[EXPRESSO] Hostiles (2018) | Boring Saddles

Hostiles 2018 locandina

Sono abbastanza confidente nel fatto che Scott Cooper (qui regista e sceneggiatore) non volesse rendere il pubblico parte degli “Ostili”, ma questo succede quando fai presagire un brutale western e poi fai uscire un film che dura fin troppo e non sa come riempire gli spazi tra i brevissimi momenti di assai grafica e brutale violenza. Ma partiamo dalle basi.

Siamo nel selvaggio west, ai tempi in cui gli americani uccidevano i nativi, ed i nativi rispondevano a tono. Ad un caporale esperto che odia gli indiani è affidata la scorta del vecchio capotribù Falco Giallo e la sua famiglia (prigionieri da anni) nella loro regione natia, ordine a cui Christian Bale è costretto (controvoglia) ad obbedire.

Hostiles è un film che si concentra così tanto sul creare un’atmosfera e tono – appunto – ostile, a rendere il west davvero selvaggio e brutale, che si dimentica di far accadere qualcosa di significativo ed interessante nelle sue esasperanti due ore di durata. Vi troverete a non voler vedere morire nessuno, non perchè i personaggi siano interessanti (anzi, sono assai stereotipati), ma perchè sennò dovrete sorbirvi l’ennesima scena di sepoltura, magari seguita e/o intervellata dalla trinità di “accamparsi, guardarsi in cagnesco e levare le tende ogni 10 minuti”, ripetuta ad libitum.

Si passa dal nulla a 3 morti in 2 minuti, e poi 30 minuti di dialoghi che vanno dal decente al mediocre. Hostiles non usa il suo ritmo lentissimo per creare qualcosa di interessante, ma solo per protrarsi. Dal regista di Black Mass (che mi piacque) mi aspettavo onestamente di meglio.

Ha un buon cast (che comprende Timothee Chalamet, per qualche motivo) che offre buone/ottime recitazioni, della buona cinematografia ed alcuni momenti in cui il tutto funziona; non è un disastro, affatto, ma è comunque noioso, lentissimo, e non lo consiglio.

fondo di caffè icona

[EXPRESSO] Lady Bird (2017) | Song Of Passing

Lady Bird 2017 locandina

Sacramento è sommersa da un diluvio universale perchè la gente è ampiamente stufa dei primi anni 2000, e mentre attende l’arrivo dell’Eroe, Saoirse Ronan ha dedicato la sua vita come ancella del drago Valoo, allietandolo con sonate di cetra.

Sebbene la presenza di umanoidi volatili veri non mi avrebbe disturbato poi tanto (il che forse dice qualcosa su di me), no, il film di Greta Gerwig è una storia di formazione della giovane Christine McPherson – autonominatasi Ladybird -, una liceale di una scuola cattolica di Sacramento, che vorrebbe andare a fare il college in una “città di cultura”, ma deve contendere con la poca agiatezza della sua famiglia, che la ritiene incapace di apprezzare quello che hanno.

È quel tipo di storia che parla delle tensioni adolescenziali (difatti il termine “lady bird” in sé indica “bella giovine”, la libertà cercata con slancio a quell’età, il desiderio di emancipazione, volendo) e delle complicazioni che nascono nei rapporti, delle tensioni familiari, degli amori e delusioni, etc etc. Ma credo di dover specificare che no, non è un dramma, è più una commedia con momenti drammatico, perchè so che a vedere la copertina e leggere la sinossi potreste aver pensato che è un altro dramma indie con fare esistenzialista, ma non è questo il caso.

Ed è una divertente commedia, non una di quelle che cerca di farvi soffocare dal ridere ogni secondo, ma con umorismo più sottile, degli accattivanti personaggi ben scritti (fa piacere vedere teenager con dialoghi e comportamenti da teenager, e non idilli dello sceneggiatore), un ottimo cast che oltre a Saoirse Ronan include Timotheè Chalamet (quello della pesca) e Laurie Metcalf ed un attitudine positiva ed allegra, gioviale e rassicurante ma non ovattata dalla realtà, mai troppo sognante o nichilista.

Un buon film. Non ottimo, ma indubbiamente buono.

expresso icona

[EXPRESSO] Chiamami Con Il Tuo Nome (2017) | Name Wa

Chiamami Con Il Tuo Nome locandina

Dopo averne sentito lodi su lodi su siti di cinema estero, il film di Luca Guadagnino è nelle sale italiane… beh, non tutte, visto che in certi paesini bigotti non lo mostrano, e condivido la rabbia con chi si trova a dover “emigrare” per vederlo, in questa bellissima, schifosa, cariatide Italia.

Come probabilmente già saprete (un’altra cosa da sapere: non siete obbligati a farvelo piacere), il film di Luca Guadagnino racconta di un’oziosa estate del 1983 in un paesino del nord Italia, nel quale il diciassettenne Elio vive con la sua famiglia. Un giorno arriva in casa sua Oliver, uno studente americano più grande, venuto lì per finire il dottorato con il padre di Elio, docente universitario.

Oliver stringe amicizia con Elio, il quale e poi sviluppa un rapporto intimo con Elio, sconvolgendo la vita ed aiutando il giovane ad esplorare la sua sessualità, con la quale lotta selvaggiamente (come molti diciassettenni), sbandando confuso ed incerto, prima di accettare davvero sé stesso.

Non mi fingerò esperto di film romantico-drammatici (anzi, persi Moonlight al cinema e devo ancora fare ammenda), ma Chiamiami Con Il Tuo Nome è un ottimo film, con una bellissima fotografia, degli ottimi dialoghi, ed una storia d’amore alquanto emozionale ma credibile, non artefatta per farvi lagrimar, “guarnita” da un eccelso cast (Armie Hammer e Timothée Chalamet superbi come i protagonisti Oliver ed Elio) e dei momenti divertenti che equilibrano il tutto.

Ovviamente c’è un po’ di “ciccia” a schermo, ma le scene di sesso sono alquanto di gusto, mostrate senza volgarità od eccesso, ma ALBICOCCA. Le mie lamentele sono minori, come alcuni implicazioni ambigue nel discorso del padre di Elio, e la durata leggermente superiore a quanto ho personalmente gradito.

Sequenza dei crediti finali molto nipponica, a mia sorpresa.

Ma ribadisco, ottimo film, degno del plauso ricevuto.

expresso icona

P.S.: Nota superflua: è bello vedere Armie Hammer in un film bello dopo quella merda di Mine- Sotto La Sabbia.