Un cognome ben noto agli appassionati di B-movies è certamente “Band”, con pressapoco un intera famiglia dedicata a produrre, dirigere e distribuire b-movies sotto il nome di Full Moon Features (e sotto molti altri, dopo diverse chiusure e riaperture), una compagnia che visse in piena era del direct-to-video, con intere serie mai arrivate al cinema, ma che godettero di successo, con fan o curiosi che trovavano i loro film via passaparola o trovargli sugli scaffali dei negozi di home video (negozi che campavano quasi solo di film e noleggi, altra epoca).
Se pensate a b-movie anni 80/90, probabilmente pensate a Charles Band, a serie come Puppet Master (ancora attiva), Demonic Toys, Robot Wars & Robot Jox, Trancers, ed altre “un titolo, un programma”, come il franchise di Ginderdead Man, quello di Evil Bong o roba come “Mandroid”. Sì, è un numero su film di qualità( di qualità, di qualità, etc etc).
Oggi ripeschiamo l’original Pupper Master assieme ad un film meno noto della compagnia, Head Of The Family.
Anno: 1989
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 25 minuti
Regia: David Schmoeller
Se siete “dell’ambiente”, non potete non conoscere Charles Band, figlio di Albert Band, responsabili di una davvero prolifica serie di produzioni horror – o comunque definibili “b-movie” – a basso costo a partire dal 1970 e fino ad oggi, sotto il nome di diverse compagnie, ma soprattutto sotto quello di Full Moon Pictures. Se c’è qualche film horror od horror comedy a basso costo e di stampo demenziale, probabilmente c’entrano qualcosa loro, ed è facile riconoscere lo stile delle loro produzioni anche dalle copertine.
Una della serie di genere più note e profiliche per i Band è stata senza dubbio quella di Puppet Master, che dai tardi anni 80 non si è fermata, con 12 film all’attivo (compreso un crossover con un altra serie horror a tema, Demonic Toys) ed un reboot in arrivo nel 2018. Che questi film siano poco costosi da produrre e quindi facilmente più profittabili non è una novità, è quasi una tradizione per l’horror avere serie incredibilmente lunghe (e sì, pure questa ha un film titolato Final Chapter che era inteso come ultimo e che poi non lo fu), ma è comunque impressionante il fanbase e la dedizione a continuarla.
Ne ho sempre sentito parlare, spesso ho detto no per la mole di film del franchise, ma quando scavando nel catologo di VVVVVID trovai il film originale doppiato pure in italiano, decisi che era venuto il momento di vedere almeno il primo Puppet Master, quindi eccoci qua.
La trama verte su Andrè Touloun, un vecchio burattinaio capace di dare la vita ad oggetti inerti grazie ad una magia egizia, potere che usa per animare delle marionette che fanno il suo volere ma che Toulòn tratta con rispetto e cura, almeno fino a quando non viene raggiunto da due tizi loschi vestiti in cappotti neri, e pur di sfuggire a loro (e di salvare le sue creazioni), si suicida nel 1939 in una stanza dell’albergo di Bodega Bay, California.
Anni dopo, quattro esper (o “psichici”, se volete) si recano nello stesso albergo dop aver ricevuto strane visioni, pensando che abbia a che fare con un loro ex-conoscente, tale Neil Gallagher, che appare deceduto da pochissimo ma stoccafisso è ben poco, avendo scoperto la formula del vecchio burattinaio e convertito i pupazzi di Toulòn in suoi killer personali, come motivo quello ormai ben noto al defunto Raoul “M.Bison” Julia.
Sebbene la trama sia alquanto basica, posso genuinamente capire perchè questa serie abbia un fanbase, certo, è un b-movie su pupazzi assassini, ma è fatto meglio di quanto richiederebbe, con personaggi che aspettate e volete venire uccisi ma che sono divertenti e ridicoli al punto giusto da essere clichè gradevoli, ed una notevole cura nel replicare la visuale dei pupazzi con sequenze in POV che servono a far capire che il film stesso non si prende troppo sul serio, visto il suo soggetto, ma senza mai scadere nella gratuita e sapida autoironia per l’amor di “satira”.
