Torniamo in un territorio familiare, freddo e gotico, quello della Hammer d’epoca, non quella che esiste ora ed ha veramente poca presenza, poco più di un’ombra della compagnia che fu, con un grande passato ma un futuro non necessariamente di successo, se si considera che dal 2015 (in cui uscito il seguito di The Woman In Black) non si è sentito più nulla di rilevante. Perchè non rilancino Capitan Kronos Cacciatore di Vampiri (come avevano detto di voler fare) in versione moderna non lo comprendo.
Ma oggi non sia qui per parlare dei classici ben noti, ma per scavare nel catalogo e tirare fuori due film assai meno noti, accomunati dall’essere ambientati in Cornovaglia (quindi lontani dalle montagne e castelli che di solito sono sfondo ai loro film horror, sebbene non girati in Cornovaglia), e diretti da John Gilling, uno dei registi Hammer meno noti, che ebbe il suo periodo di maggior fama proprio con gli horror (ed un paio di drammi d’epoca e film d’azione) della compagnia inglese durante il periodo 60-70.
Preparatevi all’orrore di paesini, pub e prati verdi!
Anno: 1966
Titoli Alternativi: La lunga notte dell’orrore, The Zombies,
Zombien rutto, La maldición de los zombies
Nazione: Regno Unito
Durata: 1 ora e 26 minuti
Regia: John Gilling
Con il seminale film di George A. Romero (mai abbastanza apprezzato, tra l’altro, una leggenda che ci ha appena lasciato e che celebrerò ammodo) che ha saldato a fuoco l’immagine dello zombi moderno per generazioni, è facile scordarsi che i primi film di zombie si rifacevano ad una diversa mitologia, nello specifico al folklore haitiano ed ai rituali del voodoo, per cui lo zombie era una creatura magica, sollevata dalla morte attraverso maledizioni ed rituali, od indotto in uno stato di catatonica servitù dalla magia, con una precisa origine e funzione di chi lo comandava, quando in realtà lo “zombie” erano persone a cui veniva data una certa droga che gli faceva apparire prima morti e poi in stato di vita vegetativa.
É una figura di zombie ancora oggi poco esplorata, al punto che a parte il sempre citato White Zombie (da noi L’Isola Degli Zombies) e I Walked With A Zombie, sugli “zombi voodoo” conosco giusto un paio di film sempre di quel periodo che preferirei ignorare, visto che in essi ricapita di nuovo il povero Lugosi nella fase ormai calante della sua carriera (ridotto a fare caricature, macchiette), Voodoo Man, e robaccia come “Zombies On Broadway”, che tecnicamente è una commedia horror, ma di fatto è un veicolo per due scopiazzature-scimmiottatori di Abbott And Costello (da noi noti come “Gianni e Pinotto”). Povero Bela. 😦
Hammer a quanto pare notò questa nicchia praticamente vergine, e riportò lo zombie voodoo come soggetto in Plague Of The Zombies, a modo loro. Nel senso che la Hammer è famosa per essere stata (al passato visto che esistono anche oggi, ma solo in nome) una casa di produzione a buon mercato, e film come questi ne sono la riconferma.
Andare a girare qualche scena nei Caraibi sarebbe stato adeguato visto l’argomento, ma immagino anche scomodo e/o avrebbe fatto saltare troppe tagliole nelle tasche della Hammer, quindi il tutto è girato in Cornovaglia, ed ammetto che anch’io approfitterei del fatto di vivere in posti pieni di location già perfette per film horror gotici od ad ambientazione che si sposa con il tono e l’atmosfera dell’Inghilterra dei castelli, delle segrete e delle aberrazioni fatte in laboratori segreti ignari alla candida e giudiziosa popolazione.
Ma in questo caso gli darò dei tirchiacci (non dovrei proprio io, ma è la verita), perchè questo non è Dracula, non è Frankenstein, e le uniche concessioni alle origini caraibiche del voodoo sono un gruppo di gente di colore semi-nuda che nel prologo suona incessantemente su tamburi con addosso un cappello di bufalo (o comunque con corna che sembra quello di Jamiroquai più che un copricapo tribale haitiano) a caso, il tutto per accompagnare un rituale…. fatto da gente in tuniche che non sembra affatto voodoo o caraibiche, ma piuttosto dei membri del Ku Klux Klan che non sanno cos’è il Ku Klux Klan e si sono fatti fare le tuniche dalla madre. XD
Sembra di vedere due diversi set (e cast) di film che non c’entrano nulla l’uno con l’altro agglomerati assieme, non una buona prima impressione, specialmente con quella cazzo di musica che più si ripete e più l’effetto minaccioso (vagamente efficace all’inizio) cercato si perde e diventa più ridicola che altro. E non migliora di molto, francamente.
