Il primo Pacific Rim fu un film speciale, non tanto perchè era un film su robot giganti, ma perchè fu incredibile vedere Guillermo Del Toro fare un gigantesco tributo alla scuola nipponica dei robot e mostri giganti, con concetti che rielaboravano gli stilemi giapponesi o frame che sembravano venire fuori da un manga di fantascienza. Uno con livelli di produzione altissimi e mandato nei cinema, non da recuperare su VHS con un doppiaggio orripilante da film di kung fu anni 70.
Non piacque a moltissimi, ma va bene, non era pensato da un sostenitore della NRA ossessionato con le esplosioni e diluito ad libitum, era pensato per amanti dell’approccio nipponico ai mostri giganti e robottoni, con creature simil dinosauro che sputano raggi laser e tizi a pilotare lenti ma fortissimi robot giganti pensati per combattere suddetti mostri, per rievocare i kajiu movie in cui poveracci in costumi di gomma si combattevano come meglio potevano, con la pesantezza della tuta (la quale spesso non gli faceva vedere niente). Se vi aspettavate Transformers, immagino che sarete rimasti delusi a vederlo, perchè non è quello il modello preso ad esempio, ma appunto, quello nipponico di mostri e robot giganti.
Certo, in alcuni aspetti era fin troppo fedele a vecchi stilemi e vecchi clichè presi del genere (come i piloti Jaeger divisi per nazionalità come in Speed Racer, od il personaggio con la storia tragica dietro, e cose simili, ed il fatto che molto tempo era dedicato a questi personaggi gradevoli ma caratterizzati in maniera un po’ clichè, e meno ai combattimenti veri e propri), ma personalmente l’ho adorato, anche con i suoi problemi, e fui contento con il finale, che poteva servire benissimo da chiusura definitiva e non lasciava il cosiddetto “sequel bait”.
Quindi fui un po’ sorpreso e incerto su come reagire quando girò notizia di un seguito, ancor più quando si seppe che Del Toro non avrebbe partecipato come regista, ruolo qui ricoperto da Steven S. DeKnight, alla sua prima cinematografica, dopo aver diretto serie TV come Spartacus, Daredevil di Netflix, Dollhouse e la meglio nota Smallville. Non molto da dire, ho vesti spizzichi e bocconi di Smallville durante i pasti anni ed anni fa ed un paio di episodi del suo Daredevil, quindi non ho davvero una storia od opinione significante sul signor DeKnight.
Ma c’è John Boyega (che si è fatto le ossa da giovane nell’amato Attack The Block prima di Star Wars) e dopo Kong: Skull Island (ed il completamente diverso Shin Godzilla, un sorprendente ed originale film della serie) sono nuovamente fiducioso nei monster movie, quindi parliamo di Pacific Rim: La Rivolta.
AFTER RIM
Se avete visto Pacific Rim, potreste chiedervi come questo continui la storia dopo un finale sorprendemente chiuso,
Stavolta la storia verte su Jake Pentecost (John Boyega), un giovane che dopo la morte del padre (pilota di Jaeger sacrificatosi per sconfiggere un enorme Kaijiu, ovvero il caporale integerrimo interpretato da Idris Elba nel primo film) lascia l’addestramento per pilota di Jaeger e si ritrova coinvolto in affari del mondo criminale. Ma siccome a qualcuno tocca fare il Gendo Ikari della situazione, Jake viene richiamato ad entrare nello stramaledetto robot dalla sorellastra Mako Mori (Rinko Kikuchi), ora a capo di una nuova generazione di piloti, riuniti per combattere nuovi ed ancora più pericolosi kaiju.
Al momento in cui scrivo (ovvero dopo aver visto il film nel giorno di debutto) non ho letto cosa ne pensa la critica estera, ma a giudicare da certi occhielli, molti critici americani si erano scordato cosa fosse il primo Pacific Rim, quello o mancarono di afferrare il concept e gli stilemi a cui Del Toro si era “ispirato”, ed il fatto che film con robottoni giganti e dinosauri mutanti altrettanto giganti sono un po’ stupidi (e lo dico con affetto) di suo. Il buon tipo di “stupido” di solito, ma di sicuro non i film più ambiziosi o concettualmente ambiziosi del mondo.
Detto questo, il cambio di regia si nota: gli Jaeger si muovono in maniera più fluida e più “Transformer” che Mechagodzilla, ed il tono generale è meno intenso, con meno focus sui personaggi e sul creare un tributo passionato ai mostri e robottoni nipponici. Pacific Rim 2 si “comporta” più come un normale monster movie, e questo non è un male, anzi, sicuramente lo rende più appetibile a chi non aveva particolarmente (od affatto) apprezzato alcune cose del primo.
Sebbene ritenga il primo un film migliore (di nuovo, anche con i problemi che aveva), questo molto probabilmente sarà più apprezzato dal pubblico, in quanto ha più scene d’azione, le quali non sono poi così lontane dallo stile e tono del primo film, sempre di robottoni giganti con spade laser e pugni razzo che combattono contro mostri giganteschi con il gusto della distruzione. E sono divertenti, non mi sto affatto lamentando di esse.
