Ready Player One (2018) [RECENSIONE] | Battle For The Net

Ready Player One 2018

Se siete su internet ed attivi sui social media, probabilmente sapete cosa già pensa l’internet (specialmente le cerchie nerd, geek ed altri epiteti offensivi diventati benigne buzzword di marketing) di Ready Player One, a giudicare dal trailer e vari poster pubblicitari finti che imitano famose locandine anni 80 e 90, ed un sentimento comune a molte persone online è un disprezzo istintivo del film.

Ed onestamente, essendo un videogiocatore ed interessato a vari soggetti di quella che ora definiamo “nerd culture”, non fui molto fiducioso neanch’io prima di vederlo. Il motivo principale secondo me è che Ready Player One, ancor prima di uscire nei cinema e poter essere visto dal pubblico, con il trailer ed il marketing cercò di rifarsi ad un gruppo di individui che ora sono corteggiati ma 20 anni fa erano derisi pesantemente e trattati come semi-paria.

Quello, o che è un po’ stufo di essere ricordato di come gli anni 80 erano, specialmente di cose che molto probabilmente già conosce ed appunto è stufo di ri-ricordare qualcosa che non ha scordato.

Avevo un’intro più lunga, ma sapete cosa, questo è l’internet che ha deciso di nuovo che qualcosa fa schifo ed è pronto a scrivere tesi su qualcosa che non ha visto, che si è già dato fuoco per evitare che la persone con l’accendino nella stanza nasconda un lanciafiamme nel culo e voglia colpire lui.

Basta ricordarsi del reboot di Ghostbusters del 2016, sapete, la solita ciclica tempesta di merda che internet fa, e che rifarà ancora. Quindi tagliamo questo preambolo corto, e parliamo del film! Continua a leggere

[EXPRESSO] The Post (2017) | Clickbait B.C.

The Post locandina

Prima che la peanut gallery si lamenti di Ready, Player One DOPO averlo visto, “Spilbè” decise di raccontare lo scandalo dei “Quaderni del Pentagono”, ovvero documenti top secret sulle strategie ed i rapporti tra America e Vietnam, dettaglianti i veri obiettivi dietro la guerra e la reale situazione del conflitto, fatti avere prima al New York Times, e poi ceduti in segreto al Washington Post, che decide di pubblicargli, ed affrontare il governo di Nixon, un presidente notoriamente vendicativo e pronto ad usare i suoi poteri come arma personale.

Quella del Post è una battaglia nel nome della libertà di stampa, combattuta anche nelle corti di tribunale e supportata dal crescente movimento di protesta contro la guerra del Vietnam, tracciando un ben chiaro parallelo con la situazione attuale, e – come altri film hanno fatto e faranno – lanciando un chiaro messaggio, valido anche nel contesto attuale, anche nel terribile presente in cui il clickbait domina a prescindere da quale pubblicazione sia, anche nel mondo delle “fake news” e di Facebook che vuole lasciar scegliere le fonti affidabili all’utenza, la stessa marmaglia che Google voleva usare per gestire il proprio servizio e non pagare moderatori.

Non è certo per vedere se l’assassino è Zapruder o Nixon in cosplay da Braccobaldo che guardate un film su eventi reali ed importanti, il cui esito è ben noto o facilmente consultabile con una ricerca online. Se avete trovato Il Ponte Delle Spie molto lento a tratti, e temete una narrazione dal ritmo lento anche qui, non è il caso, visto che è un film molto più dinamico di quanto possiate pensare, quasi sorprendente per una pellicola che ha sì tante scene di persone sedute ad un tavolo che parlano di affari. Ed il cast è ottimo come pensiate che sia.

Buon film, consigliato!

expresso icona