
Causa (temporanei) problemi di salute, la recensione di Black Klansman è rimandata, e quindi eccoci a parlare di Temple, film horror del 2017 che presumo sia stato rilasciato in silenzio su Netflix (dove è disponibile con sottotitoli in italiano), senza nessuna pubblicità, come un peto silenzioso nell’aula magna. Sono più deluso io di voi, ve l’assicuro.
Quindi, cos’è “Temple”? Vorrei credere che è un film diretto da Michael Barrett, ma dopo averlo visto sono convinto che il regista e gli attori siano andati in Giappone, e già che erano lì tutti assieme, tanto valeva girare qualche scena, buttare qualche clichè del j-horror (in un film che poteva letteralmente prendere luogo in America senza vere differenze, visto che l’americanissima regia e cast principale), e non darsi la briga di controllare la sceneggiatura per vedere se la trama ha una conclusione definibile tale.
A questo proposito, la sinossi è presto fatta. 3 americani (una coppia e l’amico di infanzia di lei) vanno in Giappone per la tesi di lei su oscuri templi shintoisti, ma quando scoprono in un libro misterioso l’esistenza di un tempio abbandonato su una montagna, ci vanno, nonostante i locali che dicono di non andarci perchè maledetto e cose simili. Arrivano là, e qualcosa di spettrale gli uccide quasi tutti. O forse no.
Perchè – come già detto – il finale è praticamente inesistente (come il gore), il che è notevole, in un film che comunque non raggiunge gli 80 minuti, annoia BEN prima di arrivare a metà, tanto insipido, tedioso, mal recitato, con personaggi a malapena definibili tali, neanche fastidiosi abbastanza da odiare,e soprattutto clichè in maniera incredibile, anche provandoci sarebbe stato difficile renderlo più trito e prevedibile di così.
Almeno i livelli di produzione sono decenti, ma che importa, quando Temple è così orrido da essere …..deprimente.