Ma in ordine. La trama.
Quando un vecchio medico riceve una missiva d’aiuto da un suo allievo, lui e sua figlia si recano in questa piccola cittadina della Cornovaglia, colpita da un morbo inspiegabile, ancor più perche al medico arrivato là non viene permesso di fare autopsie, causa i buzzurri contadini timorati, e il conte stanziato là (di fatto il padrone del posto), un’uomo misterioso che raramente esce dal suo castello e con una cricca di fantini/leccapiedi al suo comando. Il vecchio medico si muove per aiutare l’ex-allievo a scoprire cosa stia lentamente decimando la piccola popolazione della cittadina, ma questo gli porterà a scoprire segreti contro cui la scienza non può nulla….
Mettiamola così: sembrava più interessante su carta. E questa sinossi è fin troppo buona.
Non che il film di John Gilling sia brutto, ma è tutt’altro che eccitante, e purtroppo il soggetto non aiuta, perchè gli zombi (come in White Zombie) non sono della varietà mangiacarne, ma più servi di colui che gli ha resi tali con la magia, e difatti più che per terrorizzare i villici il conte gli usa per lavori pesanti che gli producano molto denaro, oltre che per procurarsi altri zombi.
A questo proposito, il modo in cui il conte si procura il sangue per il rituale della zombificazione… cazzo, veramente un cattivo incospicuo e scaltro. Voglio dire, come diavolo ha fatto a non far cadere su di sé nessun sospetto un tizio che gira con una bottiglietta ed aspetta che qualcuno si faccia male con un vetro per fasciargli la ferita, mandare il ferito lontano un secondo e poi spremere il sangue nella fiala? È il modo più che il metodo. XD
Il problema più grosso è che questo film è fin troppo british, nel senso sbagliato del termine: fin troppo compassato, con un ritmo tiepido che non da mai un senso d’urgenza anche in scene che lo chiamano. Il pacing è troppo rilassato, è difficile sentire un senso di minaccia, ancor più visto la natura degli zombi tutt’altro che ferale, ed il fatto che siano tutti vestiti come gli zombi etruschi de Le Notti Del Terrore (con sudario e tonache pseudo-francescane) non aiuta.
Si ha sempre l’impressione di stare ad aspettare con moderata fretta che bolla il tè e che qualcuno con calma prepari le fette biscottate alla marmite, mentre una vecchia cerca il radiodramma girando le manopole della radio. Secco come il giudaico ballerino gin. E nessuno beve (o dovrebbe bere) il gin da solo.
Ed i clichè: a parte i comportamenti che oggi non volerebbero proprio, i dialoghi e molte scene sono così tipiche della Hammer del tempo che non esagero quando dico che un buon 90 % di essi potrebbero essere usati senza problemi anche per un film sui vampiri. C’è anche il tipico sangue-vernice a basso costo delle loro produzioni, non molto, oltre a scene di combattimento un po’ sul goffo con attori fin troppo rapidi nel cascare su tavoli e prop varie, e non è un complimento quando gran parte di zombi action del tuo film sugli zombi accade in una pedestre sequenza sogno.
i personaggi poi non sono molto interessanti, anche il villain non è sto granchè, sia per il suo obiettivo che per la recitazione dell’attore John Carson, non il casting peggiore del mondo, decisamente no (non sorprende scoprire che nella sua carriera interpretò molti antagonisti), ma non con il carisma degli attori Hammer più noti (i più esperti riconosceranno volti assai familiari e nomi già visti in altre produzione di quegli anni della casa britannica).
Poi ci sono cantonate che non pensavo di vedere in qualcosa di molto più professionale di Manos, ovvero non pochi day for night shot, con personaggi che parlano di come “l’alba è ancora lontana” quando le scene sono illuminate fin troppo bene per prendere luogo in piena notte, con inquadrature che mostrano fin troppa luce, che di sicuro non proviene dall’ambientazione (non ci sono lampioni in questa cittadina di piena campagna, CREDO), ed altre che sono chiaramente girate di prima mattina o comunque di giorno!
Imbarazzante, mi aspetto di meglio dalla Hammer, anche in produzioni minori come questa.
