggiungere un po’ di melodramma e più scene d’azione con combattimenti ben coreografati, crudi e soddisfacenti.

Ciò porta ad alcune differenze ed aggiunte perlopiù gradite o comprensibili, a parte il diverso finale, qui più positivo, che non è necessariamente malvagio o assurdo in sé, ma è eseguito in maniera forzata. E non è una minuzia, perchè vien da chiedersi a cosa fossero servite molte scene se poi all’ultimo nanosecondo si sterza verso “lieto fine” comunque, senza neanche spiegare bene il perchè.

È un po’ deludente come remake di Jin-Roh, ma rimane un film più che decente (quasi buono) e meritevole di un’occhiata, senza dubbio.

decaffeinato icona

Appleseed (manga) [RECENSIONE] | Cyberpolice Of the Gods

Appleseed manga

Prima che la sua fama fiorisse del tutto e portasse a vedere il suo Ghost In The Shell adattato per il grande schermo dal maestro Mamoru Oshii (che ne fece un suo film in tutto e per tutto), ovviamente Shirow Masamune (nome d’arte di Masanori Ota) aveva lavorato ad altre opere, come Dominion: Tank Police, ma quella più ricordata è spesso Appleseed, arrivata due anni dopo l’opera di debutto di Shirow (Black Magic, 1983), ma prima di Ghost In The Shell o di Orion.

Fu l’opera che lanciò davvero la carriera di Shirow/Ota, con ottime vendite e la vincita del “Premio Seiun” del 1986 come “Miglior manga”, e questo quando ancora la serie non era conclusa, visto che fu scritta e disegnata dal 1985 al 1989, divisa in 4 enormi volumi, pubblicati prima dalla Granata Press, e poi in versione rivista, corretta e ginormica dalla fu D/Books.

Ed anche se tecnicamente Shirow Masamune non ha escluso che potrebbe farne un quinto, la considererò come conclusa (come già spiegato nell’intro alla retrospettiva), per il lasso di tempo trascorso dal 1989 che altro, ed anche tenendo di conto a cosa si è dedicato dopo Ghost In The Shell 1.5: Human-Error Processor, ovvero ideando e scrivendo (ma non disegnando) una serie chiamata Pandora In The Crimson Shell: Ghost Urn, che a giudicare dalle illustrazioni di Koshi Rikudo… è preoccupante.

Quello e tonnellate di erotica, spesso raccolta sotto una serie chiamata Galgrease, il che già da solo dice molto, ma non è troppo sorprendente, a ben pensarci. Continua a leggere