Ed amanti del genere apprezzeranno la buona qualità della stop-motion usata per i pupazzi in non pochi frangenti, perchè, parliamoci chiaro, i pupazzi sono il motivo maggiore per vedere il film, ed i loro design sono goffi, certo, ma accattivanti e simpatici, passando da quello con corpo enorme e testolina minuscola al più iconico pupazzo con cappotto, mano con gancio e mano-coltello, ed anche uno femminile che rigurgita sanguisughe, con buoni effetti speciali per qualcosa con questi livelli di produzione, ed una dose giusta di gore.
Un’altra buona cosa è che il film è alquanto godibile anche quando ci sono i personaggi umani, non sarete mai annoiati da attendere impazienti che i pupazzi appaiano per far succedere qualcosa e svegliarvi, non il migliore complimento che si possa fare alla regia, ma il tutto procede ad un ritmo sostenuto e non avrete mai la sensazione che i 90 minuti (scarsi, meno senza crediti) di film siano molti di più, tra scene goffe come il pupazzo che sposta sedie ed usa valigie per salire in alto a spiare dalla serratura ad altre più horror, anche se più divertenti che “spaventerrime”, con un finale vagamente sequel bait ma non troppo.
Il cast è buono, con alcuni attori come Barbara Crampton (meglio nota per la soap “Il Tempo Della Nostra Vita”) che poi ritorneranno in altri film horror come Re-Animator e You’Re Next, William Hickey (che sarà anche in The Producers/Per favore non toccate le vecchiette), Paul Le Mat (American Graffiti), Jimmie F. Skags (Arma Letale, per esempio), ed altri con una notevola esperienza nella tv, non proprio uccelli di bosco inesperti per qualcosa che non “meritava” tanto impegno.
Commento Finale
Puppet Master è quello che potete aspettarvi dal titolo, dal fatto che c’è dietro c’è Charles Band e quindi che è una produzione della Full Moon Features. È un b-movie, un film di genere in tutto e per tutto, ma è fatto bene per quello che è, con una trama basica ma non troppo banale, con personaggi odiabili al punto giusto da risultare simpatici e divertenti, un buon cast ed un’esecuzione riuscita.
Quello che aiuta un’altrimenti decente/passabile (e basta, francamente) film di genere sul clichè della bambola assassina è che l’originale Puppet Master ha tutt’ora un suo fascino, derivato sia da una certa cura tecnica (con della stop-motion più che rispettabile) e soprattutto dai design dei pupazzi stessi che sono camp al punto giusto da essere memorabili, in un certo senso.
Nulla di cui l’horror come genere necessitasse davvero, in tutta onestà, ma c’è decisamente posto per una serie low budget ma comunque divertente come questa, qualcosa di “serie B” ma che ha il suo perchè, ed è meglio di tanta roba fatta brutta apposta. A volte vuoi vedere Get Out, altre vuoi qualcosa di assai peggiore (e lo sai) ma molto più leggero e godibile, e preso per quello che è, il primo Puppet Master rimane comunque un discreto modo di spendere un’ora e mezz’ora con l’equivalente horror del paninaro alle 3 di notte.
Se avete voglia, esiste doppiato in italiano sia su home video che gratis su VVVVID, quindi…
Non prevedo di recensire in massa i numerosissimi sequel, nel tempo sì, ma non aspettatevi una retrospettiva gigante, senza offesa, ma come serie Puppet Master non è esattamente la mia maggiore priorità. 🙂
Anno: 1996
Titoli Alternativi: The Brain (titolo tedesco)
Nazione: Stati Uniti
Durata: 1 ora e 18 minuti
Regia: Charles Band (sotto lo pseudonimo Robert Talbot)
Di solito i registi usano pseudonimi perchè si vergognano e/o non vogliono vedere il loro nome legato ad un certo progetto, capita spesso specialmente in ambito b-movie, cosa che ha permesso ad Alan Smithee di avere un incredibile filmografia senza manco girare un singolo film. Non male.
