Come già dissi al tempo, non fui affatto un gran fan di Hereditary, di cui rispetto la forte ambizione del regista, nonostante il risultato finale ne pagasse parecchio, passando da momenti incredibili ad altri francamente ridicoli, con una visione che sacrificava fin troppa trama e narrativa sull’altare del simbolismo e delle tematiche elette.
In ogni caso, rimasi curioso su cosa avrebbe fatto Ari Aster con la declinazione folkloristico-pagano del film horror, ed intrigato dal vedere un film horror intenzionato non a cercare la penombra, ma la luce radiante, caustica del sole pagano. La trama vede una giovane coppia disfunzionale (ed alcuni loro amici) invitati ad uno strano festival nella Svezia rurale, che si rivela non essere una menata folkloristica per turisti, ma l’agire di una setta religiosa che si sta preparando a celebrare il solstizio d’estate, appunto, il Midsommar.
Ed onestamente credo sia un notevole passo in avanti rispetto ad Hereditary, perchè mantiene la regia intensa, nonostante il ritmo della narrazione molto lento, così che possiate conoscere bene la comunità rurale, ammantata di un’inquietante atmosfera sia nei riti comunitario-pastorali sia in quelli religiosi, che porta a notevoli visuali evocative (fantastica fotografia) ed anche a momenti di puro eccesso, molto strani, al punto che non sapete se ridere, essere terrorizzati o confusi, i quali però qui servono meglio il tono generale e lo stato mentale della protagonista, e si fanno ampiamente “perdonare” visto che la storia non è abbandonata per servire simboli e tematiche, ma al contrario lega assieme l’horror e la dissoluzione dei legami di coppia, erosi non da un improvviso taglio ma da un lungo e doloroso tribolare fatto anche di traumi mai risolti.
Non sarà per tutti, ma è un notevole film con una fortissima visione, nonostante tutto sono assai, assai felice che “abbiamo” Ari Aster in giro.