Va ammesso che non è orribile: ci sono alcuni scenari molto atmosferici, il makeup degli zombi è decente, ed alcuni clichè sono gradevoli, come lo scoperchiare tombe (certe tradizioni di genere sembrano non morire, ed in questo caso mi sta bene), alcune scene non sono male, il climax è decente, anche se il film sembra aver fin troppa fretta nel mandare il credit roll di chiusura. XD
Una cosa che mi ha colpito è che nella galleria fotografica del dvd ci sono foto in bianco e nero dei personaggi, e sapete cosa, credo davvero che il film avrebbe reso molto meglio in bicromo.
Un film decente, ma solo per seri amanti del cinema horror britannico dell’epoca, perchè immagino facilmente che molti appassionati di horror potrebbero addormentarsi un po’ a vederlo, ed avrebbero perfettamente ragione, non è così interessante, diretto bene o con recitazioni incredibili, e non è invecchiato particolarmente bene. Nè particolarmente male.
Detto questo, è spesso citato tra i migliori film minori Hammer, e non a caso, oltre ad avere una sua utilità, in quanto ci ricorda perchè quello dello zombie voodoo sia un trend morto negli anni 40 e raramente resuscitato: non era un’idea particolarmente efficace fin dall’inizio, ed il passare del tempo l’ha dimostrato, purtroppo. E va ammesso ebbe qualche influenza sui successivi film di zombie (almeno a livello estetico), precedendo di due anni il ben più noto Night Of The Living Dead… ed il meno noto The Astro Zombies.
Anno: 1966
Titoli Alternativi: La Morte Arriva Strisciando,
A Mulher-Serpente
Nazione: Regno Unito
Durata: 1 ora e 28 minuti
Regia: John Gilling
Il catalogo Hammer è pieno di tanti titoli finiti nel dimenticatoio, sovrastati in popolarità dalle serie di Frankenstein e Dracula della compagnia inglese, che spesso vengono distributi in double feature con un altro film per l’home video od in raccolte come la Ultimate Hammer Collection… che tanto “ultimate” non è, visto come mancano molti dei film loro di Frankenstein e Dracula.
The Reptile in realtà non richiede che importiate il dvd singolo o la sopraccitata raccolta dall’Inghilterra, visto che – come molti titoli Hammer d’epoca – esiste una versione italiana del film, anche su DVD, con il titolo cambiato in “La Morte Viene Strisciando”…. ma peccato questa versione sia introvabile, anche girando su Ebay si trovano solo locandine cinematografiche d’epoca, non il film, e non c’è su Netflix, Amazon Video, o VVVVID (o su lidi di streaming “non autorizzati”).
E considerato che anche la versione DVD singola britannica richiede fin troppi soldi per un release economica di un film – neanche uno di rilievo – del ’66 (anche usata)… mi spiace, ho deciso di salpare con Luffy e compagnia in questa occasione.
Porca puttana Hammer, fai una collector completa dei tuoi film horror (e non-horror, perchè no?), e te la importo volentieri dal Regno Unito, è tanto difficile?
Tornando in argomento, con un titolo diretto come “Il Rettile”, pensereste che c’è un uomo lucertola o qualcosa del genere a scorrazzare per qualche paesino sfortunato e sperduto… e pensereste bene. La trama vede un fittizio paesino della Cornovaglia colpito da numerosi morti che sono ritenuti vittime della peste, assai poco credibile per il 19° secolo, ma i locali continuano ad occupare sempre di più bare che case, e non accolgono bene l’arrivo di una nuova coppia di sposini, lì per ereditare il cottage, lasciato a Harry Spalding dal suo fu fratello, crepato nello stesso paesino durante il prologo.
La coppietta capita di aver come vicino il dottor Franklyn (nome che più di quel dottore mi ricorda una certa tartaruga), un curioso dottore-non-dottore medico che vive lì con sua figlia Anna, la quale tratta crudelmente ed è badata da un servente malesiano. Harry e sua moglie Valerie invitano a cena lo strambo di paese, tale Peter Il Pazzo, che però fa il tipico discorso in cui avverte di fuggire da lì (prima che toccasse a vecchi guerci alle stazioni di benzina avvertire i protagonisti del pericolo a cui andavano incontro) e senza neanche assaggiare l’arrosto scappa, e viene trovato morto, con volto annerito e schiuma alla bocca.