Ma nel caso di Charles Band, mi fa un po’ ridere quante volte usò uno pseudonimo, visto che mise il suo nome (come il padre Albert Band) so tanta di quella robaccia da farci un manuale sopra; perchè va bene mettere il tuo nome su roba come The Gingerdead Man o la serie Evil Bong, ma usare lo pseudonimo di Robert Talbot (neanche l’unico pseudonimo che usò, tra l’altro) per questo e Mistery Monsters? Non sono sorpreso che abbia smesso, visto quanto facile è svelare questi sotterfugi con l’internet.
A mia sorpresa, non ho dovuto rovistare vecchi mercati dell’usato od ordinare una copia di seconda mano dal Regno Unito per questa recensione, visto che il film è doppiato in italiano e disponibile gratis su VVVVID. Dovrete subire le tentazioni delle pubblicità di Pizza Ristorante, ma gratis non è mai davvero gratis.
Howard è un criminale figlio di puttana, il più “sunovabitch” e Harvey-dotato criminale della generica città americana in cui abita con la sua fiammante consorte, Loretta, la quale lo stambecca con Lance (senza “Vance Dance”), responsabile della locale tavola calda, ma è preoccupata perchè Howard sta incominciando a diventare sospettoso e potrebbe mangiare la foglia.
Fin qui, chissenefrega.
Ma la cittadina ha i suoi stramboidi locali, gli Stackpools, che una notte Lance vede rapire e portare in casa loro un camionista, scoprendo così il terribile segreto della famiglia: sono quattro fratelli, ma invece di essere vagamente normali, hanno tutti un solo tratto distintivo in cui eccellono. Uno è smisuratamente forte, uno ha sensi incredibilmente sviluppati, una ha le tette, ed uno è Myron, il titolare “capo della famiglia”, poco più di un testone gigante con mani braccina seduto su carrozzina, che controlla telepaticamente i fratelli e sperimenta sugli sciagurati che finiscono nella loro trappola, al fine di trovare un corpo normale in cui trasferire il suo uber-intelletto.
Lance e Loretta ricattano gli Stackpools per scucirgli lavori sporchi ed un pizzo, ma dopo un po’ Myron incomincia a stufarvi di ciò, e decide di liberarsi di quel fastidioso parassita…
Beh, ringrazio lo sceneggiatore, visto che non devo perdere molte righe a parlare della caratterizzazione: quella con la tette seduce e mostra tutto il silicone, quello forzuto è stupido e si infatua subito di una bella ragazza, e Myron è tutto cervello (quasi letteralmente), in intellettuale con modi ed interessi da scienziato pazzo, ma con classe (da b-movie, ma classe comunque).
E quello coi super-sensi ha occhioni fatti con il budget avanzato dal pupazzo/maschera di Myron (dove chiaramente è andato gran parte del budget per gli effetti speciali), che sembrano fatte con qualche dolciume estivo a poco costo. Sempre meglio delle palline da ping pong che passano per gli occhi degli alieni di Killers From Space (noto qui come “La Guerra Dei Pianeti”).

Non aspettatevi recitazioni da Golden Globe.
Però devo ammettere, Myron è sorprendemente carismatico, sì, è un tizio deforme con testone che si muove su carrozzina, è il tipico clichè dello scienziato pazzo ma raffinato in modi e parole, ma è fatto molto bene, l’attore dentro il testone fa un buon lavoro, e quanti altri horror hanno un freak superintelligente che si vendica di chi lo ostacola inscenando con fin troppo realismo una recita di Giovanna D’Arco nel suo teatro casalingo (che tutti hanno), in cui fa recitare le vittime lobotomiche dei suoi esperimenti? 🙂
Non aspettatevi molto gore o sangue se per quello, Head Of The Family è un b-movie assai “pulito” al riguardo, con molta enfasi sui dialoghi più che sulle scene di violenza od azione, perchè è in essenza una commedia horror. Avevo dubbi quando lo vidi categorizzato come “black comedy” su Wikipedia ed IMDB, pensavo fosse solo una mossa furba di Charles Band per ovviare ad un budget limitante (cosa che non escludo ugualmente), ma sì, il lato comico è decisamente quello prevalente, ed uno più basato sui dialoghi che sulla fisicità, quasi sorprendente tutto considerato.
