Disponibilità in Italia: Netflix (Esclusiva)
–Bozza
Forse sono uno dei pochi (almeno da quanto capisco) a cui è piaciuta l’idea e realizzazione – con alcune dovute riserve – di questa serie cinematografica animata dedicata a Godzilla, ma sono felice di poter vedere la conclusione di essa, con Godzilla 3: The Planet Eater, sempre animato da Polygon Pictures e diretto da Kobun Shizuno e Hiroyuki Seshita, debuttato in Giappone il 9 novembre 2018, e dal 9 gennaio 2019 disponibile globalmente via Netflix.
Presenti parziali spoiler, visto che è il film finale di una trilogia non dovrei dire “achtung! Spoilers!, ma siete stati avvisati.
Dopo il fallito tentativo di usare la Città Mechagodzilla per sconfiggere Godzilla, Haruo si ritrova sotto le mire dei Bisaludo che lo vogliono morto, lodato da Mephies (che sta espandendo sempre di più il suo culto religioso tra le truppe) per la sua umanità, ma Yukio è divenuta un vegetale a causa dello scontro, ed ha evitato la morte (almeno così si dice) solo grazie al Nanometallo. Una situazione complicata ancor più dall’indebolirsi del potere dell’Alleanza sulla Terra, che porta il protagonista a valutare con chi schierarsi.
Haruo confronta Mephies, che rivela di voler portare là il loro dio, la cui identità non è poi un grande mistero, visto che è sulla locandina del film, è tradizione della serie ed era già stato accennato in una brevissima scena post-crediti, quindi sì, si tratta di King Ghidorah, la nemesi per eccellenza di Godzilla, inscindibile spina nel fianco ed unica vera minaccia per il Big G, con i due che si combattono tra loro come Shingen Takeda e Kenshin Uesugi.
E sapete cosa? Avrei complimentato il film nel caso avesse osato non andare sulla lotta finale classica (e sicura) per il franchise di Godzilla, ma sono più che felice di avere questa tradizione, sarà il bambinone in me che schianta i pupazzi di dinosauri tra di loro, ma vedere Godzilla e King Ghidorah darsele è sempre qualcosa di familiare ed eccitante.
–Inchiostratura
Ok ok, c’è King Ghidorah, anche senza vedere la copertina o sapere molto sulla trilogia, potevo assumere che – sulla base che è un film di Godzilla – in qualche modo King Ghidorah (e Mothra, ci arriviamo dopo) sarebbe stato coinvolto in qualche modo. Sono tradizioni che la serie ha da decenni, ed a cui moltissimi (me incluso) sono affezionati, quindi sono scelte sicure e prevedibili, ma che ci piacciono uguale. Anche se – come credo sarà il caso per molti – non otterrete quello che volete o pensate accadrà, ma ci arriviamo.
C’era molto setup nei 2 film precedenti (specialmente il secondo), e quindi è normale che vorrete vedere il film conclusivo risolvere/sistemare/dar senso a vari plot point lasciati irrisolti nei film precedenti. La cosa strana è che sebbene questo non accada completamente (o sembri non accadere), il film non ne soffre, anzi, il modo cui si conclude serve perfettamente il tipo di storia offerta, cioè una di sacrificio e destino, ma una in cui il protagonista ha un vero arco narrativo, e capisce che la vendetta ad ogni costo ha un prezzo inestinguibile, immenso e deleterio, con una morale inusuale per questo tipo di storie di fantascienza nipponiche con i mostri: il compromesso. E l’imparare dal proprio passato, in parte.
È una storia con risvolti sorprendentemente tragici ed amari, quasi deprimenti, ma ciò aiuta a rendere davvero Godzilla e le altre creature dei veri mostri, qualcosa da temere, riverire come dei, ma con una loro logica e motivo di esistere, un elemento del mondo che è tale in quanto conseguenza di eventi passati e costante monito verso il loro ripetersi, che qui non sono presi come precetti importanti da rispettare (forse) in futuro lontano, pure troppo, mettiamola così per non andare in spoilers. Stranamente, uno dei film di Godzilla che più cerca di catturare lo spirito di Godzilla, nel senso dell’originale film di Ishiro Honda, più che quelli goffi ma divertenti venuti dopo, o di puro intrattenimento come Godzilla Final Wars.