Siccome ad “herr doktor Franklyn” non interessa della cosa, tocca a Harry – con l’aiuto dell’oste e del pub power– investigare sulle misteriose morti e scoprire cosa si cela dietro…. peccato che non sia un gran mistero visto come il volto della donna-rettile è sulla copertina del dvd e sulle locandine britanniche. La spiegazione al perchè c’è una donna serpente (che NON è una lamia) è una maledizione da parte di un culto segreto africano, inflitta alla figlia del dottore come vendetta per aver scoperto il culto e voler pubblicare scritti sul loro conto, ma è tutto spiegato in un frettoloso grappolo di dialoghi d’esposizione negli ultimi 10 minuti di film, e comunque alcune cose non si spiegano proprio.
Questo è particolarmente irritante in un film che altrimenti se la prende assai comoda – specialmente nel terzo atto – al quale non mancava tempo per spiegare bene la natura del mostro e del perchè, invece di avere tutto intuzzato a calci all’ultimo secondo (e detto dal dottore ad un personaggio che non aveva intenzione di far vivere comunque), con il volto della “donna-rettile” che è mostrato solo ad 1 ora di film, commendabile ma paradossale visto come il materiale pubblicitario non avesse nessuna remora a riguardo, anzi.
Ed a questo proposito, devo dire che il make up ed effetti speciali usati per fare il volto da “rettile umanoide” di Anna… sono decenti, non così orridi come potreste pensare, ed al tempo direi che era ben fatta, ma oggi è semplicemente estremamente datato e ridicolo (così come gli effetti per le persone morse dal mostro, un po’ goffi visti ora). Comunque meglio di quanto prevedevo, per un budget non enorme in un titolo Hammer minore vecchio di 54 anni.
The Reptile ha decisamente molti stilemi graditi dei film horror d’epoca, come il fatto che – anche se non ci sono vampiri o zombi di mezzo – ci sono tombe da scavare o violare di nascosto dagli occhi di superstiziosi cittadini, missive misteriose ed il finale che coinvolge una casa in fiamme, come era comune per i Frankenstein della Universal (e presente anche in Frankenstein Must Be Destroyed della Hammer stessa). Ed aiuta che non sia su zombi o vampiri, ma su maledizioni di religioni tribali che trasformano gli uomini in abomini animaleschi, ma il ritmo della narrazione lascia un po’ a desiderare, e – come già detto – il terzo atto si tira per le lunghe, e comunque ha uno di quei finali semi-bruschi comuni ai film Hammer del periodo.
I personaggi sono ok, alcuni non banali come sembrano (ma comunque poco subdoli), il mio preferito è decisamente Peter Il Pazzo, tipico personaggio di supporto comune in questi film, ma fatto molto bene da John Laurie, un veterano caratterista che lavorò anche con Olivier ed Hitchcock (meglio noto ai britannici per la sitcom Dad’s Army), un simpatico strambo di paese che sembra pazzo – e forse lo è – ma è perlopiù innocuo e buffo. Per il resto, recitazioni ok, non tirate via da nessun attore, ma neanche nulla di memorabile o che lascia molto su cui commentare.
Se gli scenari e location sembrano molto simili a quelle di Plague Of The Zombies… è perchè entrambi i film furono girati uno subito dopo l’altro (back to back, come si dice in gergo), ed entrambi hanno nel cast Jacqueline Pearce e Michael Ripper, oltre a trame e sceneggiature non poi così diverse (come il finale). Almeno si sono curati di non far sembrare ovvio che i due film siano stati girati nello stesso luogo, nulla che salta subito all’occhio durante la visione (ma che è ovvio se avete già visto uno dei due film), e stavolta nessun ovvio uso di day for night shot, anche se alcune sequenze non sono completamente consistenti al riguardo (e ste bare di legno conversano i corpi come celle frigorifere, secondo il film almeno).
The Reptile non è un brutto film, ma avrei preferito una migliore spiegazione sulle origini del mostro, ma d’altronde questo (assieme ad un miglior pacing) non è nella lista di priorità principali del film, tra le quali figurano una sottotrama riguardante il gattino nero degli Spalding (che è inutile ma ha chiusura, al contrario di altre), e soprattutto mostrare gente che entra in casa altrui di nascosto, questo film è un buon 60 % di violazioni di domicilio, al punto che vien da chiedersi perchè cazzo i personaggi non chiudono le porte e le finestre, dopo che è successo per la seconda volta di fila.
Il mio preferito della “bilogia Cornovagliese” di Gilling, ed il meglio confezionato, anche se quello con più falle nella sceneggiatura ed anche se The Plague Of Zombies è il migliore dei due (e davvero sono comparabili, viste diverse similitudini oltre le location in cui fu girato), entrambi non indispensabili, ma neanche da scartare, specialmente se trovato in raccolte con più film, se riuscite a trovarne.