Non è la commedia nera del secolo, ma mi ha fatto genuinamente ridere (specialmente nel finale) in più di un’occasione, il tono è consistente, e NON ho mai avuto l’impressione – nonostante il mio timore – che il signor Band avesse voluto rimpacchettare un b-movie splatterone in una commedia horror a metà produzione. Le recitazioni sono più che servizievoli per quello a cui servono in un b-movie come questo, è la “qualità” che vi potreste giustamente aspettare.

Un’immagine dal photoshoot di pre-produzione per il seguito mai uscito.
A compensare per la mancanza di plasma che schizza da tutte le parti ci pensa decisamente la nudità, nulla di scandaloso (pfft), di sicuro si vede che nessuno aveva problemi a mostrare le zinne sul set, ma arrivano al punto in cui l’ho trovata davvero superflua. Non un film di classe, ma d’altronde se lo fosse stato, non sarebbe dovuto sentirsi in dovere di sovracompensare la mancanza di gore con tette ed azalee, pur di evitare a qualcuno di fare “recensioni ironiche” sulla presenza di mammelle o meno. Nulla di nuovo d’altronde in film che definirgli di serie B è corretto.
Come il finale suggerirebbe, Charles Band aveva in cantiere un seguito, chiamato Bride Of The Head Of The Family (come è giusto che fosse), previsto per un’uscita nel 1990, ma che poi sfumò, con quello che rimase fu un trailer di 2 minuti, visibile sul sito della Full Moon (e solo lì, non è su youtube o Dailymotion) con l’iscrizione a pagamento, quindi…. no, grazie, vivrò senza vedere 2 minuti di materiale della pre-produzione.
Commento Finale
Head Of The Family è un’assai gradevole piccola commedia horror da Charles Band, su una famiglia di freaks capeggiata dall’individuo più intelligente, Myron, una testa enorme con gambe e braccina ridicole che comanda telepaticamente i fratelli per compiere i suoi esperimenti sadici (come usa fare), che viene ricattata da un tizio del posto venuto a conoscenza del loro segreto, il quale vorrebbe usargli come mezzo per liberarsi di vari problemi, tra cui quelli monetari.
Sembrerebbe tutt’altro che il setup per una commedia horror, ma sì, l’enfasi è in gran parte sul lato comico della vicenda, con scene di gore o d’azione tagliate corte (quando non implicate) per dare maggior spazio ai dialoghi, che fanno ridere più del previsto e divertono, anche/nonostante la caratterizzazione stereotipata da morire e l’altrettanto tipico livello di qualità delle recitazioni, tipici per b-movies come quelli della Full Moon Entertaiment (e non).
Per compensare nell’aver usato tutto il budget degli effetti speciali nella maschera/pupazzo di Myron, c’è nudità, abbondante nudità, anche quando è assolutamente superflua, ma d’altronde questo non è cinema di classe, né intende esserlo, visti gli evidenti contratti per le attrici che non escludono il nudo (parziale o meno). E nulla che scandalizzi il moderno navigatore della rete.
Non esattamente un capolavoro, ma stiamo parlando di un B-movie di Charles Band, che senz’altro era capace di mettere assieme film di serie B, segno che quando ci si impegna si ottengono risultati assai gradevoli come questo film. Non male, se siete curiosi o dell’umore per un buon B-movie, ancor più visto che è gratis e doppiato in italiano su VVVVID.