C’è da dire che posso capire se rimanete un po’ delusi, specialmente se vi aspettate un grosso, esteso ed elaborato combattimento tra Godzilla e King Ghidorah (qui nella sua nuova forma che chiamerò “Void Ghidorah”, una reminescente di Manda, un vecchio e dimenticato kaiju avversario di Godzilla), che non accade davvero, ed anche l’intervento di Mothra – assai breve – accade solo in una sequenza onirico/mentale. Sia chiaro, la presentazione di Ghidorah è atmosferica, spettacolare, la sua nuova forma è interessante, è bello vederlo in azione contro Godzilla, e Ghidorah stesso non si fa attendere troppo prima di apparire (quindi non vi troverete a battere il piede chiedendovi quando cacchio apparirà), ma se siete qui per i combattimenti kaiju contro kaiju… rimarrete delusi, anche se nessuno di questi 3 film ha mai avuto davvero interesse a replicare il versus tra mostri delle versioni live-action di Godzilla.
Questo non è per dire che il film è lento, non lo è, ne succedono di cose, tra un culto religioso della morte (senza Kool Aid avvelenata) che evoca un dio infra-dimensionale, conflitti interni all’interno della colonia orbitante, distruzione, scenari apocalittici sulla Terra, ed i conflitti tra i personaggi (che sono il focus del film e della trilogia, in essenza) non sono mossi da misere poste in gioco, senza dubbio. Il tutto in 90 minuti di film, meno del previsto per il film finale di una trilogia che aveva molte sotto-trame da chiudere.
É dato più spazio al dramma che ai mostri, il che non è necessariamente un difetto, ma purtroppo i personaggi sono solo decenti, la caratterizzazione non abbastanza buona quanto necessiterebbe il film per avere l’impatto che le situazioni drammatiche chiaramente cercano. Quello e situazioni meno clichè (sebbene visualmente intriganti) come il “dialogo mentale/telepatico” tra Mephies e Haruo (con tanto di flashback alterati) avrebbero aiutato.
Non molto da dire sull’animazione che non abbia già detto nelle recensioni dei film precedenti, se non che Planet Eater è quello a saper usare meglio questo stile “3D Anime” e meglio mascherare le limitazioni ed i movimenti (comunque notabili) un po’ robotici dei personaggi, un aspetto sul quale non mi aspettavo enormi miglioramenti, che difatti non ci sono.
–Colpi di china
Godzilla 3: The Planet Eater è la conclusione di una trilogia animata che penso sia stata ingiustamente denigrata e malignata dal pubblico che – vedendo il nome Godzilla – si aspettava qualcosa di più familiare per la serie, ma chiaramente non era nei piani di Gen Urobuchi (meglio noto per Puella Magi Madoka Magica e Saya No Uta), che ha scritto una sceneggiatura sci-fi con obiettivo il reinterpretare a modo suo lo spirito dell’originale Godzilla (ed altri elementi familiari/ricorrenti del franchise), con mostri come dei da temere e rispettare, simboli viventi di errori umani che gli hanno generati.
E questo film finale onestamente non vi farà cambiare idea sulla trilogia se non eravate convinti od interessati prima, anzi, con una conclusione che ha perfetto senso per le tematiche e la visione complessiva dei registi, ma che potrebbe deludere chi si aspettava una grossa ed estesa battaglia tra Godzilla e King Ghidorah (già accennata in precedenza ed anche sulla locandina cinematografica, oltre al vario materiale promozionale), che serve piuttosto i conflitti tra i personaggi ed il dramma, il quale è decente ma non gode di una caratterizzazione abbastanza forte per dare al tutto l’impatto ricercato.
Peccato che l’animazione sia quella che sia, non orrida o sotto-budget, ma in tutta onestà avrei preferito vedere il team dietro Land Of Lustrous lavorare alla trilogia, visto che lo stile della Polygon Pictures (sebbene una delle più capaci per quanto riguarda questo stile di “3D CG anime) ha ancora un che di robotico, ottimo per mecha e cose intese come “irreali/mostrose”, meno per personaggi umani, che sembrano avere qualche calo di framerate e movenze non sempre perfette, non esattamente una situazione ideale.
Anche se non perfetta od inattaccabile come conclusione alla trilogia, rispetto molto che questa trilogia animata di Godzilla abbia voluto essere differente da quanto fatto in precedenza nel franchise, ed oltre a questo sia molto ben fatta in sé, non aspetterò un’eventuale rivalutazione critica dei film per dirlo, lo dico ora.
Ora ad attendere il ritorno del Big G sugli schermi cinematografici questo maggio!