SCRIPT HAS BEEN HEAVILY DAMAGED
Mi sto lamentando del fatto che con il tono più “stupidotto” e nuovi robot e kaiju dal buon design viene anche una sceneggiatura peggiore, che sì fa spazio per più scene d’azione e spettacolari che volete da un film del genere, ma lo fa con un colpo di scena ridicolo, quei tipi di “tweest” che esistono per amor di sé stessi, per sorprendere ma che sono davvero stupidi, e non in senso buono, semplice colpa della sceneggiatura non buonissima, la quale sembra più interessata a lasciare spazio ed elementi da utilizzare per un seguito, che è praticamente annunciato alla fine di questo film.
No, John Boyega non dice esattamente “ci si vede in Pacific Rim 3”, ma è come se lo avesse fatto.
Il cast ha pochi attori che ritornano dal primo Pacific Rim (per motivi narrativi assai comprensibili), la più notabile è appunto Rinko Kikuchi che ritorna nei panni di un’assai invecchiata (un po’ troppo, forse) Mako Mori, ma per il resto ci sono nuove facce per il franchise, come John Boyega (già apprezzato in Attack The Block ma divenuto famoso con la nuova trilogia di Star Wars), Adria Arjona (The Belko Experiment), Jing Tian (già vista in altri film della Legendary, compreso il già citato Kong Skull Island e The Great Wall), oltre a nuovi attori giovani che offrono una decente/buona performance in quello che è per loro il primo ruolo di rilievo.
Senza dimenticare Charlie Day e Burn Gorman che riprendono i loro ruoli di scienziati goffi (Newt ed il dottor Gottlieb) che sono sia supporto comico sia importanti per la trama. Anche qui sono gigioneschi e buffi come nel primo Pacific Rim, e sono contento che sia così. 🙂 Loro a parte, i personaggi nuovi sono gradevoli, divertenti, e la caratterizzazione rimane in linea con quella del primo film, nulla di particolare da dire al riguardo, è quello che vi aspettereste.
In onestà, la sceneggiatura non è orribile, e fa un decente lavoro nel continuare una storia che onestamente non era pensata per essere continuata, è adeguato che ci siano nuovi personaggi (oltre ad alcuni vecchi attori), una nuova generazione di piloti di Jaeger, e la sequenza iniziale aiuta a meglio delineare un mondo in cui sono passati 10 anni dalla fine della guerra (e dalla chiusura della Breccia)…….ma poi arriva quel colpo di scena a scagazzare sulla costruzione e delineazione del mondo di Pacific Rim 2, che viene praticamente buttata alle ortiche, tutto questo perchè il film non voleva rendere corrette le vostre previsioni sul cattivo di turno.
Ora, senza offesa, ma che il personaggio di Jake sia il fratellastro di Mako Mori è una cosa “100 % anime”, lo dico come dato di fatto, ma d’altronde il climax del film accade niente popò di meno in giappone, a Tokyo, in una corsa verso il monte Fuji, ed in inquadratura si vede la celebre statua di Gundam (che in realtà è stata rimossa da Tokyo un anno e passa fa). Tutto torna, direi.
Commento Finale
Pacific Rim: La Rivolta (aka Pacific Rim 2) è un caso interessante di un seguito di cui non c’era bisogno (con il finale del primo chiuso e tutte le risposte date), e con differenze che i fan del primo potrebbero prendere leggermente male, ma allo stesso tempo è un buon monster movie, in certi aspetti più facilmente assimilabile dal pubblico generale, più immediato e divertente, con meno pretese ed un fare più cazzone, ma che porta ad avere molti combattimenti tra mostri e robot giganti, scene d’azione che sanno più di Transformers che di Godzilla, ma che non si discostano poi tantissimo dal film originale di Guillermo Del Toro (con simili alti livelli di produzione), qui solo produttore esecutivo.
Con Steven S. De Knight alla regia ci troviamo a vedere un monster movie con meno pretese, più terra terra, il che non è necessariamente un male visto che anche il primo film non usava “high concept” come idea base, ma care vecchie pugne tra robottoni e lucertoloni ginormici, nulla di particolarmente raffinato in sé. Il problema non è tanto quello ma piuttosto una sceneggiatura che fa un decente lavoro nel dar seguito a vicende che erano considerabili chiuse, a creare un mondo post-guerra con nuovi piloti giovani ed inesperti, ma poi decide di rovinare quanto fatto di buono per far funzionare un colpo di scena davvero stupido e forzato, e per lasciare spazio ad un seguito che è praticamente annunciato da John Boyega nel finale.
E sapete cosa, che venga pure Pacific Rim 3, se è divertente e godibile come questo, un po’ di scazzottate tra robot giganti e abomini dinosaureschi giganti non hanno mai fatto male a nessuno (a parte ai mostri giganti), specialmente se è “stupido” ma rispetta il suo pubblico (ed ha molte cose che i fan del genere apprezzano), senza presumere che siano tutti dei totali deficienti. Se aveste visto il trailer, sapete già se volete vederlo o meno un film del genere, quindi cos’altro dire?
Ah, sì, magari la prossima volta la sceneggiatura fatela scrivere meglio, sarebbe assai gradito.